Al secondo piano del Palazzo San Giacomo c’è una teca contenente un medagliere. In risalto, compaiono al centro le chiavi della città di Napoli, con le loro finiture dorate e con il cavallo sfrenato nella parte superiore.
Sono un oggetto dal potentissimo valore simbolico: il possesso di quelle chiavi garantisce anche il dominio dell’intera città e, in tempi passati, su tutto il Regno di Napoli. Pensiamo che furono consegnate a uomini come Alfonso d’Aragona, Carlo V d’Asburgo e Carlo di Borbone.
In realtà quelle che vediamo a Palazzo San Giacomo sono una riproduzione del XIX secolo delle vere chiavi della città di Napoli che, ahinoi, non sappiamo se siano sparse in giro per il mondo o se siano andate perse per sempre.
La storia delle chiavi della città di Napoli
L’usanza di consegnare le chiavi della città al sovrano è antichissima e risale al medioevo, nei tempi in cui le città fortificate dividevano territori che, fino a pochi secoli prima, erano parte di un immenso impero.
Durante l’epoca dei ducati e dei piccoli regni, invece, le città si fortificarono e si isolarono dalle altre: la consegna delle chiavi da parte di un rappresentante della cittadinanza, del Duca o del governatore in carica, quindi, dava la possibilità di entrare e uscire dalla città senza limiti, diritto che spesso nemmeno ai cittadini era concesso.
La consegna delle chiavi: una cerimonia solenne
Abbiamo notizia di diverse cerimonie solenni di consegna delle chiavi della città di Napoli. Come non pensare, ad esempio, ad Alfonso d’Aragona? Fu lui a creare il rituale di consegna delle chiavi della città di Napoli che fu ripetuto per tre secoli, fino a Carlo di Borbone.
Dopo aver conquistato la città decise infatti di organizzare un magnifico corteo fino al Maschio Angioino, dove simbolicamente si fece consegnare le chiavi della città: il castello era il palazzo del potere, il luogo in cui tutti i re di Napoli hanno vissuto per secoli: da Carlo II d’Angiò a Federico d’Aragona.
200 anni dopo, nello stesso luogo, ci sarà una cerimonia simile di consegna, ma molto insolita: era il 1648 ed era stata appena repressa la rivolta di Masaniello. In quell’occasione Gennaro Annese, come atto estremo di sottomissione, dovette riconsegnare le chiavi della città di Napoli nelle mani di Don Giovanni d’Austria.
La cerimonia, che si ripeteva per tutti i viceré, era sempre uguale: il nuovo amministratore del Regno di Napoli giungeva dinanzi al portone del Maschio Angioino e, una volta sceso, bussava. Il castellano gli chiedeva chi fosse e il nuovo viceré rispondeva col suo nome.
Subito dopo si aprivano le porte del castello e, nella piazzetta, la corte gli consegnava le chiavi del Castel Nuovo, che equivaleva al potere su tutto il Regno di Napoli.
Le chiavi del Castello di Napoli
Bisogna distinguere le chiavi della città da quelle del castello. La particolarità di Napoli è nel fatto che il potere sulla città non è mai finito direttamente nelle mani dei re. A governarla erano infatti i Sedili, un’istituzione risalente ai tempi dell’Antica Roma sotto il nome di “fratrie“. I nobili dei sedili di Napoli erano infatti i detentori del governo cittadino e, soprattutto, gli unici che potevano accogliere i sovrani donando loro le chiavi della città. Dalle macchinazioni dei nobili napoletani sono derivate fortune e disgrazie di quasi tutti i re, come può ben testimoniare la storia di Ferrante d’Aragona.
Cent’anni prima dei fatti di Masaniello, il beneficiario delle chiavi della città di Napoli fu l’imperatore Carlo V: fu infatti ricevuto dai rappresentanti di tutti i sedili di Napoli che, simbolicamente, vollero accoglierlo come padrone della città.
Dovremo aspettare molti secoli per rivedere le chiavi nelle cronache. Stavolta il protagonista sarà Carlo di Borbone, ma la cerimonia di consegna avverrà molto lontana dal Palazzo Reale (che Bernardo Tanucci definì cadente e in rovina) o dal Castel Nuovo, che aveva anche perso il suo valore storico e simbolico.
La consegna avvenne nella città di Maddaloni, dato che Carlo non era ancora entrato a Napoli di persona: dopo due secoli di viceregno, i nobili della città videro nel giovane Borbone l’occasione per ricostruire il Regno di Napoli e riconquistare l’indipendenza: si volle così legittimare il futuro re.
Le chiavi della città di Napoli a Palazzo San Giacomo
Le chiavi della città di Napoli che si trovano a Palazzo San Giacomo sono state create nel XIX secolo, in epoca borbonica. All’epoca il palazzo ospitava i ministeri del Regno delle Due Sicilie.
Le chiavi contengono il monogramma CDN, ovvero Città di Napoli, e nell’anello hanno il Cavallo Sfrenato, simbolo della città, della provincia e, più in generale, di tutte le terre del Regno di Napoli.
Il simbolo del cavallo è infatti antichissimo e fa un riferimento non solo alla razza napoletana di cavalli, che era una delle più apprezzate al mondo, ma anche per il valore simbolico del cavallo sfrenato. Si dice anche che in città ci fosse una scultura di Fidia proprio di questo famoso cavallo, poi diventato il simbolo della città. Purtroppo fu fusa quando fu costruito il Duomo.
Oggi le chiavi sono custodite dal Sindaco di Napoli che, come segno di massima riconoscenza della città, può consegnarle simbolicamente a persone illustri.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Ida Mauro, Spazio urbano e rappresentazione del potere, FedOA Press, Napoli, 2020
Giuseppe Caridi, Gli Aragonesi di Napoli: una grande dinastia nell’Italia delle signorie, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2021
Progetto Cerimoniali / I Cerimoniali della Corte di Napoli
Antonio Summonte, Historia del Regno e della Città di Napoli, Antonio Bulifon, Napoli, 1671
Comune di Napoli – Home
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