San Francesco Caracciolo fu principe, pellegrino, mendicante, Santo e infine Patrono. Nella sua breve vita, finita a 44 anni, spese il tempo che aveva a disposizione al servizio del Signore, essendogli grato ogni giorno per la vita che gli era stata ridata. Un santo che ha una certa importanza anche in cucina essendo protettore dei cuochi, da cui viene omaggiato con preghiere e piatti tipici di ogni Regione.
Segnato dalla malattia, ma avvicinato alla fede
Ascanio Caracciolo, nome del santo prima della conversione a Dio, nasce il 13 ottobre 1563, in Abruzzo. Ai suoi tempi poteva essere considerato un uomo fortunato e con un avvenire felice, perché appartenente a una famiglia nobile. I Caracciolo, infatti, erano un’antica famiglia originaria della città di Napoli che aveva personaggi di grande importanza, tant’è che re Ferdinando disse: “A Napoli non mancano né la monnezza né i Caracciolo“.
A soli 22 anni il giovane Ascanio si ammala di una malattia infettiva, si pensa la lebbra, da costringere la sua famiglia a segregarlo in un sotto scala dell’enorme villa in cui abitavano.
Questo fu un momento di dolore, ma anche di grande riflessione per futuro santo. Rinchiuso tra quelle quattro mura e stremato dalla malattia, che gli aveva addirittura sfigurato il volto, si affidò alle mani di Dio, facendo voto di conversione, semmai fosse guarito.
Miracolosamente, il giovane guarì da quella malattia che ai tempi era considerata incurabile e subito iniziò la sua conversione al sacerdozio, diventando Francesco. Da principe si spogliò di tutti i suoi beni terreni, seguendo la sua devozione a san Francesco D’Assisi da cui riprende il nome, abbracciò Santa Povertà e si mise al servizio dei più poveri e bisognosi.
Si trasferì a Napoli e fondò insieme ad Agostino Adorno e Franco Caracciolo l’Ordine dei Chierici Regolari Minori. L’Ordine si diffuse prima a Napoli, poi grazie all’approvazione del Vaticano a Roma e anche in Spagna, in occasione di uno dei pochi viaggi che san Francesco Caracciolo potè fare prima della sua prematura morte ,all’età 44 anni.
Morto l’Adorno, il futuro Santo divenne il capo dell’Ordine, che venne ribattezzato in suo nome Ordine dei padri Caracciolini. Morì il 4 giugno 1608 ad Agnone, in Molise, mentre era di ritorno da un pellegrinaggio iniziato nel maggio dello stesso anno, verso il santuario della Madonna di Loreto. In questa occasione fu l’unico pellegrino a cui fu permesso di pernottare all’interno dello stesso santuario. Proprio quella notte la Madonna gli apparve in sonno e gli predisse la sua vicina morte.
Si racconta che dopo il suo funerale, celebrato ad Agnone, i fratelli caracciolini volessero portare la salma a Napoli nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Ma gli abitanti del paesino molisano volevano a tutti costi che non fosse spostata, questi allora pensarono di nascondere il cuore del santo all’interno della cappella, tanto da non essere più trovato.
San Francesco Caracciolo Patrono dei cuochi
I cuochi dell’ordine caracciolino, a fine degli anni Novanta, non avendo nessuno a cui indirizzare le proprie preghiere, scelsero san Francesco Caracciolo come loro Patrono. Ci sono delle motivazioni più precise per cui egli è stato chiamato a proteggere questa importante categoria di lavoratori che custodisce le tradizioni culinarie italiane.
Il primo motivo è che San Francesco era il precursore dell’adorazione circolare continua, cioè colui che era sempre in adorazione, pregando per tutta la famiglia. Quindi, come non associare la cucina, che è il focolare della casa, alla famiglia?
Il secondo, invece, è legato alla famiglia di provenienza del Caracciolo. Nella sua casa paterna, cioè Villa Santa Maria, si era presa l’abitudine di mandare i propri garzoni nel palazzo di Napoli, per imparare dai famosi Monzù l’arte della cucina. Possiamo quindi considerare la famiglia Caracciolo come i precursori della formazione alberghiera Italiana.
Dal 2015 è stato innaugurato il cammino di san Francesco, in ricorrenza del centenario della sua morte e santificazione. Il percorso parte dall’Abruzzo, per poi attraversare la Campania, le Marche e infine il Molise, dove è custodito il cuore, mai più trovato del santo. Durante questo lungo cammino è bello fermarsi e ristorarsi in tutte le taverne locali in cui ci si imbatte, che propongono piatti tipici delle regioni e menù ad hoc per i pellegrini.
Bibliografia
https://www.treccani.it/enciclopedia/santo-francesco-caracciolo_%28Dizionario-Biografico%29/
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