Castellammare di Stabia
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I portoni si alternano, come grandi bocche spalancate, ti spingono a entrare. Le scale, metaforiche lingue, ti invitano a esplorare questi palazzi un tempo più ricchi e solidi. Sono loro che formano la via onirica per scoprire Castellammare di Stabia.

I negozietti del centro storico sembrano congelati nel tempo. Facendo quattro chiacchiere con i proprietari, ti raccontano che una volta erano pieni, mentre oggi c’è poca gente nelle strade del cuore antico della città. Eppure è un centro bellissimo, una striscia di palazzi incuneata tra il mare, il monte Faito e le prime avvisaglie della Penisola Sorrentina

I vicoli, piano piano diventano scale e più si avvicinano alla Circumvesuviana, più ospitano palazzi ancora sventrati dal terremoto dell’Irpinia.

Le mura sono squarciate e dentro appaiano, come organi di un’antica fiera ferita, scale, stanze, pianerottoli. Il tutto ormai ricoperto da piante e muschi. Questi splendidi scheletri meriterebbero un restauro, se sono ancora in piedi da quarant’anni, si sono ben guadagnati di non essere abbattuti, ma restaurati e reintegrati nelle parti mancanti.

Sopra, sulle colline, troneggia il castello, con le sue mura protese verso il mare. Sembra abbracciare la città con occhio benevolo. In fondo è consapevole che tra i suoi vicoli esiste un universo di anime, un teatro vivente che ha scelto queste strade come palcoscenico. 

Centro storico Castellammare di Stabia, foto di Luca Fortis

Castellammare di Stabia dove nacque Raffaele Viviani

Tra i vicoli del centro storico vi è la casa dove nacque Raffaele Viviani, il mostro sacro del teatro napoletano. Anche se fin da piccolo Viviani andò a vivere con la famiglia a Napoli, Castellammare di Stabia custodisce gelosamente le origini tra i suoi vicoli. 

Viviani era già famoso da bambino, già calcava i palcoscenici. È considerato colui che, più di ogni altro, decise di far teatro in dialetto napoletano, senza mai ammorbidirlo o italianizzarlo, per renderlo più comprensibile. 

Nessuno come lui seppe raccontare le storie del popolo che animava le strade di Napoli e delle cittadine della sua provincia. L’unico modo per poter comprendere la poetica di questo mostro sacro del teatro, è tuffarsi nelle sue opere.

Centro storico di Castellammare di Stabia, foto Luca Fortis

Annibale Ruccello e Castellammare di Stabia

Un’altra delle anime che hanno solcato i vicoli di questa città e i cui passi hanno lasciato un’orma indelebile, è Annibale Ruccello, attore, regista, drammaturgo e studioso della cultura e della lingua napoletana, nato e cresciuto a Castellammare di Stabia. Ruccello, è scomparso a soli trent’anni, nel 1986 in un incidente stradale, mentre tornava a Napoli da Roma, con l’amico e attore Stefano Tosi, morto anch’esso nell’incidente.

Una delle sue opere più famose, scritta a ventiquattro anni, è Le Cinque Rose di Jennifer. 

Jennifer è un travestito malinconico, romantico e molto sensibile che vive in un monolocale a Napoli. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Una storia dura e poetica, che ancora oggi incanta chi la legge. Jennifer si consuma in un’asfittica abitazione, emblema di una umanità ai margini, e della più generale condizione umana nell’alienante società contemporanea.

È la prima volta che viene raffigurato un transessuale in tutta la sua umanità e non come una macchietta comica, il successo fu immediato. 

Un’altra opera molto conosciuta di Ruccello è Ferdinando. 

La pièce racconta di Donna Clotilde, baronessa borbonica in decadenza, che decide di vivere gli ultimi anni della sua vita nella sua casa di campagna nell’area vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia.

“Ovviamente – raccontava Ruccello – non mi interessava minimamente realizzare un dramma storico, accanto a questa lettura più palese e manifesta prende corpo l’analisi e il tentativo fotografico di messa in evidenza dei rapporti affettivi intercorrenti fra quattro persone in isolamento coatto. Gli odi, i desideri, le bramosie sessuali, le vendette, le sopraffazioni, le tenerezze, gli abbandoni, fra quattro personaggi, tutti perduti, dannati da una storia diversa per ognuno, ma sempre inclemente e perfida. La forma utilizzata per narrare queste intenzioni è inizialmente quella del vecchio romanzo realista che lentamente si degrada in romanzo d’appendice, se non in romanzo vero. E questo degradarsi della forma narrativa va di pari passo con il degradarsi della vicenda e dei personaggi”.

Annibale Ruccello è considerato uno degli autori teatrali più interessanti della seconda metà del Novecento.

Centro storico di Castellammare di Stabia, foto di Luca Fortis

I cantieri navali

Tra il centro storico e il mare, sia nella parte della cittadina che va verso la Penisola Sorrentina, sia in quella che va verso il Sarno e lo Scoglio di Rovigliano, esistono una miriade di cantieri e piccole industrie, alcune ancora in funzione, altre abbandonate. 

I più famosi di tutti sono i cantieri navali, oggi appartenenti a Fincantieri. Di epoca borbonica, qui vennero costruite le più importanti navi del Regno delle due Sicilie, del regno di Murat e successivamente molte delle navi più famose del nascente stato italiano, basti citare l’Amerigo Vespucci

Ancora oggi enormi navi o parti di esse, vengono costruite sotto gli occhi dei passanti. Fermarsi a vedere queste creature prendere vita, è sempre emozionante. Basta passeggiare sul lungomare, andando in direzione della Penisola Sorrentina, per vederle nascere e crescere, rimanendo in pieno centro. 

Sempre nelle vicinanze esiste uno splendido mulino abbandonato, bellissimo esempio di archeologia industriale che meriterebbe di essere valorizzato. 

Accanto a Fincantieri vi sono gli stabilimenti della CorderiaLo Stabilimento fornisce tutti i tipi di cordami, nonché attrezzature navali: reti di tutti i tipi, parabossoli, ponte di volo, biscagline, tappetini, paglietti. 

L’origine della Corderia è strettamente legata alla storia del locale cantiere navale che nasceva nel 1773, su ordine del Re Ferdinando IV di Borbone, nel luogo dove già da oltre due secoli venivano riparate e costruite barche e piccoli velieri.

A partire dal 2001, la Corderia venne affidata alla gestione dell’Agenzia Industrie Difesa, con l’obiettivo di operare un “dual use” della produzione, così da rilanciare le attività, dapprima di esclusivo utilizzo militare, anche sul mercato civile.

La Fincantieri di Castellammare di Stabia, foto di Luca Fortis

Le terme di Castellammare di Stabia

Grazie alla presenza di 28 distinte fonti minerali, ricorda il sito del Fai, divise in Antiche Terme e Nuove Terme, le terme di Castellammare di Stabia possono infatti fregiarsi di una varietà idrica senza paragoni, comprensiva di numerose tipologie di acque solforose, bicarbonato-calciche e medio minerali, in grado di approvvigionare lo stabilimento con una pluralità di risorse utile da reinvestire nei più disparati trattamenti clinici ed estetici.

Purtroppo però molti dei siti termali sono chiusi da anni e la città non riesce a sfruttare a pieno questa fantastica risorsa. Per ora molti sono visitabili solamente esternamente le belle architetture che ospitavano le terme, sembrano teatri vuoti, senza attori e spettatori.

Le terme di Castellammare di Stabia, foto di Luca Fortis

Le ville romane di Stabiae e la Reggia di Quisisana

Stabiae, l’antica Castellannare di Stabia, svolgeva un importante ruolo strategico e commerciale già in età arcaica, nel VIII secolo a.C.  Il maggior addensamento abitativo va collocato tra la distruzione della città da parte di Silla, nel 89 a.C. e l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In questo periodo, sul ciglio settentrionale del poggio di Varano, sorgono numerose villae in posizione  panoramica, concepite prevalentemente a fini residenziali, con vasti quartieri abitativi, strutture termali, portici e ninfei splendidamente decorati.

Attualmente è possibile visitare solo alcune di queste ville  non ancora completamente indagate: Villa S. Marco che, con una superficie di 11.000 mq., è una delle più grandi tra le villae romane a carattere residenziale; Villa Arianna, la più antica, che deve il nome alla grande pittura a soggetto mitologico rinvenuta nella parete di fondo del triclinio e  la villa detta ‘Secondo complesso’, separata da villa Arianna da una stradina.

La Reggia di Quisisana, a Castellammare di Stabia, fu costruita nel XIII secolo dai sovrani angioini come luogo di villeggiatura e di cura, ma fu solo con gli interventi condotti da Carlo III di Borbone tra il 1765 e il 1790 che il palazzo assunse l’aspetto attuale

Il complesso, che rispecchiava l’idea del  “palazzo di caccia e villeggiatura”, ha una struttura ad elle così da godere da un lato di una splendida vista sul golfo e dall’altro di essere meglio collegato a Castellammare.

Dopo alcuni decenni di abbandono, il palazzo è stato oggetto all’inizio del 2000 di un grande intervento di restauro terminato nel 2009 e che ha restituito l’antico splendore. Oggi il complesso è al centro di un grande progetto di valorizzazione sotto la direzione del Parco Archeologico di Pompei che mira a renderlo sede di un museo dedicato alle ricche ville romane di Castellammare di Stabia e dove saranno esposti i magnifici affreschi e i reperti attualmente conservati all’Antiquarium. 

Il lungomare di Castellammare di Stabia

Raccontare tutti i luoghi che andrebbero visti a Castellammare di Stabia, è pressocché impossibile, in quanto la cittadina è ricchissima di arte e storia, ma non si può non concludere questa “onirica” passeggiata in questo splendido luogo, se non passeggiando per il bel lungomare, pedonalizzato da qualche anno. 

Quanto il centro storico appare splendidamente addormentato e decadente, quanto il lungomare è vivo, pieno di ristoranti, bar e gioventù. 

È un teatro vivo, pieno di nuova linfa, in cui ogni giorno innamorati, ragazzi che si divertono, anziani soli che passeggiano, gente che porta a spasso il cane o va al ristorante, imprimono le loro impronte sulla grande spiaggia. Uno spettacolo vivo, un’esplosione di storie che si intrecciano, che si sfiorano, che dimostra come la città sia ancora estremamente viva. Ora si tratta di portare questa nuova linfa, anche nel vecchio centro, tra i suoi vicoli labirintici. 

Pescatori sul lungomare di Castellammare di Stabia, foto Luca Fortis

La Cassarmonica di Castellammare di Stabia

Centro della bella passeggiata sul mare è la grande Cassarmonica in stile liberty, la struttura fu progettata dall’architetto Eugenio Cosenza e consegnata alla città il 28 aprile 1900. 

Distrutta nel 1909 da una libecciata, fu ricostruita dallo stesso architetto che ne abbassò l’altezza, creando in cima uno sfiatatoio e addolcendo le forme.

Distrutta nel 1909 da una libecciata, fu ricostruita dallo stesso architetto che ne abbassò l’altezza, creando in cima uno sfiatatoio e addolcendo le forme. La Cassarmonica, uno dei simboli di Castellammare di Stabia, è fra i pochissimi podi bandistici d’Italia e tra essi il più grandioso e di notevole interesse artistico in stile ispano-moresco.

Dalla Cassarmonica si scorge un’incredibile vista sul Vesuvio. 

La Cassarmonica di Castellammare di Stabia, foto Luca Fortis

La foce del Sarno e lo Scoglio di Rovigliano

Camminando sul lungomare, in direzione di Napoli, passata un’area di vecchi cantieri abbandonati, ecco la foce del Sarno e lo splendido Scoglio di Rovigliano, con la sua torre. Due luoghi che rappresentano l’emblema di una terra che non sa valorizzarsi. Tra la foce del fiume, oggi pesantemente inquinata e lo scoglio, ricco di fascino e storia, ma anch’esso in stato di abbandono, nidificano moltissime specie di uccelli, tanto da essere un santuario per il birdwatching.

In un paese normale, sia lo Scoglio di Rovigliano con la sua torre, che la foce del Sarno, santuario dell’ornitologia, dovrebbero essere un paradiso tutelato, pieno di turisti a caccia di natura. Invece, sono entrambi ridotti a un cumulo di sogni andati a male, a un amaro risveglio, dopo un bel sogno. 

Castellammare di Stabia è un sogno, un luogo onirico, pieno di contraddizioni. Un sogno che aspetta solo di essere interpretato da occhi curiosi, amanti del grande teatro che è la vita. 

Foce del Sarno e Scoglio di Rovigliano, foto Luca Fortis

Bibliografia

Annibale Ruccello, Teatro, Milano, Ubulibri, p. 141

Mariano d’Amora, Se cantar mi fai d’amore. La drammaturgia di Annibale Ruccello, Roma. Bulzoni, 2013

Annibale Ruccello, Teatro. Annibale Ruccello, Ubulibri (collana I testi), 2005, p. 164

Sitografia

http://pompeiisites.org/reggia-quisisana/

http://fondoambiente.it/luoghi/cassa-armonica?ldc

http://pompeiisites.org/stabiae/

http.//www.agenziaindustriedifesa.it/unita-produttive/stabilimento-militare-produzione-cordami-castellammare-di-stabia/

http/fondoambiente.it/luoghi/terme-nuove-stabiane?ldc

http://www.birdingplaces.eu/it/birdingplaces/italy/foce-del-fiume-sarno

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