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Abito azzurro e scarpette di cristallo, la principessa Cenerentola che ha fatto sognare generazioni ha origini napoletane. La versione della fiaba a noi più vicina è quella di Charles Perrault Cendrillon, assunta come testo base per la famosissima opera di Walt Disney del 1950. Eppure prima della versione di Perrault, ci fu un’altra Cerentola, da cui probabilmente l’autore francese prese ispirazione. Si chiama Zezolla, protagonista della fiaba La Gatta Cenerentola, nella raccolta del napoletano Giambattista Basile Lo cunto de li cunti (1634-1636). Anche Zezolla perde una scarpetta e diventa regina, nella trama compaiono la matrigna, le sorellastre e la fata. Se però la principessa di Perrault è un personaggio dolce e indifeso, quella di Basile assume un ruoto tutt’altro che passivo. Una delle più grandi differenze tra il racconto del ‘600 e quello della Walt Diseny è l’omicidio commesso dalla protagonista: Zezolla infatti uccide la matrigna, assumendo i connotati di una guerriera più che una docile fanciulla. La matrigna viene poi sostituita con una nuova antagonista più temibile della precedente. Il finale resta, però, inalterato rispetto alla favola della Walt Diseny: Zezolla perde la scarpetta e il suo principe ritrova la fanciulla per sposarla. La caratteristica del piede minuto probabilmente allude alla cultura cinese secondo cui il piede piccolo è simbolo di bellezza femminile. Forse il racconto di Basile prenderebbe infatti spunto da una fiaba orientale ben più antica, databile intorno al IX secolo a.C.

Cenerentola napoletana

La scarpetta di Cenerentola persa al Palazzo Reale di Napoli

Secondo l’opinione pubblica probabilmente Basile immaginò Zezolla percorrere di corsa le scale del Palazzo Reale di Napoli, allora palazzo Vicereale, e perdere proprio su quei gradini la sua preziosa scarpetta di cristallo. Eppure nel testo originale di Basile non si fa alcun riferimento esplicito al Palazzo. Riportiamo parte del testo tradotto:

Ma Zezolla […] gridò: “Tocca, cocchiere!” Ed ecco che la carrozza si mise a correre in tutta furia, e la corsa fu così grande che le cascò una pianella, che non si poteva vedere più leggiadra cosa. Il servitore, che non potè raggiungere la carrozza che volava, raccattò la pianella da terra e la portò al re, dicendogli quanto gli era successo.

Sembrerebbe quindi che la protagonista avesse perso la sua scarpetta mentre la carrozza era in fuga e non lungo la scalinata del Palazzo. Eppure piace pensare che proprio lo Scalone d’Onore fu d’ispirazione all’autore del Seicento.

La Gatta Cenerentola al teatro e al cinema

L’opera di Basile non ispirò solo quella di Walt Diseny, ma anche rappresentazioni più recenti. La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone è un’opera teatrale del 1976 dove Napoli torna protagonista con un testo interamente napoletano e musica popolare. Nasce dalla combinazione delle opere di Basile e De Simone poi il film d’animazione la Gatta Cenerentola (2017) ambientato nel porto di Napoli canditato a sette David di Donatello.

Laura d’Avossa

riferimenti: testo “Il nuovo la scrittura e l’interpretazione”, Luperini, Cataldi, Marchiani. Tinacci

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