La leggenda di Palinuro: la nascita di un mito

Le onde del mare di Palinuro, in provincia di Salerno, conservano nel loro movimento l’essenza mitica del nocchiere di Enea, il cui nome era proprio Palinuro, il quale vinto dal dio del Sonno, precipitò in quel mare e su quella costa che, da allora, come un sacro luogo di sepoltura, portano il nome del nocchiere precipitato e mai ritrovato.

La morte di Palinuro

In provincia di Salerno, in Campania, fra rocce frastagliate di un promontorio e grotte naturali  sorge Palinuro, a sua volta frazione di CentolaProprio in quel mare, meta di numerose escursioni subacquee, le splendide e cangianti onde si fanno ambasciatrici di un episodio mitico narrato da Virgilio nel V libro de “L’Eneide”: la morte di Palinuro.

Palinuro, stando alla leggenda,  era l’attento nocchiere al quale era stato affidato il timone della flotta di Enea, che avrebbe poi terminato il suo viaggio sulle sponde del Lazio. Il dovere del nocchiere, invece, sarebbe finito sulle coste campane per volere di Nettuno, dio del mare, che pretese la vita dell’uomo mitico in cambio dell’incolumità di Enea e della sua flotta, in quanto avverso ai Troiani (quale Enea) ma consapevole della profezia che si sarebbe dovuta compiere nel Lazio.

Una notte, a ciel sereno e ad acque placate, si presentò a Palinuro il dio Sonno  sotto mentite spoglie di un esperto marinaio, il quale cercò di persuadere il nocchiere assicurandogli la benevolenza del vento e del mare e, quindi, la necessità di un meritato riposo.

ll nocchiere si mostrò deciso nel non lasciare il timone ma inevitabilmente gli occhi si fecero pesanti come massi e, rivolti alle stelle nello sforzo di aprirli, si chiusero: la volontà di Nettuno fu compiuta e Palinuro si trovò in balia di quelle acque che, un attimo prima, governava con attenzione. L’uomo ivano invocò l’aiuto della flotta, giunse alla riva e qui, riprendendo le parole di Virgilio, morì solo e ignudo, senza onori e sepoltura.

Il Cenotafio a Capo Palinuro: i resti di una leggenda

Nel VI libro de “L’Eneide” Enea, disceso negli inferi, incontra l’animo tormentato del nocchiere, il quale gli racconta di essere stato ucciso dai ferri di un popolo non appena ebbe raggiunto la riva dopo tre giorni in mare. Ad Enea, l’anima avanza solo una richiesta: dare degna sepoltura al proprio corpo.

La Sibilla dovrà chiarire l’impossibilità della richiesta, il corpo di Palinuro non verrà mai ritrovato, ma, per dare una carezza all’animo afflitto del fedele nocchiere, gli predice e promette che la popolazione locale innalzerà un cenotafio in suo onore. Oggi, a strapiombo, sul mare di Capo Palinuro, si può ancora ammirare quello che è stato denominato “Il Cenotafio di Palinuro” precipitato vinto dal Sonno, come Partenope fu vinta dall’amore mortale e Icaro da un sogno impossibile.

Quando in questi luoghi si respira una solenne tranquillità è perché, forse, giacciono nella loro essenza solenni corpi divini e mitici.

Ancora oggi non si conosce la precisa epoca d’origine del Cenotafio di Palinuro, anche se, come testimoniano molti disegni e dipinti, il suo valore storico doveva già essere ammirato nel corso del 1700-1800.

Sono evidentemente necessari interventi di tutela e conservazione, verso quello che è molto più di un un insieme di pietre: uno sguardo sul mare infinito, alla ricerca di un corpo leggendario che non necessita di essere ritrovato, in quanto, probabilmente, è proprio sotto i nostri piedi, la nostra terra, in ogni granello di sabbia che il nocchiere afferrò nel raggiungere la riva, nel vento marino, nelle splendide grotte emerse e subacquee. Il mito, la leggenda illumina il paesaggio di Palinuro.

-Francesco Lomasto

Bibliografia:

Eneide V libro, vv1186-1247; Eneide VI libro, vv 496- 563

www.Treccani.it

libro “I miti greci” , Robert Graves

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