Nell’agosto 1531 al soglio pontificio v’era ormai da otto anni Clemente VII. Sono secoli di fuoco per la cristianità europea, colpita da scismi e scossoni, e la solida e micidiale struttura della Chiesa cattolica era minacciata da sotterranee forze sovversive.
Il cameriere segreto di Clemente VII
Clemente VII, invischiato nelle più intricate problematiche spirituali e temporali dell’epoca, si circondava, come ogni Papa dall’alba dei tempi, di uomini abili, intelligenti, fidati. Tra questi, cameriere segreto – e dunque addetto al servizio personalissimo del pontefice – era il giovane castigliano Juan de Valdés.
La storia di Juan è la storia di uomo profondamente dedito alla spiritualità e all’ascesi, e la sua nomina a cameriere segreto di Clemente VII desta un lieve stupore se si pensa alla famiglia dalla quale proveniva: la madre era stata, prima di convertirsi al cristianesimo, ebrea; lo zio materno era stato un prete arso al rogo per essere tornato alla sua antica professione di fede; il padre e il fratello maggiore subirono alcune punizioni dall’Inquisizione.
Già dalla sua formazione giovanile nella lontana Castiglia, Juan aveva cominciato a riflettere sulle Sacre Scritture e sulla religiosità cristiana. Era stato in particolare vicino al circolo degli alumbrados, per i quali l’aspetto mistico della religione e il rapporto diretto tra Dio e l’uomo erano predominanti. Sensibile e intelligente, Juan, già vicino ad alcuni concetti erasmiani, rimase positivamente colpito da queste influenze.
Juan de Valdés e il circolo dei valdesi a Napoli
Gli anni passati al servizio della Chiesa cattolica forse furono il fertile terreno per una continua riflessione. Le fonti, tuttavia, per lo più tacciono sulla sua attività a Roma, e riprendono la sua storia in un punto che c’interessa molto: nel 1533 Juan è nella nostra Napoli.
Attirato dal clima culturale, nella nostra città come sempre molto vivace, decice di stabilirvisi per il resto dei suoi giorni, profondamente affascinato dalle sue bellezze naturali e dalla religiosità sincera del suo popolo. Si trasferisce a via Chiaia, e la sua casa inizia a diventare, ogni giorno di più, il ritrovo di alcune dame e alcuni intellettuali particolarmente sensibili alle istanze di rinnovamento religioso del secolo. Il circolo dei valdesi – ormai è divenuto questo il suo nome -, comincia ad attirare sempre di più i sospetti delle autorità ecclesiastiche.
La fervida dedizione di Juan allo studio delle Sacre Scritture aveva attirato nell’orbita del suo circolo letterario e religioso nomi del calibro di Nicola Maria Caracciolo, Bartolomeo Spadafora, Caterina Cybo, ma anche Vittoria Colonna e Michelangelo Buonarroti. Intenso fu sopratutto il suo rapporto con Giulia Gonzaga, che egli considerò sempre sua erede spirituale e che si dedicò tutta la vita a preservare e a far circolare i manoscritti del maestro. Il loro rapporto intimo e profondo non fu esente dal malizioso chiacchiericcio del popolo.
A testimonianza di quanto fosse fervido il clima culturale e spirituale napoletano negli anni più agitati di un agitato secolo, l’élite intellettuale del circolo valdesiano fu distrutta dalle azioni della Controriforma e dalla morte del Maestro. Con loro, moriva anche il tentativo di un – gli storici oggi la definiscono così – evangelismo cattolico, che favoriva una religiosità incentrata sulla Bibbia, sul dialogo nella comunità, sull’elevazione spirituale della fede.
E Juan, suo teorico e primo, intenso credente, scelse Napoli per manifestare spontaneamente tutta la forza del suo pensiero spirituale.
Ancora una volta la nostra città attirava gli spiriti più interessanti e all’avanguardia del secolo.
Beatrice Morra
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