L’antichissima città di Nuceria poteva disporre su propri caratteri di scrittura: l’alfabeto nucerino. Si tratta di un insieme di grafemi che si distinguono da altri omologhi centro-italici, il cui studio è reso difficoltoso dalle poche testimonianze che al giorno d’oggi sono conservate. Ma in cosa consiste questo alfabeto? Ma soprattutto: quando fu in uso?
La grande Nuceria
Sulla gloriosa e antica storia di Nuceria abbiamo già dedicato un articolo a parte.
Basta qui ricordare che il toponimo Nuceria è di derivazione latina, ma la fondazione della città è ben più remota. La leggenda vuole che l’abitato fosse fondato dal popolo dei Sarrasti, discendenti delle popolazioni pre-elleniche. In realtà la fondazione avvenne tra il VII e il VI secolo a.C., quando le popolazioni autoctone decisero d’insediarsi verso il mare.
L’antico nome di Nuceria pare fosse dunque “Nuvkrinum” che letteralmente significa “nuova rocca“. Il suo territorio fu abitato da Etruschi, Oschi, Sanniti e Romani: un crogiuolo di diverse culture autoctone del centro Italia. L’importanza di questo luogo è testimoniato da ritrovamenti di tombe risalenti anche all’Età del Bronzo. Parte di questi reperti sono custoditi all’interno del Museo Archeologico Provinciale dell’Agro Nocerino a Nocera Inferiore.
Nel periodo che va dalla dominazione etrusca a quella romana, Nuceria fu uno dei centri più importanti della Campania al punto da battere moneta propria e da utilizzare uno specifico alfabeto: l’alfabeto nucerino, appunto, come venne poi chiamato in seguito dagli studiosi!
L’alfabeto nucerino
L’alfabeto nucerino viene spesso citato anche con i termini “protocampano” o “paleoitalico“. La sua elaborazione potrebbe essere avvenuta non dopo gli inizi del VI secolo condividendo diversi punti in comune con le numerose popolazioni italiche del territorio, pur distinguendosi per un certo livello di autonomia.
Questa indipendenza è provata da una serie di grafemi (come quello cosiddetto “ad alberello“) che non è facile ritrovare in altri alfabeti. L’alfabeto nucerino è di direzione sinistrorsa (quindi la sua scrittura procede da destra a sinistra) e utilizza due linee parallele in funzione di separatore tra una parola e l’altra.
Ovviamente gli studi sull’argomento sono in divenire, pertanto non tutte le informazioni sono chiare e precise.
Le testimonianze dell’alfabeto nucerino
La prima attestazione che riporta un’iscrizione in alfabeto nucerino si può ammirare nel già citato Museo Archeologico Provinciale di Nocera Inferiore. Si tratta di un “oinochoe“, un contenitore utilizzato per mescere il vino, molto simile a una brocca e realizzato in bucchero (tipo di ceramica nera e lucida molto sottile e leggera).
Il manufatto fu ritrovato nel 1964 in occasione di uno scavo a Nocera Superiore, in località Pareti, che ha fatto emergere un corredo funebre composto da diversi oggetti e databile 570-520 a.C.
Sulla superficie del vaso è incisa un’iscrizione in alfabeto nucerino traducibile nell’alfabeto latino come “Bruties esum” ovvero “sono di Bruto“. Il vaso, dunque, sta dichiarando la sua appartenenza a un soggetto specifico.
Il vaso sopra descritto non è l’unica testimonianza. Vi sono altre due iscrizioni provenienti dall’area di Sorrento e da quella di Vico Equense, anch’essi importanti per gettare luce su uno dei tanti motivi di vanto del territorio dell’Agro Nocerino Sarnese.
Bibliografia
- G. COLONNA, Le iscrizioni di Nocera e il popolamento pre – paleosannitico della valle del Sarno, in “A. PECORARO, Nuceria Alfaterna e il suo Territorio. Dalla fondazione ai Longobardi”, Aletheia, 1994.
- L. AGOSTINIANI, Sulle procedure di analisi dei sistemi di scrittura e sulla rappresentazione di /f/ nell’alfabeto nucerino, in “Dósis d’olíge te phíle te : studi per Antonella Romualdi”, Polistampa, 2013.
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