Di Totò tutti conosciamo il genio artistico e la grande simpatia che gli permisero di fare la storia del cinema. Non tutti sanno, però, che il principe della risata aveva anche una spiccata sensibilità animalista. L’amore tra Totò e i cani portò, infatti, il grande comico napoletano a rilevare un ospizio dove accolse oltre 200 cani randagi, che salvò dalla strada.
In varie interviste, Totò spiegò il perché di questa sua passione: considerava spesso i cani migliori degli esseri umani e non sopportava il fatto di vedere creature tanto indifese abbandonate per le strade.
“Il cane è tra il bambino e l’angelo”, con queste parole il principe descrisse i suoi amici a quattro zampe. Così, con il suo “Ospizio dei trovatelli” decise di dare rifugio a centinaia di randagi: scopriamo questa incredibile storia!
Totò e i cani, il grande amore del principe
I talenti di Totò erano molteplici. Oltre che prolifico attore, fu anche un poeta e dei suoi componimenti il più famoso è senz’altro “‘A livella“. Non tutti sanno però che il principe dedicò una poesia al suo cane Dick, che apparve anche nel film “Totò a Parigi“. I primi versi della poesia recitavano: “Tengo ‘nu cane ch’è fenomenale, se chiama “Dick”, ‘o voglio bene assaje. Si perdere l’avesse? Nun sia mai!”. Questi versi furono purtroppo premonitori. Infatti, a Totò accadde proprio di perdere le tracce del suo amato Dick durante le riprese del film “Totò cerca moglie“. Per fortuna, dopo giorni di preoccupazione, tornò da solo a casa.
Quella di Dick non è però l’unica storia che racconta il rapporto tra Totò e i cani. Si ricorda, per esempio, di un trovatello di nome Mosè, che segnò la vita di Antonio De Curtis: questo fu infatti investito da un’auto e perse l’uso delle zampe. Fu Totò a salvarlo, e grazie a lui e al dottor Mascia il piccolo Mosè poté tornare a camminare, con l’ausilio di una protesi a rotelle. Proprio insieme al dottor Mascia, Totò decise di acquistare un ospizio per cani randagi appartenente a un’anziana signora, che ne accoglieva in quel momento circa cento. Nacque così “L’Ospizio dei trovatelli“.
L’ospizio dei trovatelli di Totò
Quello tra Totò e i cani del suo “Ospizio dei trovatelli” fu un amore incondizionato. Negli anni la struttura arrivò ad ospitare più di duecento cani, la missione del principe iniziò così ad incuriosire i giornalisti e il pubblico.
In un intervista ad Oriana Fallaci pubblicata su “L’Europeo” nel 1963, Totò rispose alla domanda sul perché si prestava a recitare in “quei brutti film” proprio citando il suo impegno verso i tanti cani che accudiva: “…sa: la vita costa, io mantengo 25 persone, 220 cani… I cani costano…”.
La Fallaci chiese allora cosa se ne facesse Totò di 220 cani, e il principe rispose: “Me ne faccio, signorina mia, che un cane val più di un cristiano. Lei lo picchia e lui le è affezionato l’istesso, non gli dà da mangiare e lui le vuole bene l’istesso, lo abbandona e lui le è fedele l’istesso. Il cane è nu signore, tutto il contrario dell’ uomo.”
Totò credeva davvero che gli animali fossero più nobili delle persone, raccontava infatti nella stessa intervista che il suo cane Dick era un barone, mentre il suo pappagallo Gennaro un cavaliere: “Li ho investiti io”, in quanto principe, riferì ironicamente.
La vicenda di Totò e i cani del suo ospizio fu raccontata anche dai giornalisti di Controfagotto, trasmissione Rai del 1961, che realizzarono un servizio dedicato all’opera di solidarietà del principe. In questa occasione Totò raccontò di uno dei tanti ospiti del suo rifugio, che era addirittura sopravvissuto per ben tre volte alla camera a gas del canile, nascondendo il muso nel pelo degli altri sventurati randagi destinati alla soppressione. Così ebbe salva la vita e fu liberato, per poi essere accolto nella struttura.
La storia di Totò e i cani dell’Ospizio dei trovatelli racconta tutta la sensibilità di Antonio De Curtis, il genio napoletano della comicità, la cui generosità resta oggi indimenticata.
Sitografia
Intervista di Oriana Fallaci a Totò, www.antoniodecurtis.com
“Dick”, poesia di Totò, www.filastrocche.it
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