L’Irpinia ha il sapore dolce dell’autunno. E non c’è nulla di più dolce e autunnale delle castagne di Serino (ma anche i marroni di Serino, cugini stretti della castagna), una delle eccellenze del territorio. È riconosciuta a livello europeo come una delle migliori castagne d’Italia, oltre ad essere la più esportata in assoluto. È coltivata fra Avellino e Salerno e, fino all’arrivo di un parassita che distrusse intere colture, la Campania produceva più di 60.000 quintali all’anno, con 5 milioni di euro di fatturato. Dopo due anni atroci, fortunatamente, oggi sono tornate nei nostri piatti le castagne irpine.
Furono addirittura le prime castagne italiane esportate in America (come attesta un documento del 1931) per la produzione dei marrons glacés, che era un prodotto amatissimo dagli americani. Nella madrepatria, invece, non ci facciamo mancare niente: troviamo un po’ di Irpinia nelle marmellate, nelle castagne lesse, le caldarroste o nelle fantastiche crostate con crema di Marroni e cioccolato.
Tutti questi nomi hanno fatto venire l’acquolina in bocca? Ogni anno Serino organizza la sagra della castagna per cucinare tutte le ricette antiche. Si tratta della più antica sagra di castagne d’Italia.
Una tradizione medievale, un parassita infame
I panorami che si colorano d’arancio della provincia di Avellino sono infatti perfetti per la coltura di immensi castagneti. Lo capirono bene i monaci benedettini del XIII secolo, che portarono qui una coltura che, ad oggi, ha più di 7 secoli.
I frati arrivarono qui nel basso medioevo, ai tempi di Roberto d’Angiò. Erano infatti una delle compagnie più ricche e potenti di Napoli e provincia, con proprietà in tutti i luoghi migliori della Campania. Non poteva allora mancare la verdissima valle di Serino, che affianca i vigneti della vicina Solofra.
Siamo certi che, in realtà, i benedettini commercializzarono e coltivarono con metodo un patrimonio già esistente: testimonianze romane ci dicono che infatti erano già presenti (e apprezzate) le castagne di Serino. E probabilmente i castagni erano presenti addirittura nel paleolitico.
L’attività agricola dei frati diede origine ad una tradizione tramandata gelosamente per secoli e secoli fra le famiglie dei contadini irpini, che hanno conservato mezzi e metodi antichissimi aiutati dall’eccellente terreno di origine vulcanica. La storia sembra un po’ a quella dell’eccellente cipolla di Montoro, che è una “vicina di casa” delle castagne e dei marroni di Serino.
L’amore per la terra e per le castagne è una eredità magnifica del passato irpino che, oggi, ci regala castagne grosse, dolci e facilissime da pelare, oltre ad essere eccellenti anche per l’utilizzo industriale. Praticamente perfette per il commercio.
Tutto è andato a gonfie vele fino al 2015 quando un parassita cinese infestò le campagne avellinesi e salernitane, distruggendo intere colture. Spiega Coldiretti che nel 2016 la produzione italiana delle castagne arrivò a 16 milioni di chili, il minimo storico, se si pensa che 100 anni prima l’Italia produceva 829 milioni di chili.
Nel 2018 il parassita fu sconfitto grazie a una lunghissima e microscopica battaglia degli scienziati e degli agronomi. Oggi non siamo ancora tornati ai fasti di un tempo, ma la castagna avellinese è tornata di nuovo sui nostri piatti in abbondanza.
Le antiche castagnare di Serino
Le castagne di Serino sono anche legate a proverbi, tradizioni e credenze antiche. Ad esempio si dice “a Sant’Antonio ‘o cardillo, a Salvatore ‘o fruttillo“. Nel 13 giugno, giorno di Sant’Antonio, si vede il riccio della castagna. Il 6 agosto, giorno del Salvatore, si può vedere il frutto. Se non dovessero comparire frutti sugli alberi, si prospetta una annata pessima.
Una delle figure più caratteristiche e affascinanti della tradizione irpina sono le castagnare, raccontate in questo servizio di un telegiornale locale.
Conosciamo meglio la castagna e il marrone
Castagna e marrone non sono la stessa cosa, anche se sono davvero molto simili. Esteticamente i marroni sono leggermente più grandi, mentre le castagne, che sono in numero maggiore nel riccio, hanno dimensioni più piccole e irregolari. Anche la pellicola è diversa: il marrone è molto facile da pelare, mentre la castagna non è sempre pratica da pulire. Per quanto riguarda il gusto, il marrone ha tonalità più dolci, mentre la castagna è più secca.
Un tempo le castagne erano considerate “il pane dei poveri” a causa del loro eccellente curriculum nutrizionale: hanno infatti ottime quantità di ferro e di sali minerali, oltre a vitamine B2 e PP, fondamentali per i tessuti. Si tratta di alimenti privi di colesterolo e non contengono glutine.
I carboidrati, che le castagne contengono in quantità abbondanti, sono anche eccellenti per combattere stress e stanchezza. Questo però rende anche le castagne molto ricche a livello calorico, quindi non bisogna abusarne.
Questo non toglie che una bella scorpacciata, magari con la “scusa” di visitare Serino, è assolutamente d’obbligo!
-Federico Quagliuolo
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Riferimenti:
http://www.dqacertificazioni.it/documentazione/MarroneDiSerino/Marrone_di_Serino_Castagna_di_Serino._Disciplinare_di_produzione.pdf
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/castagna-serino.html#:~:text=La%20castagna%20prodotta%20qui%2C%20detta,adatta%20al%20consumo%20fresco%20e
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/pdf/GUCE_marrone_serinoC75.pdf
https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/castagne-e-marroni-differenza/