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Via Nicolardi racconta una bellissima storia di campagna.
Non fraintendiamoci: le campagne sui Colli Aminei non esistono più da almeno cinquant’anni. Eppure questa strada ha una storia capace di smontare tutti gli edifici che oggi occupano il posto dell’antichissima pineta dei Colli, che oggi sopravvive in pochissimi alberi secolari, malaticci e cadenti.

La targa di Via Nicolardi

Dedicata a Edoardo Nicolardi

Partiamo dal nome della strada. Oltre a Via Saverio Gatto, i Colli Aminei non hanno molte strade dedicate a personaggi della storia napoletana. A maggior ragione perché, ai tempi di Nicolardi, il quartiere era poco più che una campagna con qualche villetta sparsa.

Facciamo allora uno sforzo con la fantasia. Voliamo in un pomeriggio d’estate di inizio ‘900, troveremmo un signore ben vestito, un po’ cicciotto, con pochi capelli e con lo sguardo pensieroso che passeggia per la campagna dei Serra, che erano i proprietari terrieri della zona.
Non esiste niente attorno a noi, se non campi coltivati e qualche bracciante che vaga per le stradine in terra battuta. Uno scenario bucolico inimmaginabile per la trafficatissima strada moderna. E che diede l’ispirazione per la scrittura della poesiammiez‘o ggrano”, che poi fu musicata da Evemero Nardella e diventò un classico della canzone napoletana.

In realtà i Colli non erano particolarmente famosi per il grano. Addirittura gli antichi romani apprezzavano le noci, il vino e l’enorme pineta secolare che caratterizzava la collina già duemila anni fa. Ci sono ancora alcune strade che conservano i nomi legati alle antiche tradizioni agricole (ad esempio c’è “Vico Noci allo Scudillo” dietro la metropolitana) e lo stesso termine “Aminei” è una storpiatura di “Ameni”.
Purtroppo gli ultimi pini sopravvissuti vengono abbattuti anno dopo anno perché a rischio crollo. Tutto il resto, invece, non esiste più.

Colli Aminei cambiamento 1944-2018
Il cambiamento dei Colli Aminei in 70 anni

Testo della canzone:

E ‘a sera, sott’ ô pasteno
D’ ‘e mmele annurche, passa
‘Stu core sempe giovane
Ca ride e c’arrepassa.

E ‘a luna, pazziannose,
‘Nu ramo e ‘n’atu ramo,
‘Nterra, cu ‘e file d’evera,
Ricama ‘nu ricamo.

Oje Stella, Stè, c’aspiette ‘nu signale,
‘O ggrano ammaturato è culor d’oro.
E ‘sti capille tuoje sò tale e quale
E ‘o ssaje ca i’ mme ne moro,
Si, ‘mmiez’ ô ggrano, nun m’ ‘e ffaje vasà.

Quanno ‘e marite dormono,
Stracque ‘e fatica ancora,
Ll’ammore ca sta pesole,
Sceglie ‘a quartata ‘e ll’ora.

‘St’arille comme cantano
Sott’a ‘sta luna chiara!
E comm’addora ‘o ccanape
Pe’ tuorno a ‘sta pagliara!

Oje Stella, Stè, c’aspiette ‘nu signale,
‘O ggrano ammaturato è culor d’oro.
E ‘sti capille tuoje sò tale e quale
E ‘o ssaje ca i’ mme ne moro,
Si, ‘mmiez’ ô ggrano, nun m’ ‘e ffaje vasà.

Ma tu nun duorme, è inutile,
‘Stu core tujo me sente
Quanno, pe’ sott’a ll’albere,
Passo annascostamente.

E ghiesce fore, pallida,
Bella comm’a nisciuna.
E ‘a luna, zenniannoce,
Cuffea… ‘sta ‘mpesa ‘e luna.

Oje Stella, Stè, c’aspiette ‘nu signale,
‘O ggrano ammaturato è culor d’oro.
E ‘sti capille tuoje sò tale e quale
E ‘o ssaje ca i’ mme ne moro,
Si, ‘mmiez’ ô ggrano, nun m’ ‘e ffaje vasà.

Cavità Via Nicolardi
La cavità sotto Via Nicolardi

Una strada sul vuoto

Tecnicamente Via Nicolardi si poggia su una cavità nel tufo. E questo disagio emerge disastrosamente in occasione dei terremoti o dei frequenti sprofondamenti delle strade, che condizionano negativamente il traffico.

Gli studi rilevarono che effettivamente il problema era piuttosto serio: i “vuoti” sotto il terreno erano nati dal passaggio di un fiume sotterraneo, il Bellaria, che spunta proprio sotto il Ponte di San Rocco ed è il responsabile della forma particolare della vallata.
Altre cave di tufo, invece, furono utilizzate per il prelievo di materiali da costruzione, contribuendo allo svuotamento delle cavità: ci sono ancora oggi tutte le testimonianze di questa attività dalle parti del Vallone Saliscendi, proprio alla fine di Via Nicolardi.

La scoperta ufficiale avvenne in modo clamoroso: nel 1984 fu inghiottito dal terreno un intero container, dato che l’area dell’attuale Parco di Via Nicolardi era usato per accogliere gli sfollati del terremoto del 1980. Una situazione che, in realtà, era già ben conosciuta dagli antichi contadini della zona, che spesso ingenuamente raccontavano come, dalla mattina alla sera, venivano interrati alberi o altri oggetti ingombranti.

I lavori per riempire la cavità di Via Nicolardi furono molto lunghi e costosi e cominciarono solo nel 2009 e sono stati ultimati recentemente.

Casa abbandonata Via Nicolardi
La casa abbandonata sul ponte di San Rocco

Le ultime testimonianze dell’antica Via Nicolardi

C’è solo un’ultima testimonianza di ciò che era Via Nicolardi ai tempi di Edoardo Nicolardi, dato che la parte finale della strada non è stata invasa dal cemento: all’altezza dell’incrocio esiste uno scheletro di una casa abbandonata. Dando un’occhiata da vicino, si nota che è rimasta solo la facciata: anche le pareti sono crollate. E rimane lì, come una maschera malinconica che si è arresa davanti al progresso e viene inghiottita dalla natura.

Fino al 2019 era accompagnata da una piccola casetta di proprietà del Real Albergo dei Poveri che, dopo un secolo di abbandono, è crollata da sola, cancellando per sempre un altro ricordo antico del passato dei Colli Aminei. Di questa vicenda, però, ne abbiamo parlato in un’altra storia.

-Chiara Sarracino

Riferimenti:
https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/sette_voragini_un_anno_da_incubo_residenti_ecco_viale_crolli_aminei-1449107.html
http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/5%252Fa%252Fb%252FD.ff6fd67e98f9f6a23845/P/BLOB%3AID%3D12778

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