Con la sua posa imperiale e austera, ancora oggi la statua di Ferdinando I di Borbone accoglie i turisti e i napoletani al centro dello scalone monumentale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

L’opera è soprannominata “Ferdinando come Minerva” ed è una vera e propria dichiarazione di potenza di un re che si riconobbe come il “protettore delle arti” all’interno di uno dei musei più importanti d’Europa.
Fu infatti l’anziano Ferdinando a chiedere esplicitamente un monumento celebrativo “eterno per inaugurare il nuovo Regal Museo Borbonico, nell’antico palazzo dell’Università.

Si può dire che ci sia riuscito nell’intento.

Scalone MANN statua di Ferdinando I
Lo scalone del MANN con la statua di Ferdinando I di Borbone

Questa statua s’ha da fare

La statua di Ferdinando I sembrava maledetta e la sua realizzazione fu un capolavoro di testardaggine di un re che, nella vita, dimostrò spesso di avere una volontà ferrea: tre volte cadde dal trono e per tre volte, nel suo lunghissimo regno, riuscì a risalire appoggiandosi prima agli inglesi e poi agli austriaci.
Si parlò per la prima volta di una statua per il re pochi anni prima della breve parentesi della Repubblica Napoletana del 1799.

Il primo modellino in gesso prodotto da Canova era già pronto nel 1800 e nel 1803 il blocco di marmo della statua di Ferdinando era stato sbozzato, ma i lavori vennero bloccati poco dopo. Nel 1806 Napoleone entrò a Napoli e mise il fratello, Giuseppe, a capo del trono del Regno. Arrivò poco dopo Gioacchino Murat.

L’arte del maestro veneto era però ammirata anche dalla nuova dinastia e proprio Murat commissionò il busto suo e della regina, oltre alle statue equestri di Piazza del Plebiscito.

Nel 1816 tornò Ferdinando I. E richiamò di nuovo l’esperto scultore, per riprendere il discorso da dove era iniziato. Canova inizialmente rifiutò, ma fu presto convinto con un lauto ingaggio. La statua giunse quindi a Napoli nel 1819, consegnata via mare dallo studio romano dello scultore.

Statua di Ferdinando I
La statua di Ferdinando I

La statua di Ferdinando I: un capolavoro di Canova

Se di solito gli artisti sono spesso apprezzati solo dopo la morte, per Antonio Canova non si può dire la stessa cosa: già ai suoi tempi era considerato il miglior scultore dell’arte neoclassica in Europa. E Ferdinando I di Borbone era un profondissimo ammiratore dell’artista veneto, che chiamò più volte a Napoli per mostrargli i ritrovamenti di Pompei e per chiedergli di essere rappresentato con un monumento immortale, degno dell’arte classica degli antichi greci che diedero origine a Napoli.

Superati i mille problemi, Canova lavorò un blocco di marmo di 90 quintali. Lo scultore era ormai ultrasessantenne quando riuscì a mettere mano sulle ultime rifiniture del marmo, che oltretutto era alta più di tre metri: prendeva spunto dalle dimensioni e dalla statura dell’Ercole Farnese, custodito nel museo.

Ogni singolo dettaglio è un omaggio al re napoletano, dalle minuscole e raffinatissime rifiniture dei gigli borbonici sul mantello alla posizione della mano, che si ispira dichiaratamente alle pose dell’arte classica, di cui l’artista era massimo esperto. Per il posizionamento ci pensò l’architetto Pietro Bianchi, su indicazione dello scultore, che ormai era troppo anziano. La luce proveniente dal soffitto, in tarda mattinata, colpisce il volto del sovrano e gli regala un effetto scenico straordinario.

La statua fu alla fine inaugurata nel 1821, sei mesi prima della morte di Canova, e si dice che la folla di curiosi fosse così folta che la statua fu protetta da due guardie reali per evitare danni.

Statua Louvre
Una statua ritrovata a Pompei ora esposta al Louvre di Parigi. Da notare l’elmo e la posa, molto somiglianti. Foto di Federico Quagliuolo

Una statua inquieta anche dopo l’Unità

La dinastia borbonica era particolarmente amante delle statue romane: soprattutto in Sicilia ne sono presenti ancora oggi diverse, quasi tutte decapitate dai garibaldini.

La statua di Ferdinando I del Museo Archeologico Nazionale, invece, fu fatta sparire dopo l’Unità. Fu probabilmente proprio la firma di Canova che convinse i nuovi direttori a non farla distruggere. Ma Napoli, nell’ottica dell’eliminazione dei simboli borbonici, non poteva ospitare nel Museo un omaggio ai regnanti passati. Fu così che prima fu spostata in una sala dedicata a Canova, poi fu messa in un corridoio. E solo nel 1997, in tempi nuovi e liberi dalle passioni politiche del tempo, fu rimessa al suo posto, al centro dello scalone monumentale.

Ed oggi la gigantesca statua di Ferdinando I osserva, severa e possente, le persone che esplorano un futuro che nessun re avrebbe mai immaginato.

-Federico Quagliuolo

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