Passeggiando tra i vicoli, scansando gli stendini ricolmi di panni, ci si ritrova dinnanzi a questo colosso dell’architettura.
Sant’Agostino alla Zecca è tra le chiese più grandi di Napoli, fu eretta da Carlo d’Angiò I, completata da Roberto d’Angiò nel 1287.
Ma i terremoti non le resero la vita facile, tant’è che nel 1456, fu radicalmente modificata da illustri architetti e decoratori secondo il gusto rinascimentale.
Un ennesimo terremoto, quello che parecchi di noi portano ancora dentro, fu quello del 1980 che chiuse definitivamente la chiesa al pubblico. Dichiarata inagibile,la chiesa vive nella solitudine da oltre 30 anni. Destata dal suo sonno profondo da sporadici interventi di restauro.
La storia di Sant’Agostino alla Zecca
Chiunque, ammirando il panorama della città può scorgerla da lontano. Ed è proprio così che, noi Storie di Napoli, l’abbiamo scoperta, tentando di indovinare i nomi delle chiese dalle loro absidi e dai loro campanili.
La storia di Sant’Agostino alla Zecca è lunga più di 800 anni, fu fondata da Carlo d’Angiò e fu addirittura celebrato il processo contro Masaniello dopo la rivolta.
Dopo il Risanamento, la Chiesa fu messa alle spalle del nuovo Corso Umberto e fu risparmiata dalla distruzione. Non fu invece risparmiata dal terremoto del 1980, che fece chiudere definitivamente Sant’Agostino alla Zecca.
Un destino grigio quanto il piperno che la decora, incastonata nel buio di una delle arterie che collegano Forcella al corso Umberto. Ai piedi della maestosa balaustra barocca si aprono dei singolari locali, sbarrati da portoncini in ferro, potrebbero sembrare degli ingressi a qualche misteriosa cripta, ed invece sono box auto che stridono con la magnificenza di questa bellezza addormentata nel cuore di Napoli.
-Roberta Montesano e Federico Quagliuolo
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