Perennemente coperto da cartelloni, impalcature e caratterizzato da un’aria stanca e fatiscente, il ponte di Via Stadera è in realtà un reperto molto importante dell’architettura del ventennio.
Ancora oggi si intravede la scritta “SALUTO AL DUCE”, che è una delle ultime testimonianze superstiti della propaganda fascista a Napoli.
A cosa serviva il ponte di Via Stadera?
Fu costruito nel 1927 per concludere il tragitto della ferrovia Direttissima Roma-Formia-Napoli. Il progetto della linea ferroviaria iniziò addirittura nel 1871, quando Roma diventò la neonata capitale dello Stato Italiano e l’ingegner Cottrau fu incaricato, ben 10 anni dopo, per la stesura su carta del tracciato della linea da costruire. Dovremo aspettare altri 20 anni per l’inizio dei lavori e, quando la ferrovia stava finalmente per essere completata nel 1917, i cantieri si bloccarono a causa degli ingenti debiti contratti per la Grande Guerra, che distrassero le finanze dello Stato da tutti i progetti ritenuti non essenziali.
All’epoca Via Stadera era poco più di una strada fra le campagne, con pochi edifici e alcune attività produttive (come la fabbrica di profumi e saponi, molto nota nei primi del ‘900).
Fu solo nel 1922 che le Ferrovie dello Stato finanziarono la costruzione degli ultimi lavori della linea Direttissima, con la prima tratta Roma-Pozzuoli inaugurata nel 1925 (costò addirittura lo sventramento di un teatro romano!).
Il passante che vediamo ancora oggi, ancora utilizzato dai treni dopo quasi 100 anni, fu completato nel 1927, con un’inaugurazione in pompa magna fatta il 28 ottobre, con il primo treno che completò la tratta Roma-Napoli passando dalla stazione Casoria-Afragola ed arrivando a Napoli Garibaldi proprio attraverso quel ponte.
E la scritta fascista?
La scritta è databile probabilmente in due momenti storici seguenti: quando fu fatto il giro d’Italia negli anni ’30 oppure quando, sempre negli stessi anni, fu elettrificata la strada e aggiunta l’illuminazione, come racconta il film “‘o re ‘e Poggioreale“.
Quel che è certo è che, al netto dei giudizi storici, anche nei piccoli dettagli si ricostruisce la nostra Storia locale.
-Chiara Sarracino
Riferimenti:
Alfredo Buccaro, Giancarlo Alisio, Napoli Millenovecento, Electa Editrice, Napoli, 2004
Paolo Villani, Gerarchi e Fascismo a Napoli, Il Mulino, Napoli, 2013
Ferrovie dello Stato