“Notti d’Oriente?” “No, lavanda Cannavale!“.
Vittorio De Sica e Sophia Loren, oltre ad averci regalato uno dei film più belli dell’epoca d’oro del cinema italiano, hanno anche reso immortale un profumo che ormai non esiste più: la “lavanda Cannavale” era infatti un prodotto di una famosissima profumeria napoletana, i “Fratelli Cannavale” di Piazza Poderico. Fu un’azienda attiva fra gli anni ’20 e gli anni ’50, che raggiunse picchi di eccellenza assoluta, fra locandine pubblicitarie che hanno fatto la Storia e fragranze di lusso vendute in tutta Europa.
La ditta “Fratelli Cannavale”: un profumo aristocratico
Non chiamiamoci provinciali: spesso, quando si parla di prodotti napoletani confrontandoli con grandi marchi internazionali, scappa quel sorriso maligno di chi pensa subito al “pezzotto“.
La profumeria Cannavale era l’esatto opposto di ogni pregiudizio, un po’ come gli straordinari guantai che ancora oggi lavorano nella Sanità: vendevano prodotti d’eccellenza assoluta e negli anni ’30 diventarono anche fornitori dei famosissimi magazzini Fortnum&Mason di Londra, uno dei centri commerciali del lusso più famosi al mondo.
Per giunta, l’azienda dopo appena 5 anni dall’apertura, già godeva del brevetto di “Fornitori della Real Casa“, un titolo onorifico dato da Vittorio Emanuele III che prestò poi il destro allo slogan della ditta: “un profumo aristocratico”.
Il successo economico dei profumi “Antinea“, “Impero” e “Odalisca” andò ben oltre i confini napoletani, come testimonia il Museo del Profumo di Milano: furono fragranze richiestissime in tutto il Nord Italia.
E i fratelli Cannavale, forti del successo in patria, non badarono a spese: uno dei manifesti più famosi, addirittura conservato nel Museo Nazionale del Design di Treviso, è quello del 1927 stampato dalla Maison Devambez di Parigi. Fu la casa d’arte che progettò i manifesti delle migliori aziende dell’epoca e che, fra i tanti artisti, ospitò anche le opere di Picasso, Braque, Rodin, Modigliani e De Chirico.
La pubblicità di Cannavale fu però disegnata da un italiano: Leonetto Cappiello, che fu fra i padri della moderna grafica pubblicitaria. Mica poco!
Non solo profumi
La profumeria Cannavale cominciò le sue attività all’inizio degli anni ’20 del ‘900, quando compaiono i primi brevetti registrati presso la Camera di Commercio: la sede dell’azienda era a Piazza Poderico, nel quartiere Arenaccia.
Il cognome, però, non fu famosissimo solonel campo della profumeria.
Alberto Cannavale discendeva da un diverso ramo della famiglia e diventò un cantante famoso negli anni ’50 con lo pseudonimo di “Alberto Berri”. Fu l’autore di numerosi successi e ritornelli cantati a Piedigrotta finché, negli anni ’60, si ritirò dalle scene per una scelta d’amore.
Don Ciccillo, il re del profumo
Un interessantissimo articolo di “Profumeria da Collezione” numero 93, del Museo del Profumo di Milano, racconta il retroscena del personaggio di Don Ciccillo, il padre delle fragranze napoletane.
Era un uomo letteralmente senza età: superati i 90 sicuramente, ma nel quartiere nessuno aveva idea della sua data di nascita. Aveva un modesto laboratorio in Vico Consiglio e, come tanti uomini del popolo, aveva immensa sensibilità, ma zero spirito imprenditoriale. E quindi faceva molti affari nel campo della profumeria, senza mai aprirne una ditta propria e senza mai cambiare quello stile di vita umile che lo contraddistingueva.
Era infatti il consigliere della famiglia Cannavale, che si rivolgeva al suo naso straordinario e alla sua antichissima sapienza per creare fragranze straordinarie, come l’Acqua di Colonia “Odalisca” e i profumi “Antinea” e “Delia”. Tutti nomi che furono dati dagli imprenditori con l’intenzione di valorizzare il senso “aristocratico” del proprio profumo. Ed era proprio così: i profumi Cannavale erano prodotti d’élite, dall’odore raffinato e ricercato che, negli anni ’30, erano di gran moda nell’alta società.
E la Lavanda Cannavale?
Fu uno dei prodotti di punta soprattutto durante gli anni ’50, poco prima della chiusura dell’azienda. Fu un profumo di gran classe che, proprio per la sua nomea, fu molto ricercato anche dal popolo come status symbol.
Ed ecco che torniamo di nuovo alla battuta del film “Pane, Amore e…”: se in apparenza la lavanda Cannavale poteva sembrare il classico prodotto del popolo, ben meno importante dell’esterofilo “Notti d’Oriente“.
Era l’esatto opposto!
L’unica, triste, verità è invece legata a quella terribile maledizione che affligge l’imprenditoria napoletana, che proprio con gli stranieri non regge alcun confronto: il destino della profumeria Cannavale naufragò con la morte dei fratelli negli anni ’60, con l’azienda che ebbe durissimi colpi per l’arrivo dei nuovi profumi industriali, più economici e subito venduti nei primi supermercati.
Dopo la chiusura della storica sede, tutto ciò che rimane di una straordinaria impresa locale è solo una battuta di un dolcissimo film vintage.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
https://museodelprofumo.it/
https://archivio.quirinale.it/aspr/archivi/HIST-001-010281/ditta-f-lli-cannavale-c-profumeria-napoli
https://www.facebook.com/museodelprofumomilano/posts/347059588797326:0
http://dati.acs.beniculturali.it/oad/uodMarchi/MR024648
https://books.google.it/books?id=5eiG-FQgpOMC&pg=PA3713&lpg=PA3713&dq=ditta+fratelli+cannavale+napoli&source=bl&ots=QkA_1hP4Ho&sig=ACfU3U2UtOtM0SoMguz2rEP5OmtU687hqQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwj2zuaW1KHtAhVRsaQKHRDuD4Q4ChDoATAJegQICxAC#v=onepage&q=ditta%20fratelli%20cannavale%20napoli&f=false
http://www.collezionesalce.beniculturali.it/?q=scheda&id=776
http://www.archiviodistatolecce.beniculturali.it/index.php?it/190/la-moda-nelle-carte-darchivio