Print Friendly, PDF & Email

Chi di voi ha mai sentito i propri nonni o genitori citare la famose frase “si è sciolta la Gloria”?
Di sicuro in molti, ma perché si utilizza e quando precisamente? Tutto è legato al Mistero della morte e della Risurrezione di Gesù, delle varie fasi che sono legate a questi due avvenimenti e a tutte le bontà che si preparano a Pasqua.

Da dove origina l’espressione “si è sciolta la Gloria”:


Si parte dal digiuno del Venerdì Santo, giorno che coincide con la crocifissione e morte di Gesù e con la relativa Missa in Coena Domini e si procede con il Sabato Santo. Ed è proprio qui che si introduce il concetto di “si è sciolta la Gloria“.
Se il Venerdì è il giorno della penitenza, il Sabato è quello del silenzio e della meditazione; non si celebrano Messe, né matrimoni, ed è l’unico giorno dell’anno in cui non si può ricevere la Comunione, tranne che gli ammalati gravi. Ci si prepara alla Pasqua della Domenica di Risurrezione.

Ma allora perché “si è sciolta la Gloria” il Sabato Santo?
Perché nella Chiesa delle origini, i Catecumeni, cioè coloro che erano candidati al Battesimo, erano tenuti ad una professione di fede pubblica, prima di riceverlo, e tale rito avveniva durante la Veglia Pasquale notturna; ma intorno al Sedicesimo secolo, tale rito fu spostato alla mattina del Sabato Santo, sia perché il Battesimo fu man mano amministrato ai bambini di pochi mesi, sia perché era diventato eccessivo portare il digiuno fino alla Messa della Veglia del Sabato sera, sia per motivi di sicurezza pubblica.

Pertanto, gradualmente la Veglia si fissò tra l’”ora sesta” (cioè mezzogiorno) e il Vespro (il tramonto). Tuttavia, nella pratica, la Veglia fu di fatto portata al mattino del Sabato Santo e tale prassi venne definita nel Codice di diritto Canonico del 1917, che fissò il termine del digiuno pasquale al mezzogiorno del sabato santo.

La riforma di Pio XII

La Riforma Liturgica della Settimana Santa del 1955, voluta da Pio XII, riportò la Veglia alla notte del sabato, ma, ormai, la tradizione si era consolidata e il Sabato Santo, che veniva anche definito Sabato di Gloria, ha rappresentato per secoli il momento in cui si scioglievano i batacchi, per festeggiare i “neo-battezzati” e cantare il Gloria, anticipando la Veglia a mezzogiorno.

Infatti, da dopo la Missa in Coena Domini del Giovedì Santo, i batacchi delle campane vengono legati tra loro, in modo che non possano suonare nemmeno se mossi accidentalmente dal vento, almeno fino alla Veglia Pasquale.
Nei secoli addietro, invece, a mezzogiorno del Sabato Santo, o comunque dopo la celebrazione che vedeva accogliere i neo catecumeni, i batacchi venivano sciolti e le campane suonavano il Gloria.


Ed ecco che a Napoli, questo avvenimento gioioso veniva festeggiato con l’anticipazione della festa pasquale, cominciando ad assaggiare casatielli, tortani e pastiere.
Irriguardoso? Irrispettoso? No. Tutt’altro, perché una volta anche i bambini rispettavano il digiuno del Venerdì Santo ed esso proseguiva fino al mezzogiorno del Sabato, ora e giorno in cui “si è sciolta la Gloria” e motivo per il quale, ancora oggi, anticipiamo al Sabato l’assaggio dei manicaretti della Domenica di Pasqua.

Yuri Buono

Diventa un sostenitore!

Storie di Napoli è il più grande ed autorevole sito web di promozione della regione Campania. È gestito in totale autonomia da giovani professionisti del territorio: contribuisci anche tu alla crescita del progetto. Per te, con un piccolo contributo, ci saranno numerosissimi vantaggi: tessera di Storie Campane, libri e magazine gratis e inviti ad eventi esclusivi!

  1. Mario Avatar
    Mario

    Bellissima descrizione ma con una piccola pecca: la “Missa in Coena Domini” si celebra il Giovedì della Settimana Santa e non il Venerdì, giornata in cui non si celebra nessuna messa ma solo la Liturgia di Adorazione della Santa Croce.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *