Il diario di Goethe, tenuto nel corso del suo viaggio in Italia costituisce, per storiografi e letterati, una testimonianza incredibilmente importante, un resoconto d’eccezione, un affresco dell’Italia dell’epoca dei lumi e di molti dei suoi grandi pensatori, seppur viziato dallo stupore e dalla meraviglia tipiche del viaggio. Il soggiorno a Napoli di Goethe costituisce forse il segmento più famoso del suo diario, sia per la plasticità e bellezza delle descrizioni, sia per la fortuna che la Napoli dei lumi godette nel successivo panorama storiografico nel corso dell’800′ e del 900′.

La descrizione di Goethe degli spettacoli e delle attrazioni che la Napoli del 700′ presentava ai suoi visitatori risulta ancor oggi a dir poco accattivante, pregna di dettagli e dall’enorme potenziale immaginativo e visivo. Sono ben noti gli innumerevoli apprezzamenti che l’autore del Werther profuse per la capitale del regno, meta tra le più ambite tra i viaggiatori del Gran Tour. Se il rapporto di Goethe con la città risulta ben noto, tuttavia è stata attribuita minor attenzione, almeno da parte del grande pubblico, rispetto ai personaggi che egli incontrò nel corso delle sue peregrinazioni e ai rapporti che ebbe con essi.

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Tra i tanti personaggi visitati dal letterato teutonico nel suo soggiorno presso la capitale del regno uno tra tutti gli fu particolarmente gradito: Gaetano Filangieri. Il filosofo napoletano era all’epoca uno dei maggiori funzionari presso la corte borbonica e, con ogni probabilità, tra gli intellettuali italiani di maggior fama al livello Europeo. La sua Scienza della legislazione lo aveva reso celeberrimo specialmente in Francia e Germania, paesi nei quali la sua opera conobbe un‘ampia diffusione. Goethe non poteva lasciarsi sfuggire, durante il suo soggiorno napoletano, l’occasione di conoscere uno dei geni della sua epoca.

Come avremo occasione di vedere il letterato teutonico instaurò sin da subito un rapporto estremamente cordiale il giurista napoletano, manifestando nel suo diario privato una forte ammirazione per il Filangieri e i suoi lavori. Il colloquio, inoltre, rappresenta una finestra unica per comprendere gli orizzonti culturali di uno dei massimi intellettuali meridionali dell’epoca.

Goethe
Goethe nella campagna Romana, 1787

L’incontro tra i due intellettuali

L’incontro avvenne il cinque marzo del 1787. La “seconda domenica di quaresima” fu trascorsa da Goethe a peregrinare di chiesa in chiesa, ammirando lo sfarzo caratteristico delle chiese partenopee, ricolme di affreschi e dipinti (tratto questo tipico della scuola pittorica partenopea) nonché contraddistinte dal marcato lusso degli arredi sacri e degli elementi scultorei.

L’incontro con il Filangieri avvenne presumibilmente nel Palazzo Filangieri d’Arianello. La descrizione dell’incontro, nei diari del Goethe, inizia con queste parole: “Devo dire brevemente qualcosa di un gran valentuomo, del quale ho fatto la conoscenza in questi giorni. Parlo del cavaliere Filangieri, noto per la sua opera sulla scienza della legislazione. Egli appartiene a quella categoria di giovani egregi, che si prefiggono il bene dell’umanità non disgiunto da un’onesta libertà”. Le qualità morali del Filangieri vengono subito riconosciute da Goethe, seppur forse rinvigorite da un fervore idealistico tipico di una gioventù, alla quale è ancora sconosciuta una certa disillusione.

Napoli, palazzo Filangieri d’Arianello, epigrafe commemorativa del soggiorno di Goethe nella residenza e dell’incontro tra il suddetto e il filosofo napoletano. foto fornita da https://www.google.com/search?q=goethe+napoli&tbm=isch&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwiNwe6Svf_3AhVHOewKHb7tAswQrNwCKAB6BAgBEGc&biw=1349&bih=600#imgrc=ICPpl5Uty0qW0M

Il Filangieri viene descritto come uomo fedele alla causa della corona, “pur non approvando tutto quel che avviene”, distante dall’idea di un sovrano dispotico “anche se campata semplicemente in aria”. Il colloquio tra i due proseguì poi principalmente legandosi alla filosofia Europea: “discorre volentieri di Montesquieu, del Beccaria, non meno che dei suoi lavori”. Il Filangieri si mostrò quindi al Goethe come uomo peculiarmente ferrato nel campo della cultura Europea, poliedrico nei suoi interessi e ben cosciente dei dibattiti filosofici e politici del suo tempo.

La descrizione dell’incontro si conclude con un evento particolare: Gaetano Filangieri presenta a Goethe le opere di Giambattista Vico: “mi ha fatto conoscere un antico scrittore, dalla cui sapienza senza fondo questi moderni giuristi italiani vanno quanto mai lieti e superbi. Il suo nome è Giambattista Vico, e lo antepongono al Montesquieu”. Il Vico viene quindi presentato come una sorta di pensatore nazionale del regno di Napoli e d’Italia, rappresentazione tipicamente preromantica e caratteristica del pensiero tedesco, ravvisabili tuttavia principalmente nell’ottocento: “e’ cosa ben degna, che una nazione possegga un tal patriarca”.

Silvio Sannino

autore anonimo, fine 700′, Gaetano Filangieri

Bibliografia

Johann Wolfgang Goethe: Viaggio a Napoli, estratto del più ampio diario Viaggio in Italia, traduzione di Eugenio Zaniboni, edizioni Intra Moenia, testo originale del 1787, ristampa del 2017

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