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Camminando lungo il Decumano inferiore, “Spaccanapoli” insomma, a pochi passi dalla Piazza del Gesù Nuovo, perdendosi tra chiacchiere e profumi di vero Sud, ci si imbatte in questa costruzione che da subito sembra avere qualcosa di speciale.


Parliamo di Palazzo Venezia, chiamato anche Palazzo Capone.

Foto: Federica Musella, lettrice di Storie di Napoli.


Costruito alla fine del 1300, venne confiscato ai Sanseverino di Matera, e donato nel 1412 dal Re di Napoli Ladislao II d’Angio’ Durazzo alla Repubblica di Venezia con lo scopo di essere utilizzato come abitazione per i consoli generali a Napoli. Chiamato anche Palazzo della Residenza, per circa quattrocento anni è stato sede dell’ambasciata veneta nel Regno di Napoli. Una concessione scritta al doge Michele Steno attestava l’estensione dell’edificio dai giardini del Convento di San Domenico fino ai terreni dove nel 1512 fu ricostruito e ampliato Palazzo Filomarino.


Dopo aver vissuto il suo massimo splendore nel XV e XVI secolo, cadde in rovina e subì quattro restauri nel giro di pochi anni, testimoniati da altrettante lapidi presenti nel cortile: il primo restauro che ne arricchì le forme fu eseguito nel 1610 per ordine del decreto del senato veneto da Giuseppe Zono, il secondo nel 1646 da Pietro Dolce, il terzo da Antonio Maria Vincenti dopo il terremoto del 1688 e il quarto per mano di Cesare Vignola, incaricato dalla Serenissima di far rifare il giardino pensile.


Nel corso della rivolta di Masaniello nel 1647 il Palazzo fu abbandonato dagli ambasciatori veneti e durante la peste del 1656 poi fu utilizzato come deposito di cadaveri.


Nel 1756 avvenne la cessione di un’ala dell’edificio occupata dai giardini, al principe Filomarino di Roccella, proprietario dell’omonimo palazzo, e nel 1797 il palazzo cessò di essere sede dell’ambasciata veneta a Napoli.


Con il Trattato di Campoformio e dal Congresso di Vienna poi, nel 1816 Palazzo Venezia passò all’Impero austriaco e successivamente ceduto al giurista Gaspare Capone, dove la presenza di un’altra targa ne testimonia i rifacimenti del giardino e la costruzione della casina pompeiana.


Iniziamo il nostro tour: entriamo da un portale in pietra di piperno dallo stile semplice seguito da un atrio a volta ribassata sulla quale è dipinto lo stemma della famiglia Capone. Ci ritroviamo così nel cortile, impostato su tre facciate dove quella centrale presenta un profilo ribassato rispetto alle due laterali, segnando verosimilmente l’ingresso a quelle che dovevano essere le scuderie.


Saliamo ora su per il grande scalone
alla sinistra della corte, che si sviluppa in altezza ed è strutturato da uno snodo di tre rampe che si affacciano sul cortile interno attraverso l’apertura di archi a tutto sesto, di cui quelli centrali leggermente più ampi di quelli laterali, che seguono l’andamento della scalinata.


Siamo al primo piano
di Palazzo Venezia, e restiamo impressionati da due locali: il giardino pensile e la casina pompeiana.
Il giardino pensile, oggi di ridotte dimensioni per l’espansione del vicino palazzo Brancaccio, ne conserva ancora la bellezza e i principali caratteri del giardino napoletano del 700: la presenza di essenze ornamentali, alte palme e rigogliose magnolie, per di più in origine si dice comprendesse circa 1500 essenze agrumarie!


Dal giardino entriamo poi nella fascinosa casina pompeiana, costruzione aggiunta in epoca neoclassica dal Capone, che ricalca le costruzioni degli scavi di Pompei ed Ercolano, caratterizzata da un frontone a tre campate intervallate da coppie di colonne doriche con un ampio timpano soprastante.


Una piccola cappella affrescata chiamata “Grotta della Madonnina” e la presenza di un tempietto con un’epigrafe in latino ancora leggibile ci racconta dell’empatia di questo posto, e recita così: “Tu pridem mihi cara domus sed ubi hortulus alter accessit quanto carior est domino nunc et adesse at abesse foro nunc tempore eodem vivere mi ruri vivere in urbe licet» e tradotta significa semplicemente e magnificamente: “Da molto tempo tu mi sei cara, o casa, ma da quando un orticello si è aggiunto quanto più cara sei ora al tuo padrone ed io ora posso prender parte alla vita pubblica o non parteciparvi ed allo stesso tempo posso vivere in campagna e vivere in città”.

Palazzo Venezia
Foto: Federica Musella, lettrice di Storie di Napoli.


Terminiamo così dirigendoci verso la mirabile terrazza con balaustra che in primavera si colora di meravigliosi glicini.


Ancora oggi il Palazzo Venezia è sede di intense attività socio-culturali e musicali, a partire dalla Sala delle Carrozze (ex scuderie) al piano terra, dove vengono allestite mostre d’arte, fotografia e artigianato.

Palazzo Venezia giardino
Foto : Angela Troiano, lettrice di Storie di Napoli.

Al giardino e alla terrazza dove ci si può riposare e incontrarsi lontano dai rumori della città e ritrovarsi a presentazioni di libri e incontri di poesia; e non per ultimo alla casina pompeiana ancora oggi utilizzata come coffee house (come nell’Ottocento) e camera per concerti data l’ottima acustica, enfatizzando intimità.
Scoprite Palazzo Venezia e lasciatevi trasportare in un tempo diverso, intraprendendo un vero viaggio nella storia e nella bellezza.

Scritto da Elia Toscano

Per approfondire:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Venezia_(Napoli)

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