L’amore per il proprio territorio si manifesta anche – anzi, forse soprattutto – rispettandolo e prendendosene cura. Negli ultimi tempi, l’attenzione mediatica sulle questioni di tutela ambientale ha accresciuto in tutto il mondo la consapevolezza di doverci attivare per cambiare molte delle nostre abitudini più deleterie. Il punto di partenza non è trascendentale: si tratta di iniziare dalle cose più piccole, per esempio dal proprio quartiere o dalla propria città.
Questa è l’idea alla base del progetto Rise up Napoli, organizzazione no-profit fondata da un gruppo di giovanissimi di Posillipo che si danno appuntamento a cadenza regolare per prendersi cura del territorio. Noi di Storie di Napoli ne abbiamo parlato con Ludovica, la fondatrice.
Come mai hai deciso di fondare rise up?
Generalmente mi muovo in motorino. Un giorno, invece, mi è capitato di dover raggiungere casa mia, a Posillipo, a piedi, a partire dall’Università Suor Orsola Benincasa. Durante la passeggiata, mi sono resa conto delle condizioni in cui versava la città, e soprattutto il mio quartiere, che avevo sempre tenuto d’occhio distrattamente. Mi sono decisa perciò a parlare con i miei amici per organizzare qualcosa e cambiare la situazione.
Qual è stato il primo passo?
Innanzitutto ho chiesto consiglio ai miei genitori, i quali a loro volta mi hanno suggerito di consultarmi con altre associazioni che, sul territorio, si occupano delle stesse questioni. Infatti ho parlato con gli organizzatori di GreenCare e di Retake, che mi hanno dato tantissime dritte e mi hanno invitato a partecipare ai loro eventi. Anche se ci sono però già tante associazioni, il lavoro da fare è molto, e perciò ho deciso di proseguire fondando Rise up.
Come ti sei mossa, operativamente?
Ho chiesto ai miei amici chi fosse interessato ad unirsi a questa iniziativa, e ho raccolto un sacco di adesioni tramite social. Inizialmente eravamo in dieci, ma siamo diventati presto una trentina. I nostri primi incontri sono stati un po’ improvvisati, in realtà non avevamo ancora nemmeno un nome: abbiamo deciso di ripulire le zone vicino alle nostre case, come via Tito Lucrezio Caro, la piazzetta di Marechiaro, la salita che porta al Parco Virgiliano e via Petrarca. Finché abbiamo deciso di dare una impostazione più seria a tutta la faccenda.
In che modo?
Innanzitutto abbiamo scelto il nome. Rise up rispecchia l’idea di rialzarsi, ed è proprio questa energia che vogliamo trasmettere. Dopodiché abbiamo creato un logo. Dare un’immagine al nostro progetto ci sembrava un buon modo per renderlo più solido, per far sì che ognuno di noi si rispecchiasse in qualcosa di più concreto. Abbiamo poi iniziato a dare cadenza più regolare ai nostri progetti, spostandoci oltre il nostro quartiere. La cosa divertente è che, con il tempo, abbiamo imparato anche a fare cose nuove, ad esempio a ripulire le panchine dalla ruggine e a riverniciarle.
Quali sono i vostri obiettivi a lungo termine?
Vorremo cercare di coinvolgere il più possibile gli altri cittadini nel nostro progetto di riqualifica o, più in generale, nell’indirizzare la loro mentalità verso il rispetto e la tutela del territorio. Soprattutto cerchiamo di coinvolgere ragazzi come noi, che siamo il futuro di Napoli: infatti ci attiveremo presto per lavorare anche insieme alle scuole. Inoltre, dal momento che appunto cerchiamo di rivolgerci ai più giovani, abbiamo creato una pagina Instagram (rise.up_napoli) in modo da poter comunicare i nostri appuntamenti e da farci conoscere il più possibile ai nostri coetanei.
Lì infatti troverete tutti gli aggiornamenti sulle nostre attività e soprattutto informazioni sulle prossime iniziative. Vi aspettiamo per prenderci cura insieme della nostra città!
Beatrice Morra
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