Da Napoli a Rio de Janeiro per comandare uno Stato grande quanto l’intera Europa.
Questo fu il viaggio della giovane Teresa Cristina di Borbone, la sorella di Ferdinando II di Borbone che sposò Pietro II con un trucco che oggi sarebbe né più né meno di una foto profilo ritoccata sui social.
Fu una regnante amatissima dai brasiliani, tant’è vero che ha dato il nome a ben sei città, oltre ad aver raccolto una immensa collezione di reperti archeologici che oggi rientra nel patrimonio UNESCO.
Un quadro “photoshoppato”
La storia comincia nel 1829 quando l’imperatore del giovanissimo Stato del Brasile, Pietro I, mandò un emissario in Europa per trovare una moglie al figlio. L’accoglienza fu particolarmente fredda nei confronti dell’ambasciatore dello Stato sudamericano: il Brasile aveva da pochissimo guadagnato l’indipendenza dal Portogallo e Pietro I non godeva di grande stima fra le monarchie del Vecchio Continente.
Francesco I di Borbone-Due Sicilie, invece, fiutò un ottimo investimento in termini di prestigio della famiglia reale di Napoli. E prese un accordo con il suo collega brasiliano. All’epoca Pietro aveva appena 5 anni e Teresa Cristina ne aveva 8.
Qualche anno dopo fu presentata la donna per ottenere il gradimento del futuro marito e il quadro inviato da Napoli era sicuramente falso. Non si è mai capito se era una fantasia del pittore o se quella raffigurata era un’altra donna.
Teresa Cristina, un po’ come il fratello Ferdinando, non si distingueva per bellezza. Aveva un corpo tozzo e camminava in modo strambo. Sin dalla giovane età era in sovrappeso e, proprio come Ferdinando II, era particolarmente golosa. Aveva un carattere molto tranquillo e riservato, amava gli atti di generosità e, sin da piccola, cercava di aiutare chiunque vedesse in difficoltà.
Grazie a quel dipinto, fu definita “regina delle fate” dal giovane Pietro, innamoratissimo, che invece all’epoca era considerato un uomo particolarmente bello.
Il matrimonio fu celebrato a Napoli per procura e nel 1843, la ragazza fu inviata a Rio de Janeiro per conoscere il marito. Così fu scortata dal vascello Vesuvio e dalle corvette Partenope, Regina Isabella e Amalia. Nomi nostalgici per delle navi di Stato!
Si dice che Pietro, per l’emozione, non abbia dormito per una settimana intera, in attesa di poter incontrare la donna dei suoi sogni. Quando scoprì il reale aspetto della moglie, non la prese molto bene.
La relazione fra i due proseguì però in modo apparentemente impeccabile. Teresa Cristina di Borbone era una donna dal carattere forte e generoso, ma seppe rispettare, seppur con tanti dolori, il suo ruolo di consorte di un matrimonio tutt’altro che passionale. Rimase sempre fedelissima al marito, che invece ebbe sicuramente amanti. Insomma, una personalità completamente diversa rispetto a quella ribelle di una Mary Somerville, per intenderci.
Nonostante tutto, Pietro II conservò sempre un forte affetto verso la moglie. La considerava più una amica stretta che una consorte.
Teresa Cristina era amata dai brasiliani
L’imperatrice non amava la politica con le sue cerimonie, anzi, al di fuori delle visite ufficiali considerava inutili e fastidiosi tutti gli sfarzi e le etichette di corte. Non indossava gioielli e abiti ricchi quando non era necessario e parlava in modo informale e amichevole a tutti i servitori di corte. Allo stesso tempo seguiva sempre con attenzione le attività di Pietro II, svolgendo il ruolo di fidata consigliera del marito. Fu proprio grazie a lei che in Brasile furono fatti progressi immensi nel campo dell’istruzione pubblica, con l’istituzione della scuola dell’obbligo, e nel campo della sanità, con i primi presidi sanitari sviluppati sul modello degli ospedali napoletani.
Teresa Cristina di Borbone decise di investire il suo tempo “sottratto” alle questioni politiche spendendosi in attività benefiche a favore dei brasiliani. Finanziò in prima persona numerose opere pubbliche per migliorare lo status di vita di tante cittadine dell’entroterra e pose le basi per una vera e propria rivoluzione culturale in Sud America, essendo particolarmente contraria alla schiavitù, che considerava una pratica contraria a qualsiasi spirito religioso.
La sua presenza favorì anche gli scambi economici e culturali fra Napoli e il Sud America: tantissimi intellettuali, impresari e anche semplici turisti partirono dal Regno delle Due Sicilie verso le città del Nuovo Continente. Soprattutto a Rio de Janeiro si creò una piccola colonia napoletana.
L’imperatrice archeologa
Teresa Cristina era una donna amante della storia e dello studio delle materie classiche.
Il suo interesse maggiore fu lo studio dell’archeologia, materia nella quale diventò particolarmente esperta. In particolare teneva una fitta corrispondenza con il fratello Ferdinando II, al quale inviava spesso reperti archeologici rinvenuti in Brasile e, viceversa, ne riceveva altri presi da Pompei. Proprio per questa ragione nel Museo Nazionale sono presenti diversi reperti delle popolazioni sudamericane, che suscitarono grande curiosità e interesse nella comunità scientifica europea.
Teresa Cristina amava così tanto la storia degli antichi che decise di finanziare gli scavi di Veio a Roma, tant’è vero che questa iniziativa le valse il soprannome di “imperatrice archeologa” presso i brasiliani.
La sua più grande opera, però, è legata alla collezione che porta ancora il suo nome che si trova nel “Museu Nacional Quinta da Boa Vista” di Rio de Janeiro: si tratta di oltre 700 reperti di epoca romana, la più grande collezione di tutto il Sud America.
Una figlia straordinaria e una vita di sofferenze
Teresa Cristina, negli ultimi anni di vita, cadde in una profonda depressione. Perse nel 1871 Leopoldina, la sua seconda figlia, morta fra atroci sofferenze a causa del tifo. Qualche anno prima, inoltre, assistette impotente alla caduta del Regno delle Due Sicilie e alla morte del suo amatissimo fratello. Questo fu un altro shock per l’imperatrice, che si ritirò in un profondo mutismo.
Pietro II, preoccupato per la salute sempre più cagionevole della moglie, pensò di portarla in Europa, partendo dal Portogallo per poi arrivare in Italia e mostrarle la sua amata Napoli. Scelta sbagliata: la visita nel Vecchio Continente portò l’ennesimo dolore. Scrisse nel 1871 una lettera in cui disse: “Non riesco a trovare le parole per descrivere la sensazione di tornare 28 anni dopo nella mia patria e non trovare più nessun legame affettivo“.
Come se non bastassero le delusioni, nel novembre del 1889 arrivò il colpo di Stato. Era appena nata la Repubblica di Brasile e la famiglia reale era stata bandita: i reali erano in viaggio in Europa e ricevettero un telegramma che intimava il divieto di tornare in patria. Teresa Cristina aveva perso la sua terra natia e la sua terra di adozione. Lo stress fu fatale per la donna che, proprio poco dopo l’approdo, morì a Lisbona.
Molti storici sudamericani legano il colpo di Stato alla Lei Aurea (legge d’oro) del 1888 con la quale la principessa Isabella, figlia di Pietro e Teresa Cristina, abolì la schiavitù nel paese. Il provvedimento fu uno shock per l’intero tessuto produttivo brasiliano, che si reggeva ancora sulla schiavitù e sul latifondo. Questo sollevò numerosi malumori nella classe militare e imprenditoriale, che si accordarono probabilmente per rovesciare il governo.
E così, anche lei senza trono e senza terra per addirittura due volte, Teresa Cristina seguì il destino di tutti i suoi parenti Borbone-Due Sicilie e morì lontana dalla sua casa.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
http://www.neoborbonici.it/portal/index.php?option=com_content&task=view&id=4069&Itemid=99
https://anpi.it/media/uploads/patria/2014/30-31_ROSCILLI_n.8-2014.pdf
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