Sono noti alcuni aneddoti dettati dallo stile eccentrico di una parte dell’aristocrazia partenopea: di Anna Carafa infatti si conosce, oltre alla sua personalità, il suo gusto per le rappresentazioni teatrali tenute nella sua casa.
Chi era Anna Carafa?
Nata a Portici nel 1610, la vita di questa donna dal sangue blu fu da sempre impostata come da tradizione secondo i canoni di allora.
Matilde Serao, moglie di Edoardo Scarfoglio fondatore de Il Mattino, in una delle sue opere la descrisse in questo modo:
” Era lei la più nobile, la più potente, la più ricca, la più bella, la più rispettata, la più temuta, lei duchessa, lei signora, lei regina di forza e di grazia.
Oh poteva salire gloriosa i due scalini che facevano del suo seggiolone quasi un trono; poteva levare la testa al caldo alito dell’ambizione appagata che le soffiava in volto.
Le dame sedevano intorno a lei, facendole corona, minori tutte di lei: ella era sola, maggiore, unica.”
La descrizione di Matilde Serao su Anna Carafa
Antonio Carafa della Staldera e Elena Aldobrandini, i genitori di Anna, ebbero altri figli ma questi morirono prematuramente lasciando all’unica figlia superstite un’enorme fortuna, rendendola di fatto l’ereditiera più ricca di Napoli.
I due consorti erano rispettivamente duca di Mondragone e la nipote di Papa Clemente VIII, programmarono nel 1636 il matrimonio con Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, viceré del Regno di Napoli, dal quale Anna ottenne, oltre al titolo, tre figli.
Si distinse per le sue doti amministrative riguardo i suoi feudi e nel 1644 a causa di un’infezione si spense nel palazzo in cui era nata.
Rese Portici, Torre del Greco, Resina e San Giorgio a Cremano una baronia, avendo acquistato i diritti dal Regio Demanio.
Tra i suoi atti amministrativi noti si ricorda il divieto della macellazione privata, il bando della caccia in alcuni territori e per costruire il suo palazzo impose una tassazione su mietitura e pesca.
La salma della viceregina fu seppellita prima nella chiesa degli Agostiniani Scalzi, poi venne trasferita a San Domenico Maggiore.
La “gelosia fatale” di Anna Carafa
Come era usanza per la nobiltà del periodo, anche Anna Carafa si dilettava organizzando esibizioni teatrali interpretate da parenti e conoscenti in casa sua.
Durante una di queste rappresentazioni la nipote della nobildonna, Mercedes de las Torres, interpretava il ruolo di una schiava innamorata del suo padrone, in questo caso rappresentato dal principe Gaetano di Casapesenna, nei confronti del quale Donna Carafa provava un profondo sentimento.
L’opera termina con un appassionato bacio fra il “padrone” e la serva e l’esibizione viene molto apprezzata dai nobili presenti, eccetto la proprietaria di casa.
Nei giorni successivi all’accaduto la tensione fra le due donne era sempre più tangibile finché, ad un certo punto, Mercedes non venne più trovata.
Probabilmente assassinata per gelosia, lasciò degli strascichi ancora più profondi dell’atto che aveva commesso baciando Gaetano.
Il giovane infatti continuò invano a cercare di fare chiarezza sulla vicenda, finché non gli venne presentata la concreta ipotesi dell’omicidio, dopo la quale cercò vendetta.
Gaetano di Casapesenna morì in battaglia dopo aver ricercato l’amante perduta non solo in Italia, ma anche in Spagna e Ungheria.
La leggenda infatti vuole che i due innamorati continuino a cercarsi nel palazzo di Donna Anna, mentre lo spettro della viceregina aleggi ancora nella struttura, impedendo loro di ritrovarsi anche dopo la morte.
Fonti:
NAPOLI, FANTASMI E LEGGENDE: DONN’ANNA CARAFA
ONOFRIO MELVETTI UNA VICEREGINA NAPOLETANA ANNA CARAFA Torre del Greco – 2018