Punta Campanella è l’estrema terminazione della penisola sorrentina, l’orlo di terra dal quale la bella isola di Capri sembra distare soltanto pochi passi. Per accedervi bisogna percorrere a piedi un lungo sentiero fatto di ciottoli bianchi e voci sottili della natura. La bellezza del territorio, la suggestione del panorama con le isole incastrate nel mare e la posizione strategica per i traffici marittimi hanno fatto sì che la zona fosse frequentata fin dall’VIII sec. a.C. 

Stiamo parlando di quasi tremila anni fa!

Di questa lunga storia sono testimonianza le anfore etrusche, greco-italiche e romane, i resti di navi (soprattutto di epoca romana) e gli elementi architettonici in marmo, appartenenti alle antiche ville romane, tutti ritrovati nei fondali marini della costa sorrentina.

Ancora Greca di Punta Campanella
Ancora greca antecedente al IV sec. a.C.

Il tempio della dea Atena a Punta Campanella

La ricchezza di Punta campanella deriva dal fatto che il tratto di mare che la separa dall’isola di Capri sia un percorso quasi obbligatorio per i naviganti provenienti dalla Grecia e dalle colonie greche di Sicilia, diretti verso Neapolis. Questo ha reso il nostro centro una meta di passaggio privilegiata e funzionale per i commerci mediterranei.

Alcune fonti attestano la presenza di un tempio in onore della dea Atena, costruito proprio sulla vetta di Punta Campanella. Secondo un’antica leggenda greca, a far costruire questo santuario sarebbe stato il mitico Odisseo, lo stesso eroe che aveva fatto morir d’amore la sirena Partenope. Leggende a parte, la reale esistenza di questo antico tempio è testimoniata dallo storico Strabone (vissuto a cavallo tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C.) ed è stata dimostrata nel 1985 da un’epigrafe rupestre in lingua osca (III-II sec. a.C.) scoperta dall’archeologo Mario Russo.

epigrafe rupestre in osco (III-II sec. a.C.)

L’iscrizione cita tre Meddices Minervii, espressione osca per dire “Magistrati di Minerva”, i quali si sarebbero occupati dei lavori per la costruzione di una scala d’ingresso al santuario. Secondo lo storico latino Livio, infatti, la scala sarebbe stata costruita in occasione della visita di alcuni sacerdoti romani “in Campania ad Minervae promontorium”, quindi, proprio nella nostra Punta Campanella.  In aggiunta, sono stati ritrovati oggetti ex voto per i riti di libagione: le preghiere ed i sacrifici compiuti in onore della dea assicuravano la buona navigazione ai marinai di passaggio.

Torre di Minerva

 

La torre mozza e la campana perduta

Qualche secolo più tardi, la posizione strategica del promontorio fu sfruttata nuovamente. Nel 1335 il re Roberto D’Angiò vi fece erigere una torre di avvistamento, nota come Torre di Minerva. Fu rimessa a nuovo nel XVI sec., dopo l’invasione di Massa e Sorrento da parte dei Turchi. È oggi mozza, ma ancora ben visibile.

In questa torre si trovava una campana, il cui suono era fondamentale per avvisare gli abitanti del luogo in caso di pericolo. Fu così che, con il passare degli anni, l’antico e latineggiante nome di Promontorio di Minerva lasciò spazio al più moderno e caratteristico nome Punta Campanella.

Claudia Grillo

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