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Il Duomo di Napoli ha un’aspetto inconfondibile: pietre bianche, aspetto magico e austero, casa di San Gennaro, aria francese e una stratificazione di eccellenze artistiche provenienti da ogni cultura d’Europa.

Ma andiamo per ordine.

Il Duomo di Napoli: cosa c’era prima?

Si narra che Aspreno, il primo vescovo di Napoli, si fosse recato nel luogo in cui sorge ora il Duomo duemila anni fa, per fondare il primo luogo di culto cristiano di Napoli: a pochi passi dalle strade greche della città.

Facciamo un salto di tredici secoli: l’Impero Romano è ormai un ricordo, Federico II è morto da cinquant’anni e sul golfo regnano i francesi che, con Carlo II, portarono a Napoli miseria al popolo e meravigliose opere d’arte alla Storia. Ci volle il suo successore, Roberto d’Angiò, per cominciare a portare equilibrio nella gestione amministrativa del regno.

In quegli anni era Papa Bonifacio VIII, Dante girovagava per l’Italia e, nella Napoli che ancora ricordava il ribelle Re Federico, fu nominato vescovo un tal Giacomo da Viterbo, il braccio destro del Papa.
Il nuovo vescovo notò immediatamente che nella città mancava un vero e proprio edificio di culto di riferimento, questo era un gran problema: Napoli era sregolata, incontrollabile, piena di chiese antichissime ed addirittura templi romani ancora visitabili.

Giacomo da Viterbo, vescovo d Napoli

Uno scrigno di tesori

Il Duomo di Napoli nacque proprio inglobando il vario mix di edifici di culto passati sorti sulle macerie di un tempio dedicato ad Apollo, il protettore di Partenope. In origine il sito antico presentava la Basilica di Santa Restituta, ancora oggi visitabile e risalente al IV secolo d.C. C’erano anche il battistero di San Giovanni in Fonte, inglobato come Santa Restituta, e la Basilica di Santa Stefania, che fu invece distrutta.

Secondo Giacomo bisognava affermare in città gusto tipico del basso medioevo e si spese in prima persona per il completamento di un lavoro, quello del Duomo, iniziato pochi anni prima dall’arcivescovo Filippo Minutolo.

Non si badò a spese per la nuova chiesa: furono chiamati i migliori artisti e furono utilizzati i materiali più pregiati: la cattedrale fu conclusa nel 1313 sotto Roberto d’Angiò. Il re francese, però, non fu seppellito nel Duomo di Napoli, voluto dal padre, ma nella “sua” Santa Chiara che, negli anni ’50 del ‘900, diventò la dimora di altri regnanti napoletani: i Borbone delle Due Sicilie.

Duomo di Napoli
La facciata antica del Duomo di Napoli

Una storia movimentata e una facciata nuova

La storia del Duomo di Napoli fu però molto sfortunata nel principio: ben due terremoti colpirono la città di Napoli e danneggiarono vaste porzioni della cattedrale. Gli eventi permisero, però, due enormi lavori di “aggiornamento”, che portarono gusti e maestranze artistiche nuove, che contribuirono con i propri . L’ultimo aggiornamento più vistoso è arrivato con Enrico Alvino, sul finire del XIX secolo, con la costruzione della nuova facciata monumentale, che andò a sostituire una più modesta facciata.

Doveva essere qualcosa di memorabile, immenso, indimenticabile. Nel 1313, la struttura fu terminata, ma il Duomo vedrà la fine delle sue continue modificazioni solo nel 1979, quando, durante la ristrutturazione della Chiesa, furono scoperte le rovine di un antico tempio romano al di sotto delle fondamenta: terremoti, disastri, bombardamenti, guerre, saccheggi ed incendi furono solo alcuni dei tanti eventi che hanno costretto il Duomo a vivere in un eterno cantiere, con continui rinnovamenti.

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