Il Liceo Sannazaro è il punto di riferimento del quartiere del Vomero, quartiere che conobbe il suo maggiore sviluppo abitativo nell’epoca del Risanamento, precisamente nel maggio 1885, con la nascita del Nuovo Rione. Da quel momento, un numero sempre più cospicuo di famiglie cominciò a trasferirvisi, e di conseguenza a chiedere a gran voce l’apertura di scuole per i propri figli.
In questo contesto, come succursale del Vittorio Emanuele, nacque il liceo classico Jacopo Sannazaro. Siamo nel 1919: appena un anno dopo il liceo, situato provvisoriamente in un palazzo di via Morghen, acquista la sua autonomia e si slega definitivamente dal plesso situato in via San Sebastiano.
Fu deciso di intitolarlo a Jacopo Sannazaro, illustre poeta umanista della Napoli di fine Quattrocento, la cui opera più famosa, l’Arcadia, è un prosimetro pastorale che conobbe un successo immediato in tutta l’Europa rinascimentale: viveva a Mergellina, dove ora c’è ancora la chiesa di Santa Maria del Parto, che nasconde il suo sepolcro.
Il Sannazaro fu padre di alcune fra le personalità più importanti d’Italia: basta pensare ai giuristi Domenico Oriani, Gerardo Marotta e Fulvio Tessitore, passando per il famosissimo Luciano De Crescenzo, arrivando al filosofo e storico ex professore Nicola Nicolini, fino al chimico Pietro Omodeo.
Liceo Sannazaro, sorto sulle ceneri di una villa del ‘700
All’inizio del 1900 il Vomero era ancora un villaggio agricolo con vicino una gigantesca cattedrale nel deserto: i palazzoni di Piazza Vanvitelli e Via Scarlatti, infatti, erano dei bellissimi edifici immersi nel verde e completamente scollegati dal resto della città: le funicolari sarebbero arrivate molto dopo le costruzioni ottocentesche e le automobili erano ancora un mezzo per pochi eletti. Basterà pensare che il quartiere, nel 1908, contava solo 10.000 anime, quasi tutti abitanti a Vico Acitillo e Via Belvedere.
Nel frattempo, l’economia viaggiava e la Banca Tiberina era al centro della prima operazione di speculazione edilizia d’Italia, con investimenti folli e politici corrotti che gestirono un gigantesco sistema criminale fino ad uno scandalo economico che rovinò l’economia italiana, lo Scandalo della Banca Romana: l’intero progetto della costruzione del quartiere fu quindi abbandonato e lasciato in mano ai privati, che costruirono centinaia di villette con i gusti più particolari, spesso distruggendo ed abbattendo gli antichi palazzi che sorgevano sulla collina.
Nasce il Liceo Sannazaro
Accadde così anche per il Sannazaro: inizialmente fu scelto un edificio privato di Via Morghen per ospitare la sede della scuola, ma, a causa della crescita rapidissima della popolazione del quartiere, la situazione per gli alunni vomeresi era davvero complessa: si stima che, nel 1933, il Preside Rossi non sapeva in che modo far entrare i 710 alunni iscritti in un solo edificio, oltre al fatto che le lezioni di ginnastica si dovevano svolgere nel lontano Stadio Littorio, l’attuale Collana.
L’antico Corriere del Vomero denunciava che, nel 1935, il Rione Vomero contava già quasi 40.000 abitanti e non era ancora presente alcuna struttura scolastica, con il quartiere preda solo dell’incontrollata edilizia privata: “ci auguriamo che sia fascisticamente pronto, per l’autunno 1938, la nuova opera che le famiglie del Vomero invocano per i loro figlioli“
La previsione fu corretta.
Il 28 Ottobre 1938 fu inaugurata la sede del liceo, costruito in un punto strategico: si trattava dei giardini panoramici dell’ex Villa Haas, una antichissima villa nobiliare del 1700 dalle dimensioni immense, che oggi sopravvive solo in parte nel giallo Palazzo Avena, che si trova all’angolo di Piazza Fuga. Il resto, invece, fu demolito per realizzare la scuola e le varie case attorno a Via Puccini.
Il Sannazaro e le Quattro Giornate di Napoli
Nato fascista, il Sannazaro si ribellò proprio al regime che gli diede i natali: la storia del liceo, infatti, è inscindibile da quella delle Quattro convulse giornate di Napoli. Il 28 ottobre del 1938 il Sannazaro aveva cambiato sede, stabilendosi in quella odierna, in Via Puccini.
Appena un anno dopo, tuttavia, tra i suoi corridoi, come tra quelli di tutti i licei d’Italia, comincia a fremere un’angoscia sotterranea.
Sta iniziando la guerra.
La resistenza nel Liceo
Lungi dal restare in secondo piano in questo cruciale momento storico, il Sannazaro, che vanta(va) tra le sue schiere, di studenti come di professori, intellettuali tra i più brillanti che la nostra città conobbe e conosce, diventa, durante le Quattro Giornate, centro di coordinamento della Resistenza.
Mentre l’intera città, prostrata dalla fame e dalla guerra, è in rivolta, nel quartiere del Vomero prende il comando delle operazioni di resistenza il professore Antonino Tarsia in Curia: una schiera di coraggiosi studenti (e combattenti) gli si stringe intorno, nelle aule e nei corridoi del Sannazaro. Tra loro, Adolfo Pansini, giovane eroe al quale fu poi dedicata una scuola in Piazza Quattro Giornate.
L’edificio diventa, oltre che centro di comando, ospedale, deposito di armi e munizioni, e mesta camera ardente. I primi caduti delle Quattro Giornate, infatti, sono ospitati nell’ampio cortile interno del liceo e qui si svolge l’orazione funebre di Edoardo Pansini, padre del giovane eroe.
Baluardo della Resistenza napoletana, il liceo ricorda oggi i giovani studenti caduti con una lapide affissa sulla sua facciata.
Ma se più importante del monumento è la memoria che il monumento stesso conserva, allora il Sannazaro continua a custodire il ricordo di quelle terribili morti non vane donando ai suoi studenti la più grande delle possibili rivoluzioni.
La rivoluzione della cultura, la ribellione del saper pensare.
-Beatrice Morra e Federico Quagliuolo
Ringraziamo le professoresse Maria Sirago e Stefania Chiocchio per i preziosissimi studi che ci hanno permesso di ricostruire la storia della struttura e degli eventi che si svolsero nel Liceo.
Ancora oggi il Sannazaro dispone di una magnifica biblioteca che conta oltre 28.000 volumi, oltre ad avere un giornalino attivissimo, Liber@rete, la culla di molti autori che ora scrivono proprio su Storie di Napoli.
Leave a Reply