I proto-martiri della cristianità Felice e Costanza sono i protagonisti di un culto antichissimo nella città di Pagani. Il loro rapporto con la città è davvero stretto e ha interessato diverse comunità, chiese e protagonisti. L’origine ancestrale, però, ha dato il fianco a una serie d’incertezze e dubbi sulla loro vita. Andiamo quindi alla scoperta del culto paganese dei santi Felice a Costanza!
Date, nomi e altri dubbi
Secondo il Martirologio Romano i due fratelli Felice e Costanza furono uccisi nel I secolo d.C. a Nuceria, importante città romana in Campania. Già qui sorgono i primi dubbi: chi sostiene la data del 19 settembre 60, chi invece quella del 12 ottobre 68. Le fonti si mischiano alle leggende, rendendo difficile districarsi tra le varie ipotesi.
Felice sarebbe stato un presbitero, Costanza una matrona. Il loro martirio sarebbe avvenuto in età neroniana fuori dalle mura dell’antica città, lungo la via che collegava Nuceria con Stabia, all’altezza dell’attuale chiesa di S. Maria della Purità sita nel centro di Pagani. In questo luogo fu infatti costruita una chiesa dedicata proprio a Felice e Costanza (Santa Maria ad Martyres). È l’inizio del culto delle reliquie!
C’è da dire, però, che nel I secolo sono tante le persone martirizzate in questa zona, con singolari casi di omonimia: Felice da Nola, Felice da Nocera, Costanza, Costanzo, Costantino. Le discrepanze negli stessi martirologi pongono ombre soprattutto sulla figura di Costanza (spesse volte ne è stato messo in dubbio persino il sesso!). Ma la tradizione ha conservato l’immagine dei due fratelli e il culto intorno a loro si è consolidato.
Nocera, ma quale?!
Nuceria era una città molto sviluppata nel I secolo, con una comunità cristiana già ridente e radicata. Non è un caso che le persecuzioni di Nerone abbiano interessato anche questo territorio. Eppure per molto tempo ha preso piede una diatriba sui natali dei martiri Felice e Costanza.
La città di Nocera Umbra, infatti, per molti secoli ha conteso con l’antica Nuceria campana l’origine dei due santi. Anch’essa a quei tempi poteva contare su una folta comunità di cristiani, essendo una sede vescovile. La querelle fu risolta solo il 5 settembre 1639 quando la Santa Chiesa, con un decreto ufficiale, dichiarò l’origine campana di Felice e Costanza.
Felice e Costanza attraverso Pagani
Come già detto, il rapporto tra i proto-martiri Felice e Costanza e la città di Pagani è antico e ramificato. Vari punti della cittadina dell’Agro sono stati interessati dal loro passaggio. Tutto inizia nei pressi della chiesa di S. Maria della Purità, come visto. Poi le spoglie dei martiri furono temporaneamente collocate nella cappella di Santa Maria di Montevergine, oggi scomparsa, nella zona di Barbazzano.
Qui il filo si interseca con la storia di Napoli. Le reliquie di Felice e Costanza, infatti, finirono alla Certosa di San Martino. Nel capoluogo la festa a loro dedicata fu spostata di tre giorni (dal 19 al 22 settembre) a causa della sovrapposizione con quella di San Gennaro. Solo all’inizio del Novecento, infine, le reliquie furono definitivamente collocate nella chiesa del Corpo di Cristo di Pagani, un tempo chiamata proprio S. Felice. Un viaggio di andata e ritorno che testimonia il legame indissolubile tra Pagani e i suoi martiri.
Un culto millenario che si rinnova ogni anno
Il culto dei martiri Felice e Costanza è senza dubbio il più antico della città di Pagani (ben più datato di quello della Madonna delle Galline!), se non dell’intero Agro. I dubbi agiografici sono legittimi, trattandosi di eventi molto antichi. Ma ciò non ha impedito che la devozione si rafforzasse presso la comunità. Ogni 22 settembre, infatti, le strade della città sono interessate da una solenne processione delle statue di Felice e Costanza: i due custodi di Pagani.
Fonti
- F. Belsito – C. De Pascale, Storia in breve di Pagani. Monumenti, personaggi, tradizioni, Editrice Gaia, Angri 2014.
- G. Orlando, Storia di Nocera de’ Pagani, Editrice Gaia, 2018.
- S. Somma – C. Zarra (a cura di), Giuseppe Messina. Storia Nocerina Sagra, Printart Edizioni, 2018.
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