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Il sottosuolo di Napoli è ricco di storia e di segreti: l’altra faccia della città, quella esoterica ed evocativa, abita a metri di profondità sottoterra. Le Catacombe di San Gennaro costituiscono una parte di questo mondo tanto misterioso quanto affascinante.

Le catacombe di San Gennaro
Le catacombe di San Gennaro

La struttura delle Catacombe di San Gennaro

Le Catacombe di San Gennaro nacquero tra il II e il III secolo d.C. come luogo di sepoltura pagano e ancora oggi, dopo quasi 2000 anni di storia, si trovano nel sottosuolo di Napoli. Il loro ingresso principale è nel cuore del Rione Sanità, non a caso uno dei quartieri più antichi di Napoli. Si estendono al di sotto della collina di Capodimonte per circa seimila metri quadri costituendo una vera e propria città sotterranea. La costruzione di ampi spazi scavati nella roccia è dovuta per lo più alla presenza del tufo, una pietra facilmente lavorabile e al contempo resistente.

La tomba di San Gennaro

Al di sopra della catacomba superiore, luogo di sepoltura dei vescovi, si trova la tomba di San Gennaro. Le notizie riguardo la figura del santo patrono sono incerte, avvolte da leggenda e mistero. Dagli studi di documenti antichi si rileva che il santo nacque nel 272 e divenne vescovo di Benevento. Secondo quanto si è tramandato morì poi a Pozzuoli a causa delle persecuzioni di Diocleziano. La sua salma venne poi portata lontano dal luogo della sua originaria sepoltura e restò per oltre due secoli nel santuario di Montevergine, per poi tornare finalmente a Napoli nel duomo. Sono state discusse a lungo le ipotesi del luogo della sua originaria sepoltura. Da un’omelia dell’VIII sec. e da un passo del Chronicon dei vescovi di Napoli risultava che la tomba di San Gennaro si trovasse in un cunicolo accessibile ai fedeli. Soltanto negli anni Settanta gli scavi hanno riportato alla luce una camera abbandonata e decorata con affreschi tra cui quello di San Gennaro tra il Vesuvio e il monte Somma. Quello ritrovato doveva essere senza dubbio il “cunicolo” di San Gennaro di cui parlavano le scritture. La tomba del santo si trovava inoltre nelle vicinanze di quella di Giovanni I, il quale intorno al 400 aveva portato le spoglie del santo in quel luogo, diventato così meta di pellegrinaggio dei fedeli.

Il patrimonio artistico delle Catacombe di San Gennaro

Nelle Catacombe si trovano affreschi dal II secolo all’epoca bizantina. Del patrimonio artistico spiccano i mosaici bizantini conservati nella basilica dei vescovi. Quello che emerse dagli scavi nel 1971 fu il ritratto di Quodvultdeus un mosaico raffigurante il santo omonimo e altri vescovi. Per questo motivo l’ambiente fu chiamato la cripta dei vescovi. Quodvultdeus era un vescovo di Cartagine vissuto all’inizio del quinto secolo, ma il suo ritratto non è l’unico a rappresentare defunti con sembianze nordafricane. A Cartagine, infatti, le persecuzioni cristiane dei vandali di Genserico costringevano i credenti a fuggire, molti si imbarcavano per Napoli. Questi mosaici sono quindi testimonianza di una realtà molto antica ma già multietnica.

Laura d’Avossa

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