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Le gallerie hanno alleviato la fatica di attraversare lunghi percorsi collinari agli abitanti di Napoli fin dai tempi dei romani. Ce ne sono molte in città, scopriamo la loro storia.

Gallerie crypta neapolitana
Crypta Neapolitana, una delle gallerie più antiche della città

Crypta neapolitana

La più antica galleria di Napoli è la “crypta neapolitana”, adiacente alla sucessiva “Galleria Laziale”, tra Fuorigrotta e Mergellina. Anche nota come “Grotta vecchia” o “Grotta di Posillipo“, le sue origini risalgono attorno al I secolo a.C. ed è stata anche la più lungamente utilizzata: circa 1800 anni di attività!

Sembra che fosse molto bassa e stretta, ma, fin dalla costruzione, utilissima per il passaggio rapido dalla costa alla pianeggiante area flegrea. Il nome “crypta neapolitana” le sarebbe stato assegnato dopo un’imponente restauro, in epoca imperiale, dall’ architetto Lucio Acuto Cocceio, a cui si deve il tracciamento di diverse strade nei dintorni, oltre che di un’altra nota galleria a Napoli. Grazie a questo intervento ha assunto le caratteristiche riscontrabili tutt’oggi: la lunghezza è di oltre 700 metri, la larghezza varia tra i 4 e i 6 metri. All’uscita dal lato di Posillipo, corrisponde il parco con la tomba del poeta Virgilio e, dal 1939, anche quella di Giacomo Leopardi.

Il primo grande intervento alla struttura successivo a quello Romano lo si ebbe per volere di Alfonso V d’Aragona, che fece adattare il piano stradale della galleria a quello delle strade esterne. Per i lavori successivi, si attese circa un secolo: Don Pedro di Toledo, nel suo vastissimo progetto di ripavimentazione delle strade della città, fece disporre un nuovo manto stradale anche in galleria.

A Carlo III si deve un nuovo restauro, mentre al dominio napoleonico si deve la prima illuminazione completa della struttura, con l’installazione di faretti per tutta la lunghezza del tragitto.

La forma originale è andata quasi del tutto persa, tuttavia all’interno è possibile riscontrare disegni medievali. Pare che, nel corso della storia, sia stato luogo di incontro per cerimonie pagane.

Proprio da questa “grotta” il quartiere di Fuorigrotta e via Piedigrotta hanno assunto il loro nome.

Grotta di Seiano
Grotta di Seiano

Grotta di Seiano

Questa denominazione è stata assunta solo dopo che Seiano, prefetto dell’Imperatore Tiberio, ordinò la completa ristrutturazione del tunnel inizialmente realizzato in maniera analoga alla crypta neapolitana, sempre dallo stesso architetto, Lucio Cocceio. E’ lunga circa 770m, con altezza e larghezza variabili, caratterizzata da un sistema di archi, analogamente alla precedentemente citata galleria. Collega l’area di Bagnoli con quella della Gaiola.

Caduta in disuso nel corso del tempo, fu riscoperta nel 1841, durante dei lavori stradali. Ferdinando II ne rimase così colpito da ordinare che fosse riutilizzabile al più presto. Sarebbe caduta nuovamente in uno stato di abbandono dopo la seconda guerra mondiale.

“Grotta nuova” o Galleria Quattro Giornate

Galleria 1884
Una vecchia foto della Galleria 1884.

Costruita tra il 1882 e il 1884, al seguito delle nuove esigenze stradali della città ed in pieno periodo di Risanamento. Chiamata “Galleria 1884“, dal momento della sua costruzione, per la prima volta dopo secoli, la parallela Crypta di origine romana entrò in disuso, data la maggiore praticità e larghezza della nuova galleria.

Nel 1936 fu ribattezzata “Galleria IX Maggio”, in occasione delle ultime conquiste coloniali. Tra il 1939 ed il 1940 furono fatti importanti lavori per allargare il passaggio, che la portaron alla condizione che possiamo osservare tutt’oggi.

Dal 6 luglio 1945, fu nuovamente ribattezzata in Galleria delle Quattro Giornate.

La galleria era fiancheggiata da due ascensori, non più presenti, che consentivano la risalita pedonale a via Villanova, antico borgo di Posillipo, oggi inglobato in via Mazoni.

Galleria della vittoria

Galleria Vittoria
Galleria Vittoria in costruzione, lato Via Morelli

Lunga circa 600 metri, larga circa 36 m ed alta 22m, questa imponente struttura dal nome commemorante la Grande Guerra è stata costruita nel 1925, dall’Alto Commissario Michele Castelli, posto dal governo Mussolini ad amministrare la città, con poteri speciali, al fine di poter commissionare rapidamente molte opere pubbliche.

Questo fu tra i primi progetti che richiese: un grande tunnel che collegasse il quartiere San Ferdinando a Chiaia, contiguo all’ampia strada che fiancheggia il porto ed alcuni degli edifici monumentali più iconici di Napoli: il Castel Nuovo ed il palazzo reale.

Per la sua costruzione, fu abbattuto il vecchio arsenale di epoca borbonica, furono demoliti i bastioni che circondavano il castello (i cui basamenti sono parzialmente ancora visibili nella stazione della metropolitana Municipio) e furono smantellate anche alcune torri di guardia seicentesche. Per buona parte del suo percorso passa sotto al Monte Echia.

La demolizione del “vecchio e fatiscente” per far posto al nuovo era una delle principali prerogative delle grandi opere pubbliche fasciste. Inoltere, contestualmente ai lavori della galleria, fu anche modificata ed ampliata la sovrastante via Cesario Console, che tutt’oggi presenta dei giardinetti laterali con una statua dell’Imperatore Ottaviano con lo sguardo rivolto al mare.

Il progetto fu ultimato definitivamente nel 1933 e tutt’oggi la struttura è in funzione.

Galleria Laziale

Galleria laziale
Galleria Laziale nel 1927

Il secondo tunnel che porta a Fuorigrotta, parallelo alla Crypta nonchè alla Galleria Quattro Giornate, nonchè di costruzione successiva: i lavori incominciarono nel 1924, nonostante vi fosse un progetto di realizzazione di questo tunnel già all’inizio del’900. Fu inaugurata nel 1925.

Collega piazza Sannazaro con l’allora da poco tracciata via Caio Duilio, passando attraverso la collina di Posillipo.

Il nome, tutt’oggi mantenuto, è quello della società che si occupò della realizzazione del progetto, la “Società edile Laziale”.

Galleria borbonica

Galleria borbonica
Galleria borbonica

Tra le gallerie di Napoli, questa è forse la più particolare: la costruzione fu avviata per volontà di Ferdinando II, tra il 1853 ed il 1855, di modo da avere una via sicura e segreta per rifugiarsi in caso di ribellioni ed anche per permettere ai suoi soldati di muoversi in fretta per ogni necessità, dopo essere rimasto segnato dagli eventi del 1848. E’ un insieme di gallerie di varie altezze e lunghezze, con diversi accessi, di cui tre oggi praticabili.

Alcune delle gallerie utilizzate sono delle antiche cave di tufo, scavate nel corso dei secoli nel sottosuolo di Napoli per prelevare blocchi per costruire gli edifici in superficie.

Durante la seconda guerra mondiale, il tunnel fu utilizzato come rifugio antiaereo e successivamente come deposito da contrabbandieri. Dopo un periodo di utilizzo come deposito giudiziario, è diventato un percorso accessibile al pubblico, che si interseca con un noto garage di Chiaia e con un’altra galleria, scavata sotto piazza del Plebiscito, che doveva essere una linea metropolitana, purtroppo mai realizzata.

Curiosità: al suo interno, tra i vari ritrovamenti, è stata rinvenuta una bomba, inesplosa dall’attacco aereo del 1918 ed anche quanto resta dell’imponente monumento funebre dedicato ad Aurelio Padovani, che si riteneva sparito nel nulla, nonostante le grandi dimensioni.

Gallerie dell’A56

La tangenziale di Napoli è un ampio assetto di strade, di circa 20km di lunghezza, realizzato tra il 1972 ed il 1992, che presenta diverse gallerie scavate all’interno delle colline, di cui alcune, quale quella di Capodimonte ed in parte quella del Vomero/Arenella, sono adattamenti di gallerie naturali.

Clicca sulla mappa per scoprire la loro posizione!

-Leonardo Quagliuolo

Per approfondire:

Polo Museale Campania

FAI

Regione Campania

Galleria Borbonica

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