uova
Numerosi sono i mestieri dell’antica Napoli che ormai riecheggiano nei ricordi dei nostri parenti più anziani e che non si sentono più nominare. Fra questi troviamo la figura dell’ovaiuola.
Un’antica poesia recita così:
Ova, fresc’ova vui la sentite,
Ogne matina vui la vedite:
No corpettiello de tela scuro,
Tra li capille no moccaturo,
Na gonnelluccia brutta ma corta,
Sotto a lo vraccio na bella sporta,
Schitto si guarda chella te nchiova…..
Ova fresc’ova, ova fresc’ova
Se chiamma Grazia, vene da Miano,
De na signora tene la mano,
Tene la faccia de latt’ e rose,
Tene co essa cient’aute cose.
La gente guarda, po se storzella,
Corre e le dice na parolella;
Essa risponne: n’è cosa nova…..
Signò veng’ova, signò veng’ova.
Sape ch’è bella, se n’è addonata,
Perciò cammina tutt’aggraziata;
Suspire e tiempo nce perde ognuno,
Non dà Graziella retta a nisciuno,
Allo paese forse lo tene
Lo ninno suio che la vò bene;
De chillo meglio n’auto non trova…..
Ova fresc’ova, ova fresc’ova.
E. del Preite
Ma passiamo ai fatti. La figura dell’ovaiuola come si evince dalla poesia era quasi sempre ricoperta da giovinette molto belle e anche un po’ provocanti che al mattino, quando il gallo cantava, riempivano i loro cesti con le uova e si recavano in città per fare affari.
Furbamente le venditrici si appostavano nei pressi di pasticcerie, si sedevano lì, per terra, e pazientemente scrutavano la folla in cerca di clienti. La posizione oltre ad offrire ottime vendite offriva anche spuntini occasionali, poichè i pasticcieri talvolta offrivano alle ragazze qualche dolcino da gustare. Con il passare del tempo questo mestiere è andato via via scomparendo, ma perchè?
Il motivo di questa scomparsa va ricercato nell’invenzione del treno, cosa può mai collegare l’estinzione delle uova al vapore dei cavalli di ferro?
Ebbene, dopo l’invenzione del treno, le uova diventarono quasi rare, tant’è che le guide aumentarono il prezzo dell’uovo talmente tanto che sarebbe stato più economico mangiare direttamente un pollo.
Le cause sono molto semplici: con l’avvento del trasporto veloce, le uova furono letteralmente espropriate, fino ad arrivare ad un milione e mezzo di uova all’anno provenienti da Napoli e destinate ai più ghiotti.
Così, chi possedeva gallinelle guadagnò immense fortune da far invidia ai possessori delle tanto acclamate galline dalle uova d’oro mentre invece le ovaiuole furono costrette a cambiare mestiere.
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