Sembra uno spartitraffico ingombrante e invece è l’ultimo ricordo di una grossa abitazione agricola di circa 2000 anni fa. La villa romana di Scampia, chiusa fra i due guard rail di via Tancredi Galimberti, è oggi in pessime condizioni. Eppure, fino agli anni ’80, la struttura era ben più grande e conservava ancora alcuni ambienti.
Era una villa rustica di un antico proprietario terriero sopravvissuta a più di due millenni di Storia. Stava per essere distrutta in occasione dell’urbanizzazione di Scampia ma, grazie a volontari e comitati del territorio, e soprattutto grazie al Gruppo Archeologico Napoletano, è sopravvissuto un frammento capace di raccontarci una storia antica.
Storia della villa romana di Scampia
Al tempo della Neapolis romana il territorio dell’attuale Scampia era praticamente vergine. Era solo presente una strada che collegava la città a Capua, passando per un piccolo casale chiamato Piscinula. Questo nome lasciò immaginare la presenza di acquedotti e altri sistemi idraulici romani che, ad oggi, non ci sono pervenuti.
Quel che è certo è che la villa romana di Scampia si sviluppava su due piani e aveva una cisterna in tempi antichi. Anzi, c’è una leggenda popolare locale legata alla sua scoperta: si dice che un giorno un cacciatore, accompagnato dal suo cane durante una battuta, perse il suo fidato compagno nelle campagne a nord di Napoli.
Sentiva abbaiare disperato il cane, ma non riusciva ad individuarlo finché, una volta giunto in prossimità dei ruderi della villa, notò che l’animale era finito in un buco troppo profondo per essere scalato: era una cisterna romana.
Si è ipotizzato che la casa sia stata costruita in passato da un legionario ritirato dalle fatiche militari, un veterano che aveva avuto in premio un vasto terreno. Oppure una famiglia di patrizi che si era spostata in campagna, come testimoniano le ville romane a Barra e Ponticelli.
La casa dei serpenti e gli animali randagi uccisi
Un’altra leggenda popolare, a dir poco macabra, l’ha raccolta Salvatore Fioretto. Questi ruderi, quando il quartiere Scampia nemmeno esisteva, erano chiamati “la casa dei serpenti”.
La ragione è presto detta: oltre al fatto che molto probabilmente erano presenti per davvero i pericolosi rettili, si racconta che all’interno della famosa cisterna venivano gettati i cani randagi e gli animali da sopprimere, convinti che sarebbero stati mangiati dai serpenti o, almeno, che sarebbero morti di fame e di sete.
I latrati dei poveri cani disperati si ascoltavano di giorno e di notte: è così che nacque la leggenda dei ruderi infestati dai demoni: una storia ideale per terrorizzare i bambini.
La villa distrutta
La certezza è che, nei tempi moderni, queste storie rimangono solo lettere su libri antichi e sui moderni archivi digitali. Durante la realizzazione di Via Tancredi Galimberti il reperto è stato in buona parte distrutto. Anzi, negli anni ’70 si organizzarono numerose ronde per fermare i saccheggi.
Non è sparito del tutto e non ha condiviso il triste destino della Conocchia dei Colli Aminei, ma ha comunque perso la famosa cisterna protagonista di tante storie dell’orrore. Anche gli ambienti sono stati compromessi.
Ed oggi, circondata da fiori ed erbacce, c’è solo una piccola testimonianza: un muro antico che lega al passato un quartiere che, oggi più che mai, cerca di guardare al futuro.
-Chiara Sarracino
Riferimenti
Andrea De Jorio, indicazione del più rimarcabile in Napoli e contorni, Stamperia del Tirreno, Napoli, 1835
http://piscinola.blogspot.com/2013/10/la-villa-romana-di-scampia-tra-storia.html
https://www.ganapoletano.it/site/i-nostri-siti/
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