Costruito nel 1929, lo Stadio Collana accolse le partite di calcio della Prima Divisione, divenne un campo di concentramento durante gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Dopo quasi un secolo di storia e trasformazioni, con diversi cambi di nome, oggi è la casa dello sport vomerese.
La storia dello stadio Collana
Lo stadio Collana era originariamente un’antica masseria del quartiere Vomero con ciliegi e albicocchi.
Nel 1927 venne costruito lo stadio con il progetto di Amedeo D’Albora grazie a fondi provenienti da una raccolta cittadina.
All’epoca fu chiamato Stadio XXVIII Ottobre (per ricordare il giorno della marcia su Roma) e poi campo sportivo del Littorio. Durante la ristrutturazione dello stadio Giorgio Ascarelli, che invece si trovava nel Rione Luzzatti, divenne lo stadio dell’Associazione Calcio Napoli nel 1933-1934. I suoi 15.000 posti, però, si dimostrarono subito inadeguati per la passione della tifoseria partenopea, che corsero di nuovo ad occupare gli spalti più generosi dello Stadio Partenopeo (l’ex Ascarelli), una volta ricostruito in occasione dei Mondiali del 1934. Non sapevano, però, che il Vomero sarebbe stato di nuovo la casa del Napoli anche nel dopoguerra.
Con l’occupazione tedesca lo Stadio Collana visse il suo periodo più buio: divenne un campo di concentramento. Non immaginiamolo però trasformato in un lager nazista come quelli che troviamo nell’est Europa: i nazisti, come anche in altre parti della Campania (pensiamo ad Afragola), allestivano dei “punti di raccolta” di prigionieri, persone sgradite e altri soggetti da deportare, in attesa di caricarli sui treni verso quelli che erano i veri campi di sterminio nordeuropei.
Di notte, coloro che abitavano nelle vicinanze raccontarono di aver udito raffiche di mitra. Dopo le Quattro Giornate di Napoli e la fine della guerra lo stadio prese simbolicamente il nome di Stadio della Liberazione.
Il tifo allo Stadio Collana, multe e polemiche
Con la conclusione del conflitto, allo stadio Collana tornarono le partite di calcio: era l’unica struttura che poteva ospitare delle partite tanto importanti come la serie A e B, dato che lo Stadio Partenopeo era stato letteralmente raso al suolo dai bombardamenti alleati. Per un breve periodo, nel tentativo di rimettere almeno in sesto gli spalti dello stadio vomerese, si giocò addirittura nell’Orto Botanico.
I tifosi napoletani manifestarono subito il loro entusiasmo nel veder vincere la loro squadra del cuore e ci furono diversi episodi a dir poco folkloristici, come ad esempio i terrazzi affittati sulle case di Via Rossini, con soluzioni spesso pericolosissime.
Tra le partite memorabili e iconiche si ricorda quella Napoli-Juve che si concluse 4 a 3: un goal negli ultimi trenta secondi segnò il trionfo degli azzurri. Il tifo dell’epoca era rumoroso e passionale come sempre: ci furono squalifiche di campo per eccessi nelle esultanze e migliaia di multe per mortaretti, ma non solo: surante la partita Napoli-Bari del 1946 il calciatore Lushta (acquistato dalla Juventus l’anno precedente) segnò il suo primo goal con la squadra del Napoli. L’esultanza della folla portò addirittura al crollo della tribuna, provocando oltre cento feriti. In realtà fu un entusiasmo passeggero: l’ex bianconero passò una stagione davvero deludente e fu messo in lista di trasferimento dopo appena un anno.
Il destino ironico volle che, poco tempo prima, Carlo di Nanni affermasse: “Quando segna Lushta se ne care ‘o stadio”. In effetti fu proprio così.
Ma questi non furono gli unici feriti che vide lo Sadio Collana: durante la partita Napoli-Bologna del 1955 venne concesso un rigoredubbio alla squadra avversaria che portò al pareggio. I tifosi invasero il campo per protesta e dopo il tumulto si contarono centosessanta feriti, di cui otto gravi.
Lo Stadio Collana oggi
Lo stadio accolse partite di calcio per ben 15 anni, nonostante fosse palesemente troppo piccolo per sostenere il tifo partenopeo.
Solo nel 1959 la squadra del Napoli si trasferì allo stadio del Sole, attuale Diego Armando Maradona, festeggiandolo proprio con una clamorosa vittoria sulla Juventus. Ne abbiamo parlato qui.
Lo stadio vomerese venne poi intitolato al giornalista sportivo, Arturo Collana. Dal 1970 è diventato un centro sportivo che accoglie atleti di ogni disciplina: dall’atletica, al nuoto e al tennis, ottenendo alti risultati a livello internazionale.
Laura d’Avossa
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