Nel bel mezzo dei monti dell’Irpinia, tra il Monte Calvario e il fiume Ofanto, nel 1817 nacque un ragazzetto vivace di nome Francesco De Sanctis. Non sapeva che, dopo la sua morte, non avrebbe avuto intitolata solo una semplice strada, ma un intero paese: Morra De Sanctis, che oggi è una sorta di santuario alla memoria di uno dei più famosi letterati della Storia d’Italia.
Morra De Sanctis, un paese antichissimo
Morra De Sanctis è abitata da almeno 2600 anni e già il nome dovrebbe risalire addirittura ai tempi dei Sanniti. “Morro” era un termine utilizzato genericamente per indicare le alture e i luoghi particolarmente rocciosi. Probabilmente era abitata in tempi ancora più remoti dai nostri antenati, in quanto la zona è ricchissima di ritrovamenti di bracciali e armi del X secolo a.C. e anche prima.
La storia di Morra De Sanctis non vide mai momenti indimenticabili: sotto i romani e i sanniti fu accostata alla città di Conza, poi la sua posizione privilegiata la rese un punto perfetto per costruire una fortificazione, come testimonia la presenza del Castello Biondi Morra, una ex fortezza longobarda, e come dimostra un po’ tutta l’architettura del paese, in pietra viva tipica del medioevo irpino.
E infine, quando il Regno di Sicilia fu unificato nella vicina Ariano, diventò un placido feudo sotto il dominio della famiglia Morra. L’economia della città è rimasta più o meno simile per tutti i suoi millenni di vita: una vita legata all’agricoltura sulle fertili terre ventilate dell’Irpinia, le piccole chiese di paese, ed i panorami mozzafiato che ancora oggi sono ancora quasi intatti e si possono ammirare dalle tante terrazze del paese.
Il nome originale del paese era Morra Irpina quando, in questo quadro idilliaco, vide la luce Francesco in una casa di piccoli proprietari terrieri, Alessandro De Sanctis e Maria Agnese Manzi.
Dunque una costa in pendio avvallata è
Francesco De Sanctis
Morra. Ed è tutto un bel vedere, posto
tra due valloni. […] Non ci è quasi casa,
che non abbia il suo bello sguardo, e non
c’è quasi alcun morrese che non possa
dire: io posseggo con l’occhio vasti spazii
di terra.
Francesco De Sanctis, il primo ministro dell’Istruzione d’Italia
Critico, storico letterario, giornalista, politico, docente universitario. Tante professioni diverse che gli riuscirono tutte alla perfezione. Fu un uomo fondamentale per la Storia della letteratura italiana con le sue pubblicazioni, che ancora oggi sono studiate nelle università non solo italiane, ma anche europee: cercò di rivoluzionare l’approccio dello studio della letteratura, inquadrando l’analisi degli autori nei contesti storici e nella società in cui scrivevano.
In una terra dove il tasso di analfabetismo rasentava il 100% della popolazione di circa 2000 abitanti, nacque l’uomo che rivoluzionò l’istruzione pubblica. Ed è questo dettaglio che rende ancora più straordinaria la carriera di Francesco De Sanctis che fu quella di un umile paesano di buone condizioni economiche che, a 9 anni, giunse a Napoli nella scuola dello zio prete e votò l’intera sua vita allo studio. Cominciò ad insegnare come docente già a 18 anni e, come tanti giovani venuti dai paesi, fu avviato agli studi di giurisprudenza per diventare avvocato.
Giovani, studiate, educatevi, siate intelligenti e buoni. L’Italia sarà quello che sarete voi!
Francesco De Sanctis, discorso ai giovani
Poi conobbe Giacomo Leopardi e, dopo l’incontro fatidico con il poeta di Recanati, decise di dedicarsi per tutta la vita allo studio della letteratura italiana.
Si unì poi ai moti liberali del 1848 e finì anche in carcere nel Castel dell’Ovo. Non si perse d’animo: dentro la cella studiò il tedesco e scrisse poemi. Tra i suoi allievi possiamo ricordare nomi come Giustino Fortunato, Pasquale Villari, Camillo De Meis, Diomede Marvasi, Giacomo Di Chirico, Francesco Torraca, Luigi La Vista. Tutti nomi che faranno la Storia della politica, dell’arte e della letteratura italiana.
Dopo i moti rivoluzionari si rifugiò prima a Cosenza da un amico, poi a Torino e infine si trasferì a Zurigo per insegnare letteratura, forte del tedesco appreso da autodidatta nei suoi tempi del carcere. Poi arrivò la chiamata del destino: nel 1860 Giuseppe Garibaldi era entrato a Napoli e lo richiamò in patria per nominarlo governatore di Avellino.
Dopo l’Unità diventò il primo ministro dell’Istruzione d’Italia, ma non lasciò mai lo studio della letteratura, che portò avanti con numerose pubblicazioni fino alla morte, nel 1883.
Francesco De Sanctis e Morra Irpina: un amore mai finito
De Sanctis era particolarmente affezionato alla sua terra d’origine. Nei suoi scritti la menziona spesso con nostalgia e simbolicamente chiese di essere inserito nel “suo” collegio dell’Irpinia nella prima elezione dopo l’Unità d’Italia.
Anche da adulto tornò nella sua terra natale e, nelle sue memorie, racconta di aver provato a distanza di decenni le stesse sensazioni che ricordava da bambino, quando giocava fra le strade del paese, saliva sui rami di un vecchio fico e mangiava le ciliegie nei campi coltivati.
Ci sono pagine di ricordi talmente vivi che sembra strano immaginare un uomo ormai anziano, sul punto di morte, che nelle sue ultime memorie si dipinge ancora come quel ragazzino che torna nel paese e si emoziona.
Non fu solo oro il suo rapporto con Morra Irpina: una delle più grandi battaglie da docente universitario e ministro dell’Istruzione fu quella di combattere il “provincialismo” e la “mentalità chiusa” che caratterizza le piccole comunità: prendeva spesso il suo paese d’origine come esempio negativo.
Fra le tante attività, Francesco De Sanctis si oppose strenuamente alle punizioni esemplari richieste dal governo italiano dopo l’attentato dell’anarchico Giovanni Passannante a Napoli. Non voleva che, per infamia di un singolo uomo, il nome di una città venisse cambiato (cosa che poi avvenne: Salvia di Lucania diventò Savoia di Lucania).
Ironia del destino volle che, anni dopo, proprio la sua amata Morra Irpina cambiò nome, stavolta però per una ragione d’onore.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
https://www.bicentenariofrancescodesanctis.it/morra-de-sanctis/
http://prolocomorra.altervista.org/paese.html