Corso Amedeo di Savoia e Via Santa Teresa degli Scalzi sono le strade che portano da Capodimonte fino al Centro Storico. Il viaggio virtuale comincia dal famosissimo Regresso di Capodimonte.
Il Regresso di Capodimonte
Partiamo dal nome di questa strada. Un tempo la serpentina di curve, che parte dal Bosco e arriva al Tondo, si chiamava il “regresso”, perché qui si fermavano le carrozze dei nobili che andavano a Capodimonte per la caccia.
In questo punto si effettuava un cambio di cavalli per le carrozze, lasciando tornare a valle i cavalli stanchi. Da qui la parola regresso.
La fontana sulla destra fu donata nel 1939 dalla duchessa Elena d’Orleans. Era la moglie di Emanuele Filiberto di Savoia e visse a Capodimonte per buona parte della sua vita. Era particolarmente amata dai napoletani, dato che dedicò la sua intera vita alla beneficenza e al finanziamento di opere a favore dei poveri e dei cittadini delle zone periferiche della città.
È sepolta proprio nella chiesa dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, che si trova qui davanti.
La chiesa è soprannominata “la San Pietro napoletana” a causa della sua cupola. In realtà, anche se ha un aspetto antico, la chiesa fu inaugurata nel 1960.
E c’è una particolarità. Le colonne ai lati, che
È un toponimo simpatico perché non ce ne sono altri in città: questa infatti non è definita piazza, ma proprio tondo. Proprio qui c’è inoltre l’ingresso ai Giardini della Principessa Iolanda e alla loro scalinata monumentale che taglia la strada del regresso.
Il Corso Amedeo di Savoia
Siamo a Corso Amedeo di Savoia. In passato il suo nome era Corso Napoleone e si capisce subito l’origine francese se notiamo la larghezza e la prospettiva panoramica della strada.
Alla sinistra c’è Via Cagnazzi, che oggi vediamo piena di palazzi, ma un tempo portava a un’area isolata con la villa dello scrittore Ferdinando Russo.
Le storie del Ponte della Sanità
Il ponte della Sanità è un’opera straordinaria. Fu realizzato da Gioacchino Murat e affidato all’architetto napoletano Nicola Leandro, che lo realizzò sacrificando parte del chiostro della chiesa di Santa Maria della Sanità.
Il ponte è dedicato a Maddalena Cerasuolo, una donna straordinaria. Aveva solo 23 anni quando imbracciò il fucile e scese in guerra come partigiana nelle quattro giornate di Napoli. Fu anche un agente segreto britannico e salvò diverse persone ad Ischia, durante una missione sotto copertura.
Il suo nome sarà però legato per sempre a questo ponte: sotto il comando del padre, lei ed altri uomini lo salvarono dalla distruzione (e fu anche preservata, in questo modo, la chiesa sottostante). I tedeschi avevano infatti piazzato dell’esplosivo in un tombino al centro del ponte, ma lei riuscì a disinnescare la bomba.
Subito dopo il Ponte c’è uno dei monumenti più enigmatici del quartiere: la lapide di Umberto I.
Questa lapide nera sulla sinistra recita così: “A Pordenone si fa festa; a Napoli si muore. Vado a Napoli”.
Ricorda la visita di Umberto I di Savoia a Napoli, quando scoppiò l’epidemia di colera del 1884. Fu proprio questo episodio che gli fece guadagnare l’appellativo di “re buono”.
In realtà la lapide fu probabilmente un falso storico. Il re in effetti andò anche a Pordenone dopo la visita a Napoli. Per giunta, secondo un giornale veneto, non disse mai le famose parole incise sulla lapide.
Inizia Santa Teresa degli Scalzi
Siamo arrivati adesso a Via Santa Teresa degli Scalzi, che due secoli fa finiva con un palazzo che copriva lo strapiombo nella Sanità e possiamo notare benissimo com’è stato tagliato di netto per costruire la strada. Prese il nome dall’omonima chiesa.
Proprio in questa strada venne anche ad abitare Giacomo Leopardi e c’è una targa che ricorda il suo passaggio.
Arrivati alla fine della strada notiamo sulla sinistra un altro edificio interessante. La targa ci ricorda che fu la casa di Giuseppe Pisanelli. Era un giurista di origini leccesi che visse per tutta la vita a Napoli.
Ci interesserà però sapere che fu il padre del primo codice civile d’Italia, che è rimasto in vigore fino al 1942.
Quella che regge la madonna è infatti una colonna particolare. Fu prelevata dall’antica stazione di Piazza Garibaldi, che fu abbattuta negli anni 60.
Santa Teresa degli Scalzi si conclude così, all’incrocio con Via Pessina, con un incredibile viaggio attraverso gli ultimi due secoli di Napoli.
-Federico Quagliuolo
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