L’intelligenza artificiale rappresenta senza dubbio la più significativa tra le novità tecnologiche introdotte nell’ultimo decennio. Sebbene questa si sia manifestata al pubblico “pop” sotto forma di chatbot come ChatGPT, l’intelligenza artificiale da tempo è impiegata in una grandissima quantità di settori, incluso quello automobilistico e quello legato ai moderni e-commerce.
L’AI, quindi, ha chiaramente investito in maniera notevole anche il nostro paese, da sempre attento alle sperimentazioni e alle novità del mondo tecnologico. Stando all’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, infatti, nel 2023 il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è cresciuto del 52%, raggiungendo un valore di ben 760 milioni di euro. Viene da chiedersi, dunque, dove si colloca il nostro stivale rispetto al resto del mondo?
L’AI in Italia e nel resto d’Europa
Sfortunatamente, al momento, l’Italia risulta essere leggermente indietro rispetto alle altre nazioni europee in quanto a investimenti e sviluppo di aziende di punta nel settore AI. Basta pensare invece alla tedesca Celonis o al super laboratorio francese Kyutai. Lo stivale può vantare, in totale, circa 260 attività legate al mondo dell’intelligenza artificiale, principalmente dedicate a servizi di marketing e cybersecurity.
Un’altra parte delle imprese italiane fa invece parte del mondo della consulenza e della system integration, le quali contribuiscono a migliorare l’esperienza utente su portali web come il casinò dal vivo Unibet, e-commerce e piattaforme business interne alle aziende per lo sviluppo informatico. C’è da considerare, tuttavia, che lo stivale rientra tra le prime dieci nazioni al mondo per numero di pubblicazioni scientifiche.
Stando ad uno studio effettuato dalla società Elsevier, infatti, l’Italia risulta essere una top player importante per quanto riguarda la ricerca su tutte le più importanti novità tecnologiche del nuovo millennio, incluso l’ambito del policy making e dell’intelligenza artificiale. Ancora una volta, si può dire, che la penisola risulta essere avanti sul piano teorico, ma su quello pratico c’è ancora molta strada da fare, per quanto i presupposti siano buoni.
Il fondo italiano per lo sviluppo AI
Per colmare il gap con le altre realtà europee e internazionali, il governo ha provato ad intervenire con due fondamentali manovre. Nel 2021, infatti, è stato approvato il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022/2024. Questo, in linea con le strategie europee, definisce 24 politiche di azione per il triennio, con rilevante focus sulla valorizzazione dei talenti e delle competenze, sulla ricerca e sull’implementazione dell’intelligenza artificiale all’interno di imprese e Pubblica Amministrazione.
A questo ambiziosissimo programma, inoltre, ha fatto seguito l’annuncio sull’istituzione di un fondo pubblico interamente dedicato al settore dell’intelligenza artificiale. Il fondo italiano per lo sviluppo AI, infatti, avrà una dotazione di base pari a 200 milioni di euro. A questi, si dovrebbero aggiungere ulteriori investimenti da parte di privati, con l’obiettivo di raggiungere quota 600 milioni di euro.
Questo, insomma, potrebbe essere un importante trampolino per il settore AI italiano, soprattutto se si considera che lo stivale sta attuando processi di regolamentazione del settore di pari passo con Francia e Germania. Serve, comunque, una regia centrale che possa tenere d’occhio l’andamento dell’industria italiana, altrimenti il rischio è quello di trovarsi a svolgere la mera funzione di rimorchio delle importanti realtà internazionali.
Dove si colloca l’Italia?
Se si pensa al quadro internazionale, l’Italia non fa certamente una figura gloriosa, anche perché raggiungere giganti come Stati Uniti e Cina sarebbe impensabile, data la differenza di risorse a disposizione. Meglio, piuttosto, considerare l’Italia all’interno della più striminzita cornice europea.
Qui il Paese è certamente indietro, ma il crescente interesse del Governo nei confronti dell’Intelligenza Artificiale ha portato all’istituzione di un fondo che potrà sicuramente dare slancio a questo settore.
Sarà importantissimo, nei prossimi anni, mantenere viva l’attenzione relativa all’utilizzo di questo fondo, collaborando al contempo con Francia e Germania, che al momento rappresentano le top player più vicine alla nostra realtà.
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