Giuseppe Donzelli fu uomo poliedrico: un illustre medico napoletano, che fin dagli albori della sua carriera mostrò un particolare interesse per la farmacologia e per l’uso e la coltivazione di erbe e spezie per la produzione di farmaci. Inoltre, fu anche un convinto sostenitore della rivolta di Masaniello, a cui partecipò in prima persona. Oggi porta il suo nome “via Montedonzelli”. al confine tra Vomero e Arenella, poichè un tempo quell’area faceva parte della sua vasta proprietà.
Gli inizi: un aristocratico rivoluzionario
Nato nella Napoli di fine ‘500, in piena epoca vicereale, Giuseppe Donzelli era il giovane rampollo di una nobile famiglia locale, i baroni di Dogliola, residenti nei pressi di piazzetta Nilo, nel cuore del centro storico.
Abbracciò con interesse il mondo della medicina, che studiò presso l’Università di Napoli e, terminati gli studi, si appassionò alla farmacologia e alla botanica, al punto da realizzare una serie di pubblicazioni a tema, che ebbero un grande riscontro nel panorama medico del suo tempo.
Studiò tra Napoli e Roma e trascorse buona parte della sua vita tra l’esercizio della sua professione nella sua cità natale, e la realizzazione e discussione di pubblicazioni con medici e scienziati di tutta Italia. Apparentemente poco interessato alla politica, nonostante le sue nobili origini, non vedeva di buon occhio la monarchia spagnola ed il vicereame.
Il 1647 fu un anno di svolta per la sua vita: imperversarono i moti rivoluzionari di Masaniello e dei suoi seguaci, a cui lui aderì convinto. Grazie alla fama che aveva acquisito con le molte pubblicazioni, per la sua cultura e la sua affidabilità fu incaricato dal capopopolo di scrivere “Partenope liberata overo Racconto dell’heroica risolutione fatta dal popolo di Napoli per sottrarsi con tutto il Regno all’insopportabil giogo delli Spagnuoli“, in cui narrò gli eventi della rivoluzione fino al 15 novembre di quell’anno, data dell’ingresso in città del duca di Guisa.
Nella sua opera, espresse pienamente la sua propensione per la repubblica, affermando che secondo lui l’intero Regno avrebbe dovuto farne parte.
Oltre a questo scritto, Donzelli compilava con costanza, giorno dopo giorno, un diario personale, in cui annotava in dettaglio la propria esperienza personale della rivoluzione, cercando di mantenersi quanto più distaccato da pareri personali ed oggettivo possibile, da buon uomo di scienza quale era.
La prima e anche unica parte dell’opera fu ultimata e pubblicata proprio a novembre 1647. Era prevista una seconda parte, ma Giuseppe Donzelli non ebbe mai occasione di relizzarla, a causa della sanguinosa fine della rivolta e dei suoi organizzatori.
L’opera “Partenope liberata” fu bandita e tutte le copie bruciate e Giuseppe Donzelli fu perseguito in quanto autore del testo, nonchè complice dei moti rivoluzionari. Così, il dottor Donzelli scelse di lasciare Napoli per alcuni anni. Si trasferì a Roma, dove aveva alcune conoscenze, acquisite nei suoi anni da studente.
Negli anni ’50 del XVII secolo, ritornò in patria e riprese la sua attività di medico e di autore di opere scientifiche in pace, grazie alla benevolenza nei suoi confronti del vicerè del tempo, che era un estimatore dei suoi lavori.
Nel 1667, Giuseppe Donzelli pubblicò la sua opera più importante: il “Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico”, un ampio trattato di farmacologia ed erboristeria. Ebbe un grande successo, fu tradotto in latino e ne furono fatte ben ventidue edizioni.
La villa del dottor Donzelli
Negli anni ’40 del XVII secolo, Giuseppe Donzelli fece costruire una grande villa in collina, distante dal centro città ed immersa in un’ampia e silenziosa distesa di vegetazione, oggi inimmaginabile al posto della spesso trafficata via Pietro Castellino. Era anche dotata di una cappella privata, oggi non più presente. Ci viveva con sua moglie ed i suoi figli, Laura e Tommaso.
L’accesso della sua dimora era situato su uno stretto e ripido sentiero di campagna, che serpeggiava su una delle colline del futuro quartiere Arenella, non distante dai Colli Aminei. Oggi, quella strada è ancora esistente e prende, almeno parzialmente, il nome del proprietario di quel vasto appezzamento di terreno: si chiama, infatti, via Montedonzelli.
Nella quiete della sua villa, Giuseppe Donzelli organizzò un proprio orto in cui coltivare le erbe per lo studio e la produzione di farmaci, l’argomento che più lo appassionava.
Negli ultimi anni di Donzelli, il medico ospitò nella sua grande residenza molti letterati, creando un vero e proprio circolo culturale, che rimase in piedi anche anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1670.
Nel 1687, Laura Donzelli, figlia di Giuseppe, sposò il noto medico giuglianese Gaetano de Alteriis, che volle, infatti, proseguire le attività del dottor Donzelli e fare della villa un luogo di cultura.
Tra gli ospiti che villa Donzelli accolse, ci fu Niccolò Lombardo, che, proprio in quel luogo, compose l’opera “Ciucceide“, che poi pubblicò con lo pseudonimo di Arnoldo Colombi.
Col passare degli anni, la villa passò di proprietà prima alla famiglia Paglieto, per poi vedere un periodo di abbandono per buona parte dell’ ‘800. Solo nel 1898 fu acquistata e ristrutturata, e, all’inizio del ‘900, le suore di Gesù redentore vi istituirono un orfanotrofio. Sono tutt’oggi proprietarie della struttura.
-Leonardo Quagliuolo
Per approfondire:
“Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico“ del dottor Giuseppe Donzelli
“Le strade di Napoli” di Gino Doria
P.S. Immagine di copertina da: https://phaidra.cab.unipd.it/view/o:1709 , Università di Padova
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