Qualora vi troviate in una situazione che potrebbe avere del paradossale, come uno sconosciuto che vi guarda e vi scruta e a un certo punto vi chiede una intervista, non reagite male. Anzi, ritenetevi fortunati, perché potreste diventare il nuovo volto di La gente di Napoli-Humans of Naples, il progetto vincente a cura degli psicologi Vincenzo De Simone, Vittorio Sarnelli, Virginia Santoro e Maurizio Iengo, e di Ciro Pizzo, sociologo e docente dell’Università Suor Orsola Benincasa e di Massimo Di Roberto, psicologo e docente dell’Università Suor Orsola Benincasa.
Si tratta di una ricerca iniziata nel 2013, quando Vincenzo De Simone, allora studente universitario 22enne di Psicologia proveniente da San Giorgio a Cremano, iniziò a chiedersi come mai Napoli fosse così tanto chiacchierata. Una città così poliglotta, aperta a tante culture, sempre in movimento, solare, giovanile, eppure così spesso criticata. Scoprire cosa pensasse la gente della città era diventato più di una missione, bisognava farne uno studio più approfondito.
Da New York a Napoli per scoprire la città
Abbiamo raggiunto Vincenzo al telefono, eppure la sensazione è stata quella di avere un amico di sempre davanti a te. Ciò che sorprende è che quello di “La gente di Napoli-Humans of Naples” sia un progetto nato da un’idea americana, Humans of New York, dove a parlare sono i volti delle persone, riprese grazie allo scatto arguto di Brandon Stanton, che dal 2010 fotografa passanti per strada e lascia che siano loro a raccontare le loro storie.
Molto simile è ciò che Vincenzo De Simone ha riportato tra i vicoli di Napoli. Sono due le domande che pone ai futuri protagonisti della sua ricerca: cosa significa vivere a Napoli e essere Napoletani. Con quasi 1.000 volti immortalati per altrettante risposte, quello made in Napoli è certamente il progetto europeo con più seguito. Sì, infatti, sulla scia del capostipite americano, si aprirono tantissime altre realtà, ma quella che ha resistito nel corso degli anni, andandosi a ingrandire sempre maggiormente, è di sicuro quello inerente a Napoli.
“A Napoli, credo che le storie risultino per forza più interessanti. Quello che ha questo popolo nel DNA è difficile ritrovarlo altrove“. Alla fine, che differenza c’è tra Napoli e New York, qui si sente il profumo della pizza e della sfogliatella, lì di hot dog e patatine.
La storia di “La Gente di Napoli”
“La prima volta mi feci accompagnare dai miei amici, ero troppo timido“. Non sembrerebbe, eppure il ragazzo che oggi vanta il record di fermate in mezzo alla strada, non è sempre stato così sicuro di sé. All’inizio è stato difficile, per via del suo carattere introverso: “Grazie a La Gente di Napoli sono riuscito a migliorarmi, a trasformare un mio limite in un mio punto di forza. Adesso non ho più problemi nel relazionarmi con gli sconosciuti ed è soprattutto grazie a questa incredibile ricerca” – ha detto Vincenzo De Simone.
Sono passati tanti anni da quelle prime uscite e a fargli compagnia come un’amica c’era sempre la sua fidata macchina fotografica, con la quale è riuscito a immortalare i volti e l’animo dei napoletani, ma non solo. Nel suo caso studio ci sono anche turisti, stranieri che si ritrovano a passeggiare per la prima volta tra le strade della nostra Partenope.
Questa raccolta di foto e di pensieri che ha l’obiettivo di suscitare autocritica, grazie al fatto che leggendo il pensiero di una persona è possibile combattere contro gli stereotipi su Napoli, nel tempo ha collezionato commenti e versioni di Napoli mai viste prima. Come quello di un turista danese, il quale asseriva che a Copenaghen e in tantissime altre città c’è molta più sporcizia e traffico di Napoli.
E chi glielo dice ora agli odiatori seriali del Meridione?
I protagonisti
Vincenzo, prima di scegliere la sua futura storia, studia il personaggio, lo guarda bene e soprattutto lo porta ad essere fotografato in un luogo dove c’è una particolare luce. Durante il suo percorso, la ricerca infatti ha rivelato che le persone tendono a dare risposte più positive se messe a proprio agio, in un contesto amichevole e solare: “Sul Lungomare ricevo risposte bellissime, romantiche su Napoli, che non riesco a ottenere in nessun altro luogo”.
Difficile da credere, eppure nei suoi quasi 1.000 volti, non c’è nessuno che abbia raccontato Napoli in modo simile, ognuno attraverso la propria personalissima visione ha cercato di dare un punto di vista diverso rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare. Oggi La Gente di Napoli-Humans of Naples conta quasi 40.000 folowers sui social, innumerevoli esposizioni e un documentari (clicca qui): mica male per chi pubblica dei “semplici volti”.
Persone che ogni giorno incontriamo, ci passiamo davanti o semplicemente non ce ne accorgiamo, ma che hanno quel famoso “qualcosa da dire”, ripetuto a voce alta da Antonio Capuano in “E’ stata la mano di Dio”. Tantissime storie sono state raccontate, ma Vincenzo, da curioso irreprensibile ha ancora il coraggio di dire: “Ancora non ne so abbastanza“.
Oltre la gente comune, tra i protagonisti più noti che è riuscito a cogliere con la sua macchina fotografica ci sono I Ditelo Voi, Vincenzo Salemme, Toni Servillo, Jorit, ma soprattutto quello più inaspettato, Alberto Angela. “L’ho incontrato a Pompei e tra una folla di fotografi e giornalisti, lui indicò me e così ci facemmo questa breve, ma intensa camminata, culminata con lo scatto e le due domande“.
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