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Quando immaginiamo opere eterne come il Pantheon di Roma, la Grotta di Seiano o il Tempio Duomo del Rione Terra, rimaniamo meravigliati e incantati davanti alla grandezza degli antichi. Ebbene, questi tre luoghi hanno in comune un nome: Lucio Cocceio Aucto, l’architetto dei Campi Flegrei che, ancora oggi, è considerato un maestro in campo ingegneristico.

Grotta di Seiano Lucio Cocceio Aucto
La grotta di Seiano, opera di Lucio Cocceio Aucto

Lucio Cocceio Aucto, fra il Pantheon e il Duomo

Di Lucio Cocceio Aucto sappiamo davvero molto poco. Non abbiamo idea di quale sia il suo volto, dove sia nato e quale sia stata la sua carriera. Alcuni affermano che addirittura non sia mai esistito: sappiamo però che la gens Cocceia esisteva da secoli in Campania (e per giunta è addirittura alle origini dell’Imperatore Nerva).

Forse solo sulla nascita abbiamo qualche dettaglio in più: studi dell’Università di Harvard affermano con buona dose di certezza che fosse originario di Cuma e nato nel I secolo a.C. Gli studiosi più antichi, invece, affermano che sia nativo di Puteolis. Altri ancora affermano che non fosse un cittadino romano, ma un liberto o figlio di uno schiavo liberato.

Quel che è certo è che era estremamente stimato da Marco Vipsanio Agrippa, uno degli uomini più vicini e amici del futuro Imperatore Augusto: era talmente tanto apprezzato che nel 20 a.C. gli fu affidata la progettazione del primo Pantheon nel luogo in cui, ipoteticamente, Romolo ascese in cielo durante una cerimonia religiosa.
Attenzione, però: la struttura attuale è figlia di una ricostruzione realizzata cent’anni dopo, sotto l’imperatore Adriano. Il tempio di Cocceio fu infatti distrutto in buona parte da un incendio, ma ancora oggi rimangono elementi originali.

Un’altra opera che porta la sua firma è il Tempio Duomo di Pozzuoli. Rispetto al Pantheon di Roma oggi può sembrare un monumento di secondo piano, ma in tempi antichi non era così: Puteolis era infatti una delle città più ricche e importanti della civiltà romana. Incredibilmente, anche questo edificio è sopravvissuto ad una completa ricostruzione avvenuta nel ‘600.

In questo caso, insomma, si può dire che le opere parlano al posto suo.

Cocceio non solo fu un architetto eccezionale, ma anche un ingegnere civile e militare straordinario“. La cosa per cui lo ricordiamo maggiormente, infatti, sono le sue infrastrutture viarie.

Grotta di Cocceio a Pozzuoli
La Grotta di Cocceio a Pozzuoli

Una colossale rete di infrastrutture per la Campania Felix

Gli antichi romani, dall’animo pratico e visionario, capirono subito che uno Stato fiorente si basa su infrastrutture evolute e durevoli nel tempo. Ed anche qui il nostro Lucio Cocceio Aucto ci ha lasciato un quantitativo enorme di opere pubbliche e militari che sono sopravvissute alla prova del tempo, anzi, sono state utilizzate quotidianamente dai cittadini fino a un secolo fa: questo è il caso della Crypta Neapolitana, che è rimasta il punto finale di Viale Giulio Cesare fino alla costruzione della Galleria Laziale.

Se pensiamo che quasi tutte le opere hanno poco più di 2000 anni tondi, capiamo l’eccezionale lavoro che fu fatto in quegli anni. Nella sola provincia di Napoli troviamo ad esempio la Grotta di Seiano, la Crypta Neapolitana, il Portus Iulius di Pozzuoli. Forse ha realizzato anche la Crypta Romana, fra Cuma e il Mare, ma non abbiamo certezze.

L’unica infrastruttura che ha conservato il nome dell’autore nel suo nome è la “Grotta di Cocceio“, lunga 1 km, che si trova dalle parti del Lago d’Averno ed oggi versa in un triste stato di dimenticanza. Ha avuto un destino ironico: fu riaperta nel 2018 dopo 73 anni di abbandono ed oggi è ancora da riscoprire.
Se della Grotta di Seiano abbiamo parlato in questo articolo, così come della Crypta Neapolitana, dobbiamo immaginare quanto fosse difficile non solo scavare grotte lunghe chilometri dentro la roccia, senza alcuno strumento moderno, ma anche la progettazione era complicatissima: Cocceio individuò alla perfezione anche i punti di luce, per garantire un’illuminazione naturale nelle cavità, e dei punti in cui garantire il ricambio dell’aria con forature lunghissime, soprattutto immaginando l’uso militare delle strutture (e la quantità elevata di uomini dentro le grotte).

Le opere di Lucio Cocceio Aucto, infatti, non furono solamente per scopi civili o religiosi, ma anche per agevolare le manovre militari: proprio la Grotta di Cocceio, ad esempio, fu commissionata da Agrippa nel 39 a.C. per permettere alle truppe di muoversi fra Pozzuoli e Cuma rapidamente, senza dimenticare la presenza della vicinissima Miliscola, dove c’era la Classis Misenensis.
Con tragica ironia, proprio la grotta di Cocceio rischiò di crollare per colpa di militari: durante la II Guerra Mondiale fu usata come deposito di esplosivi e fatta saltare in aria dai tedeschi. Ma sopravvisse anche a questo.

Pantheon di Roma
Il Pantheon di Roma

L’estetica dell’eterno

In tempi in cui crollano viadotti, monumenti e gallerie, immaginare un oggetto che esiste da 2000 anni manda in tilt anche l’immaginazione più spinta.
E invece le opere di Cocceio sono ancora lì, disseminate fra i Campi Flegrei, per ispirarci con la loro bellezza verso quel senso di brivido che ci regala l’eterno.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Carlo Promis, gli architetti e l’architettura presso i romani, Stamperia Reale, Torino, 1871
Appiano Alessandrino, Delle Guerre Civili et esterne de’ Romani, Casa de’ Figliuoli di Aldo, Venezia, 1551
Scipione Maffei, Verona Illustrata parte seconda, Società Tipografica dei Classici Italiani, Milano, 1825 (c’è un capitolo che parla delle origini di Cocceio)
Senato della Repubblica

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