San Giorgio a Cremano è una città dalla storia antica quanto il Vesuvio e dal cuore nobile come i personaggi che la frequentarono.

La sua storia, però, è tutt’altro che semplice da tracciare: non fu infatti solo un casale agricolo di Napoli, ma un luogo di cultura che, oltre a vantare meravigliose ville nobiliari, ha regalato nomi come Massimo Troisi, ed è stato la casa adottiva di Alighiero Noschese e Luca Giordano.

San Giorgio a Cremano
San Giorgio a Cremano in passato, Villa Bruno è una delle ville più prestigiose della città

Origini del nome di San Giorgio a Cremano: quante ipotesi!

Come molti paesi dell’entroterra Campano, anche San Giorgio a Cremano ha un nome composto da due parti perché, in un passato, lontanissimo, erano presenti sul territorio due casali separati.

San Giorgio

La prima parte, San Giorgio, non lascia spazio a tante interpretazioni: si riferisce per davvero al santo tanto caro ai genovesi, che anche a Napoli fu particolarmente venerato e in Campania ci sono altre città dedicate al santo, come ad esempio San Giorgio del Sannio e San Giorgio La Molara, e tantissime frazioni dei comuni vesuviani hanno chiese o santuari intitolati al “santo combattente” che uccise il drago.

Il primo casale, intorno al XI secolo, si raccolse attorno ad una piccola chiesetta dedicata a San Giorgio e, secondo le interpretazioni abbastanza attendibili, per questa ragione il luogo fu identificato con il santo.

Secondo una leggenda popolare, invece, altri ritengono che l’eruzione del 1631, che giunse appunto a San Giorgio e che portò i napoletani disperati a chiedere il miracolo a San Gennaro sul ponte della Maddalena, distrusse tutta la città tranne la chiesa di San Giorgio. La cosa è parzialmente vera, in quanto per davvero San Giorgio a Cremano fu estremamente danneggiata, ma non fu ridotta in cenere come una nuova Pompei o una Casamicciola dopo il terremoto.

Piazza Sant'Agnello San Giorgio a Cremano
Piazza Sant’Agnello a San Giorgio a Cremano: tutto fuorché una piazza!

Cremano

L’altro casale era quello di Sant’Aniello a Cambrano, tant’è vero che in alcune mappe medievali il paese si chiamava “San Giorgio e Sant’Aniello a Cambrano“.

Il nome di Sant’Aniello è sparito nel XIV secolo così come la chiesa antica a San Giorgio, ma è rimasta una piccola strada, che ironicamente si chiama “Piazza” Sant’Agnello, che ricorda l’antico santo.
Il culto del santo napoletano Aniello Abate è poi rimasto molto vivo in Campania, tant’è vero che in costiera c’è il comune di Sant’Agnello.

Il “Cambrano” che compare nelle cartine medievali ci fa intuire di essere sulla pista giusta per capire l’origine della città. Anche se esistono ipotesi fantasiose più che mai.

Buona parte della letteratura racconta che il “cremano” è figlio del colore della pietra vulcanica della zona, la stessa di Pietrarsa, che un tempo era “leucopetra“, ovvero pietra bianca. Altri addirittura dicono una data: di nuovo il 1631, la famosa eruzione del Vesuvio che arrivò a San Giorgio. Anche in questo caso è strano, in quanto il paese si chiamava “Cambrano” già nel medioevo.

Altri studi, di origini più recenti, ci tolgono la magia della narrazione di lava e fiamme: probabilmente Cambrano è un cosiddetto “toponimo prediale“, ovvero un nome di un luogo nato dal cognome proprietario. È una cosa comunissima in Campania: Marano, Pomigliano, Marigliano, Ottaviano sono giusto alcuni esempi.
Nel caso di San Giorgio a Cremano, probabilmente il nome “Cambrano” deriva da un tale Cambranus che, effettivamente, visse in epoca latina proprio da quelle parti. Poi fu storpiato in Cremano.

L’inizio di “Ricomincio da tre” di Massimo Troisi fu girato proprio a San Giorgio a Cremano, nella villa Pignatelli di Montecalvo, in condizioni a dir poco pietose. L’edificio era stato da poco colpito dal terremoto del 1980. Nel XIX secolo era una delle residenze nobiliari più grandi e invidiate di tutta la provincia di Napoli

San Giorgio a Cremano, da casale agricolo a cittadina

Oggi San Giorgio a Cremano è una città viva e in pieno fermento, come tante realtà della provincia est di Napoli: pur avendo perso la sua tradizionale vocazione agricola a causa dell’edilizia incontrollata degli anni 60, oggi è ricca di associazioni giovanili, ospita lo storico premio alla memoria di Massimo Troisi e ha una ardente voglia di riscoprire il passato di un casale che, 200 anni fa, era anche luogo di villeggiatura desiderato da tutta la nobiltà napoletana: se i giardini e il verde che caratterizzavano anche la vicina Barra sono spariti, resistono ancora oggi tantissime ville storiche da ammirare.

-Federico Quagliuolo

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Riferimenti:
Egidio Finamore, Origine e storia dei nomi locali campani, Arcolaio editore, Napoli, 1964
Pro Loco San Giorgio

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