La stampa arrivò a Napoli appena 10 anni dopo l’invenzione della macchina a caratteri mobili di Gutenberg. Il merito fu di Sixtus Riessinger, un tipografo tedesco, e Arnaldo da Bruxelles, lo scrivano personale di Ferdinando d’Aragona che diventò uno dei primi cittadini onorari della Storia di Napoli.
Arnaldo è anche ricordato per essere fra i pionieri della stampa del libro in Europa, assieme allo stesso Gutenberg, Schoffer, Mansion ed altri. Il tedesco, Riessinger, è relegato a qualche trafiletto di pubblicazioni scientifiche, ma fu invece il primo in assoluto a portare la stampa a Napoli.
Il XV secolo, d’altronde, fu il tempo delle scoperte che cambiarono la Storia dell’Uomo: nel 1455 fu appunto stampato il primo libro della Storia, di fatto cambiando per sempre il modo di produrre documenti, e quarant’anni dopo fu scoperta l’America da Colombo. Nel nostro piccolo, inoltre, aggiungiamo anche che attorno al 1490 fu inventata la pizza come la conosciamo oggi, a Rua Catalana. Mica male!
Chi era Arnaldo da Bruxelles?
Di Arnaldo da Bruxelles si sa molto poco, ma quel che è certo è che fu un innovatore. All’epoca dei fatti il Belgio nemmeno esisteva. Era un cittadino delle Fiandre, territorio conteso fra la Francia e il Sacro Romano Impero, e la sua famiglia era di origine germanica: è molto probabile quindi che abbia avuto contatti con Gutemberg e con gli artigiani che, nel XV secolo, stavano lavorando per perfezionare la macchina da stampa.
Era infatti ormai nell’aria da tempo la possibile nascita di un congegno capace di produrre fogli di carta stampati in grande quantità, finalmente liberandosi dalle imperfezioni della penna, che tanti torti fecero alla storia durante le copie degli amanuensi.
Le nuove tecnologie fanno sempre paura!
Joannes Gutenberg riuscì a mettere insieme le conoscenze più avanzate dell’epoca e creò una macchina a caratteri mobili che, nel 1455, produsse il primo libro stampato in senso strettamente moderno: l’invenzione ebbe un’eco immensa in tutta Europa. Come spesso accade, l’innovazione fu accolta con grande diffidenza e paura, soprattutto da parte dell’immensa classe di amanuensi, scrivani e miniaturisti di tutto il continente, che avevano paura di perdere il lavoro.
Si aprì una grande discussione fra tradizionalisti e innovatori, con Lorenzo de’ Medici che si dissero sdegnati di vedere standardizzate le opere scritte. Federico da Montefeltro, altro personaggio famosissimo dell’epoca, disse che “il libro stampato non è degno di stare vicino a un manoscritto“.
Il vento d’innovazione non sfuggì al re di Napoli, Ferdinando II. Che, ovviamente, non era il Borbone, ma l’Aragona.
Il re era infatti particolarmente attento a tutti i movimenti culturali del suo secolo: la sua Spagna era in piena Reconquista e scalpitava per affermarsi come Stato egemone in Europa.
Stando alle ricerche effettuate da Mariano Fava nel 1911, in realtà, la tradizione che attribuisce ad Arnaldo da Bruxelles l’introduzione della stampa a Napoli non è propriamente corretta. In città operava infatti già 10 anni prima il tipografo tedesco Sixtus Riessinger, che stampò il primo documento nel 1469. Sarebbe quindi da attribuire a lui l’introduzione della stampa tipografica a Napoli, mentre il primo libro sarebbe stato stampato da Arnaldo da Bruxelles due anni dopo.
Ma la storia consacrò il buon Arnaldo, personaggio più in vista del tedesco, che fu convocato nel 1473 da Ferdinando per nominarlo “Scrivano di Sua Maestà e del suo Sacro Consiglio“.
Per comprendere l’importanza dell’incarico ricevuto dal tipografo fiammingo-napoletano, basterà dire che era una delle poche persone che avevano il privilegio di poter essere ricevute privatamente dal Re. Anche Riessinger fu molto in vista presso la corte aragonese, ma non ricevette riconoscimenti ufficiali.
I libri di Arnaldo da Bruxelles
L’unica data certa è 1471, che è il primo libro di Arnaldo da Bruxelles noto e conservato a Parigi. In totale ne sono sopravvissuti una ventina, ma l’attività di stampa probabilmente iniziò intorno all’anno 1465 a Napoli.
Probabilmente il tipografo fiammingo giunse a Napoli da Bruxelles in cerca di testi di letteratura da riprodurre: era infatti particolarmente appassionato di produzioni latine e contemporanee, dato che ci è giunto ad esempio il Canzoniere di Petrarca. Era anche un grande appassionato di scienze, dato che ci sono anche molti trattati scientifici editi da lui, ad esempio uno di botanica firmato da Marco Florido.
La sua attività fu poi anche concentrata nella produzione di contratti e atti giuridici, dato che è presente la sua firma su diversi documenti, ed è anche certo che abbia vissuto a Napoli per almeno 50 anni (ed è probabile anche che sia morto in città, ma non abbiamo notizie sulla sua tomba).
Differente fu invece l’attività di Sixtus Riessinger, che si concentrò a Napoli sulla pubblicazione di testi latini e piccole opere di letteratura in italiano volgare, dove compare anche un testo di Boccaccio. Poi tornò a Roma e, ormai anziano, finì i suoi giorni nella sua Germania in profondo e dignitoso silenzio e morì a circa 80 anni.
Anche Arnaldo da Bruxelles ha una vita completamente avvolta nell’ombra. Non ci sono documenti, immagini o altri dettagli sulla sua vita, nemmeno autoprodotti. In modo molto romantico si può solo dedurre qualcosa proprio dai libri che sceglieva di stampare, dato che il lavoro del tipografo era agli esordi (e lo è diventato anche oggi, davanti al digitale) una passione, oltre che una scommessa sul futuro.
E così la personalità degli uomini che portarono la stampa Napoli è rinchiusa proprio nei libri che loro stessi stamparono.
-Federico Quagliuolo
La storia è dedicata a Nunzio Nicola Gianicola per la sua generosa donazione. Sostieni anche tu Storie di Napoli!
Riferimenti:
Mariano Fava, La stampa a Napoli nel XV Secolo,
https://www.treccani.it/enciclopedia/arnaldo-da-bruxelles_(Dizionario-Biografico)/