Nella Basilica di San Lorenzo Maggiore, nel centro storico di Napoli, è custodita l’immagine dell’Ecce Homo. Varcando la soglia del monumentale edificio di culto, lo sguardo è subito rapito dalla grande Cappella dell’Immacolata che domina il lato sinistro. Sotto l’imponente quadro della Vergine, custodito in un elegante ciborio ornato, si trova questo piccolo dipinto che cattura immediatamente l’attenzione dei fedeli.
La Cappella dell’Immacolata di San Lorenzo Maggiore
La stessa Cappella dell’Immacolata, che custodisce l’opera, è frutto della fusione di due ambienti distinti. La cappella era stata concessa alla Famiglia Buonaiuto nel 1628 e, con le sue decorazioni, rappresenta la tipica espressione del barocco napoletano.
I rivestimenti in marmi policromi dell’altare offrono uno spettacolo cromatico di grande impatto, mentre il dipinto dell’Immacolata, realizzato da Paolo Finoglia, cattura l’attenzione per la sua delicatezza e la sua espressività. Alle pareti laterali, trovano spazio le tombe di esponenti della famiglia Buonaiuto, risalenti al XVII secolo.
L’attribuzione incerta dell’opera
Proprio ai piedi dell’Immacolata è possibile ammirare l’Ecce Homo di San Lorenzo Maggiore. Incerta la sua attribuzione. Dagli Archivi dei Beni Culturali, questo piccolo dipinto è datato alla seconda metà del Trecento. Alcuni studiosi ritengono che sia opera di Colantonio Del Fiore, altri, invece, ritengono che appartenga ad un certo Maestro Simone. Ma questo dipinto non è soltanto un’opera d’arte di pregevole fattura, ma è anche, e forse soprattutto, un’immagine fortemente devozionale, per chi ne ricorda la miracolosa storia che è stata tramandata nei secoli attraverso narrazioni di studiosi e suggestive stampe di venerazione.
Il miracolo dell’Ecce Homo di San Lorenzo
Una di queste, corredata da una piantina della cappella, parla di un evento prodigioso che ebbe luogo nel 1577. Secondo la narrazione, tre ladri, dopo aver rubato alcuni vasi d’argento durante la notte, si divisero il bottino. Uno di loro, intento a scommettere la sua parte al gioco delle carte proprio sull’altare minore dove è esposta l’icona, perse tutto. In preda all’ira e alla disperazione, afferrò un pugnale e sferrò un colpo all’immagine sacra.
È in quel momento che immediatamente si manifestarono due miracoli: dalla ferita inferta sgorgò sangue vivo, e l’Ecce Homo, che in origine teneva le braccia incrociate sul petto, staccò la mano destra e la portò al costato, quasi a voler arrestare il flusso sanguigno, come si può ancora oggi osservare.
Profondamente scosso da questo prodigio, il ladro, sopraffatto dal rimorso, confessò il suo sacrilegio e si consegnò alle autorità. Condannato a morte, salì sul patibolo consapevole di aver commesso un atto imperdonabile.
L’Ecce Homo di San Lorenzo Maggiore non è forse un’opera d’arte di grande valore storico-artistico, ma senza dubbio, secondo la fede, rappresenta un tangibile monito della potenza divina e un invito alla conversione e al pentimento.
La sua storia, tramandata nei secoli, continua ad affascinare e commuovere i fedeli napoletani e non solo, offrendo una profonda riflessione sulla fragilità dell’animo umano e sulla redenzione.
Bibliografia
S. Lorenzo Maggiore in Napoli, Ferrajoli Ferdinando
Le Chiese di Napoli, Vincenzo Regina
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