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La tradizione della “guantarella delle paste“, in italiano “guantiera dei dolci“, è una delle cose immancabili nei pranzi delle domeniche italiane. E nei matrimoni diventa un vero e proprio rituale, con tanto di valutazione da parte degli ospiti dell’abbondanza dei prodotti offerti: un rituale che ci portiamo dietro dal Rinascimento!

Ogni area della Campania ha le sue tradizioni: se ad Aversa, ad esempio, la guantiera ha l’immancabile polacca, a Napoli il babà è imperatore, a Benevento non può mancare un dolcetto allo Strega. Ogni paese e città avrà il suo dolce tipico da mangiare dopo il pranzo della domenica.
Il termine non è solo meridionale: Manzoni lo cita nei Promessi Sposi.

Guantiera dei dolci rinascimentale
Una tavola di guantiere di dolci rinascimentali

Perché si chiama guantiera?

Una volta tanto, il significato non presenta sorprese o storie strane: la guantiera nasce nella cultura rinascimentale come vassoio elegante in cui mettere i guanti, spesso realizzato in argento e con raffinate decorazioni.

Quando nel Rinascimento si diffuse la cultura del banchetto e del galateo, anche i dolci cominciarono ad assumere forme sempre più complesse e presentazioni ricchissime. L’uso abbondantissimo dello zucchero era infatti segno di ricchezza. I dolci spopolarono così nei banchetti nobiliari, serviti su vassoi che, per somiglianza estetica, furono chiamati guantiere.

La tradizione dei pasti pantagruelici, a dispetto dei soliti pregiudizi fra sud e nord, era molto più radicata nelle province norditaliane, anche se probabilmente nacque a Napoli sotto Ferrante I d’Aragona. Furono però i Medici a Firenze e gli Este a Ferrara a fare un’arte dei banchetti.

Con l’evoluzione della società e la diffusione della piccola pasticceria, fra ‘800 e ‘900, il rapporto con le guantiere cambia radicalmente: portare i dolci diventa prima un’abitudine di cortesia nei confronti degli ospiti, poi diventa un rituale borghese della domenica. E la guantiera, da portata nobiliare, diventa il “vassoio delle pastarelle” che si prende in ogni pasticceria.

Pasticceria Pintauro
Pasticceria Pintauro nel 1970. Fotografia di Archivio Fotografico Carbone

La storia dei guanti caleni

C’è un racconto affascinante legato all’origine del termine “guantiera” . E questa è una storia strettamente campana.
Nella antica Calvi Risorta c’è un dolce che si chiama “Guanto Caleno”: ha la forma di un guanto, appunto, ed è una sorta di piccola graffa, doppia e più croccante, che viene preparata in occasione delle feste e servita su vassoi (detti guantiere, appunto), probabilmente figlia dei tempi in cui ci fu il Viceregno Austriaco a Napoli.

Si tratta di un dolce abbastanza popolare nell’Agro Caleno, nell’antica provincia della Terra di Lavoro, ed è preparato con strumenti unici, realizzati solo dagli artigiani del posto. Ed ognuno di questi ha un nome speciale. Qui abbiamo raccontato la sua storia.

La tradizione vuole che, in occasione dei matrimoni o delle feste, i bambini svolgevano un’attività di delivery ante litteram: le donne di Calvi producevano grandi quantità di Guanti e li mettevano su un vassoio chiamato “guantiera”. Poi coprivano il tutto e mandavano i bambini a consegnare i prodotti, in cambio di una monetina.

Insomma, se è quasi certo che il termine italiano “guantieraderivi da una antica tradizione nobiliare, è anche probabile che la piccola Calvi abbia sviluppato un suo rapporto particolare con il vassoio dei dolci che, ogni domenica, troviamo nelle nostre case.

-Federico Quagliuolo

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Riferimenti:
Maurizio Dardano, Nuovissimo Dizionario della Lingua Italiana, Armando Curcio Editore, 1988
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/guanto-caleno.html

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