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Le strade di Nola raccontano le storie di una città sofferente. Appena alle spalle del Centro, infatti, a Via Abate Minichini c’è una targa che ricorda la prima strage nazista d’Italia davanti a un enorme parcheggio. Oggi la ricordiamo come l’Eccidio di Nola e, nell’11 settembre 1943, proprio in questa strada morirono 18 persone per mano nazista.

Eccidio di Nola Targa Nola
La targa che ricorda l’Eccidio di Nola

L’armistizio e la confusione

Tutto cominciò con il famoso “voltafaccia” italiano. L’8 settembre 1943, infatti, quando il maresciallo Pietro Badoglio dichiarò ufficialmente l’armistizio fra Italia e potenze alleate, l’intero paese cadde in una profonda confusione. I tedeschi, che prima erano alleati, si trasformarono nel nemico. Nel frattempo gli Americani e gli Inglesi incalzavano da Sud, ripercorrendo le rotte dell‘impresa di Garibaldi di 60 anni prima.
In questo movimento gigantesco di forze mondiali, nessuno ci capiva nulla: nei primi giorni le informazioni si susseguivano numerose e confusionarie e l’Italia finì nel caos che Alberto Sordi ha magistralmente raccontato in “Tutti a casa”.

È così che, mentre gli Americani sbarcavano a Salerno trasformandola nella prima capitale provvisoria del nuovo Regno d’Italia, i tedeschi guidati da Kesserling cominciarono le loro operazioni di rappresaglia contro i civili e i militari “traditori”, mentre Napoli si preparava per le sue ribellioni.
Fu stabilita allora una: regola “Per ogni tedesco ucciso, moriranno 10 italiani“. La stessa che abbiamo conosciuto fin troppo bene nei racconti del sacrificio eroico di Salvo d’Acquisto e per i tantissimi altri eroi che persero la propria vita per salvarne altre. Ma torniamo in quel 10 settembre 1943 a Nola.

Eccidio di Nola
Vittime dell’Eccidio di Nola

Una umiliazione militare

Nell’entroterra della Campania c’era la terribile divisione Goering, che diventò famosa tristemente ad Afragola per la costruzione del campo di concentramento. Appena saputa la notizia dell’armistizio, decisero di assaltare la città più grossa dell’Agro Nolano, che era un punto strategico per respingere l’arrivo degli Americani da Salerno: accerchiarono il Palazzo Orsini di Nola, dove erano acquartierati 700 militari italiani del Reggimento Taro, e li obbligarono ad alzare bandiera bianca, arrendendosi senza condizioni e consegnandosi come prigionieri. Gli italiani cercarono prima di trattare una tregua per evitare spargimenti di sangue, ma non ottennero risultati. Allora opposero un’orgogliosa resistenza che durò solamente un giorno.

Enrico Forzati targa Eccidio di Nola
La targa che ricorda Enrico Forzati a Napoli, in Largo Santa Maria degli Angeli

L’eccidio di Nola e l’eroismo di Enrico Forzati

I tedeschi allora procedettero con le maniere cattive: dopo aver disarmato e umiliato gli italiani, decisero di passare alla decimazione. Era una pratica di origine romana che prevedeva l’uccisione di un militare ogni 10 come punizione sommaria: furono così fucilati sommariamente 11 ufficiali.

Proprio lì irruppe un ufficiale napoletano, poco più che quarantenne: Enrico Forzati, che il giorno prima era stato anche il protagonista delle trattative di tregua.
Mentre i suoi colleghi stavano venendo portati via dai tedeschi, tirò via un amico e si fece avanti al suo posto. Urlò: “sono stato chiamato io!. I nazisti non fecero tanta differenza e lo fucilarono al posto dell’altro militare. Il Comune di Napoli l’ha omaggiato con una targa nel 2017.

Questo primo sussulto e la conseguente prima strage accesero una miccia: proprio mentre Napoli si liberava, anche i nolani diedero prova del proprio eroismo: il civile Gaetano Santaniello fu infatti fucilato mentre sabotava un treno nazista in ritirata poi, il 1 ottobre, i civili e i partigiani riuscirono a rubare un carico di munizioni e armi: riuscirono a mettere in fuga i tedeschi. In totale, fra fucilazioni e resistenza, morirono 18 persone.

Nei 4000 anni di Storia di Nola si verificò già una volta un eccidio: era il 1799 e fu fatta una rappresaglia nella vicina Marzano di Nola, ma i tempi erano quelli della Rivoluzione Napoletana. Passati 150 anni si sperava che il mondo fosse migliore, spinto dagli ideali illuministi e dal positivismo, che promettevano pace e progresso. E invece, come sempre, gli uomini riuscirono a mostrare il volto più brutale e infame della guerra in quella che fu la prima di tante stragi.

-Chiara Sarracino

Approfondimenti:
Intervista ad Alberto Liguoro
Alberto Liguoro, “Nola, cronaca dell’eccidio”, Infinito Edizioni, Nola, 2013
Pietro Manzi, “L’Eccidio di Nola”, Istituto Grafico Editoriale Italiano, Napoli, 2017.

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