L’inquieta Imperatrice d’Austria fece numerose volte tappa a Napoli e non solo, visitando anche Sorrento, Capri e gli scavi archeologici di Pompei.
Diario di viaggio
Dall’11 novembre 1890 e nei successivi cinque giorni, Elisabetta di Baviera (1837-1898), nota come Sissi, Imperatrice d’Austria e Regina d’Ungheria, visitò Napoli un’ennesima volta. Le cronache del tempo ci raccontano di numerosi soggiorni a Napoli, Caserta, Pompei, Capri e Sorrento, ma è attraverso il racconto della Contessa Irma Sztàray, che si scopre dell’entusiasmo dell’Imperatrice nel tornare volentieri nei luoghi della Campania Felix.
Dal testo edito dalla casa editrice triestina Mgs Press: “Elisabeth gli ultimi anni”:
“Sentirmi la collaboratrice di questo fortunato artista mi procura una grande gioia. Descrivendola com’era, attraverso il mio affetto più caloroso, ho l’impressione di fare qualche cosa per lei”. Così scriveva la contessa Irma Sztàray riguardo al memoriale da lei scritto sugli ultimi anni di Elisabetta. La contessa, sua dama d’onore, accompagnò l’Imperatrice in numerosi viaggi (dal 1 dicembre 1894 fino all’appuntamento con la morte a Ginevra il 10 settembre 1898) durante i quali visse momenti che in seguito definirà i più belli della mia vita. Da Algeri a Cap Martin, da Merano a Corfù, da Torino a Madonna di Campiglio, da Parigi a Sanremo passando per Montecarlo.
Su e giù per la città
Nel dettaglio narra di due dei periodi di soggiorno nella città di Napoli (nel 1895 e nel 1896) in cui Elisabetta si dedicò alle visite culturali, naturalistiche e culinarie in giro per vicoli, strade, piazze e giardini ma anche alle spese nelle migliori botteghe artigiane. Ammirava la vista da Castel Sant’Elmo, correva come una locomotiva sul Vesuvio, gustava gelato alla violetta al Caffè Gambrinus (tutt’ora disponibile al banco gelati), portando con sé a Vienna la ricetta per consegnarla alla pasticceria Demel (nei pressi della Hofburg, il complesso dei palazzi di potere e residenza imperiale).
Inoltre l’imperatrice si pose come obiettivo far innamorare la contessa Irma della città partenopea preparandole un completo itinerario e incentivandola a girovagare per scoprire la vera essenza di Napoli che lei stessa vantava di conoscere. La contessa inizia così il racconto di quei nuvolosi giorni del 1895. “Il Miramare levò l’ancora e puntò verso Napoli”. La narrazione poi procede in modo del tutto inaspettato subito dopo aver citato il celebre detto “Vedi Napoli e poi muori”. Irma ci racconta stupita di “vedere Napoli sotto la neve” proseguendo con la descrizione del paesaggio. “La citta e tutto intorno ad essa era bianco, solo il mare era di un blu acceso, e i raggi del sole che si riflettevano sull’acqua scintillavano sul bianco della terra.”
Poi Sisi e il suo entourage cominciarono il loro itinerario. L’imperatrice “con un sorriso di soddisfazione sulle labbra, osservava il mio rapimento ogni giorno più grande, camminavamo delle ore, ci fermavano solo per gustare un gelato e ripartire con nuove forze affinché io potessi scoprire Napoli, secondo le parole dell’imperatrice”.
Ci narra del chiarore della luna sul Rione Chiaia e di quanto Sisi fu stregata da questo spettacolo. “È il mio umore napoletano – diceva –, qui tutto concorre a fare sentire felici”.
Passeggiarono sei ore nei vicoli in una parte della città che “la stregava”, scrive la dama.
Continuando a citare ancora una volta le parole della sovrana:
“Solo il sole mediterraneo può donare tanta felicità. L’aria fredda e umida del Nord incupisce l’anima, tanto che gli affanni hanno sempre il sopravvento”.
Elisabetta chiarisce che con alcuni di loro, i lazzaroni – gli scugnizzi – non è consigliato legare quando si abbandonano alla risolutezza. Sì sa, dopotutto, che l’Imperatrice per via della sua fragilità di nervi preferisse la tranquillità.
L’imperatrice congedò Irma per quattro giorni affinché la dama acquisisca “familiarità con questa citta e suoi dintorni”.
Non solo Napoli
Successivamente la Contessa, riunitasi alla sovrana, visitò con lei Sant’Elmo e la Reggia di Caserta dove restò a lungo contemplando con sguardo malinconico i ritratti del figlio Rodolfo, morto suicida a Mayerling quasi due anni prima e di sua sorella Maria Sofia, moglie dell’ultimo re di Napoli, che aveva perduto il regno di cui appunto era stata regina e per cui aveva combattuto. Gli scavi di Pompei e l’escursione sul Vesuvio furono tra i momenti più indimenticabili di cui si conserva oggigiorno una curiosa istantanea.
Dal vulcano però “eruttava lava incandescente” così dovettero tornare al porto per “ammirare il Vesuvio furioso che proiettava verso il cielo le sue fiamme rosso vivo, mentre la luna piena faceva capolino dal suo cratere”.
Restarono bloccati tre giorni a Napoli per una tempesta che impediva la navigazione, poi partirono dritti per la Sicilia alla volta di Cariddi e dello Stromboli.
Nell’anno 1896 Irma cita di un immancabile tappa a Napoli tra Cannes e l’ultimo soggiorno a Corfù non specificando dettagli su tale soggiorno.
Nel 1890, sei anni prima, il soggiorno di Sissi a Napoli è datato martedì 11 novembre del 1890. La permanenza in città durò cinque giorni. Acquistò aritigianato in corallo, tartaruga e porcellana. Comprò anche argenti e pastori. Pranzava il Caffè Europa e per le vie e botteghe di Napoli si mostrò quasi felice. “Acquistò oggetti d’arte da Varelli, mobili intarsiati da Caporetti al Reclusorio (Palazzo Fuga), da De Angelis a Santa Teresa, decine di eccellenti artigiani napoletani lavoravano da un anno esclusivamente per lei e per arredare il palazzo che un architetto italiano le stava costruendo a Corfù: l’Achilleion.” Citava un vecchio articolo che lessi a riguardo. In quell’occasione si recò a Caserta e Pompei per la prima volta. Andò in treno a Pompei, dove alcuni artisti stavano riproducendo affreschi e decorazioni per la villa di Corfù.
Nel 1895/96, come probabilmente già in precedenza, alloggiò a Sorrento nel Grand Hotel Victoria in Piazza Tasso dove prima di lei avevano albergato suo cugino Ludwig II di Baviera e il cognato Massimiliano I del Messico, allora soltanto arciduca d’Austria. L’imperatrice si muoveva sempre in incognito con il nome di Contessa di Hohenembs.
Souvenirs per Corfù
Non solo Elisabetta affidò il progetto della realizzazione dell’Achilleion a un architetto napoletano, Raffaele Caritto ma ordinò anche di riprodurre molte delle pitture e dei reperti archeologici ammirati a Pompei e nelle zone vesuviane. Tra gli elementi situati nella Villa e riconoscibilissimi ai nostri occhi di sicuro spiccano le statue de i due corridori della Villa dei Papiri di Ercolano, posti a destra e a sinistra dell’entrata sulla terrazza a strapiombo sul mare greco.
Fonti:
Elisabeth gli ultimi anni – l’imperatrice raccontata dalla sua dama d’onore (MGS Press Trieste, 2013)
www.ilmondodilea.altervista.org
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