Ischia è un’isola dalla storia infinita, anche nel suo nome. In realtà potremmo anche chiamarla Pithecusa o Aenaria.

Tre nomi? Come mai l’Isola Verde ne ha così tanti?
Ce lo racconta Alexandre Dumas, nel suo giornale “L’Indipendente”, del 1860.
Un libro interessante su Ischia edito da Imagaenaria editore: https://amzn.to/3cHGHVI

L’isola delle scimmie

Pithecusa è sicuramente il nome più antico dell’isola (letteralmente “popolata dalle scimmie“): lo ritroviamo negli antichi testi greci e deriva dalla convinzione che, in tempi antichi, l’isola fosse abitata da scimmie che si evolsero in esseri umani, che poi diventarono gli abitanti dell’Isola.
Una teoria darwiniana ante litteram?

Addirittura, si può dire con certezza che Ischia sia stata il primo insediamento greco in Italia, datato IX Secolo A.C.

Antichi romani ad Ischia

Aenaria, invece, fu il nome attribuito all’isola da Plinio il Vecchio. Le idee sono due: probabilmente viene dal termine “oinos” greco, che significa vino. D’altronde, ancora oggi il terreno ischitano regala vini eccellenti come il famosissimo Biancolella d’Ischia.
Altri invece si riferiscono ad un evento leggendario, dato che sull’isola trovarono riparo le navi di Enea prima di partire per il Lazio.

Medioevo, francesi e spagnoli

Il nome attuale, invece, è stato attribuito nell’Alto Medioevo, nonostante fosse già conosciuto in epoca greca: Ischia ha una origine assai incerta e ci sono tre teorie.

La prima la attribuisce alla dominazione spagnola e francese: Ischia era chiamata “La Isla” o “Le Isle”, da qui i napoletani storpiarono il nome passando da “Iscla” ad un più eufonico “Ischia”.

La seconda viene dal greco “iscos“, che vuol dire forza. L’isola, infatti, era considerata una fortezza inespugnabile.

Un bacino gigante

Una terza idea lega il nome dell’Isola Verde al personaggio che, storicamente, è connesso alla sua storia: Tifeo.

L’ischio è un osso del bacino, conosciuto già con quel nome ai tempi dell’antica grecia, “Ischìs” (si pronuncia in greco antico iscùs).

Ed ecco la teoria più affascinante, che ci giunge dai miti pagani:
nella notte dei tempi, il mondo era popolato da titani in lotta con gli Dei dell’Olimpo. Dopo furiose battaglie, il più forte dei giganti, Tifeo, riuscì a sconfiggere i fulmini di Zeus, chiudendolo in una grotta per cent’anni.

Fu lì che, con l’aiuto di Mercurio, Zeus riuscì a fuggire dalla grotta e, furioso per l’affronto subito, salì in cielo e lanciò una intera montagna addosso a Tifeo, che nel frattempo riposava nel golfo di Napoli.

Questa montagna riuscì a stordire il gigante, che rimase confinato sotto l’isola d’Ischia. Il masso lanciato da Zeus diventò quindi il Monte Epomeo.
I terremoti, infatti, sono i tentativi di Tifeo di liberarsi dal peso della pietra che opprime il suo corpo.
Perché allora Ischia?
Perché il Monte Epomeo ha schiacciato proprio l’ “ischis” di Tifeo, il suo bacino.

-Federico Quagliuolo