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Sono celebri la devozione e l’attaccamento con cui la città di Napoli sempre si rivolse verso San Gennaro, in vita vescovo di Benevento, divenuto in morte ben più celebre come protettore dell‘antica capitale del regno. Particolare devozione verso la figura del santo era nutrita dalla plebe. Gli strati più bassi della popolazione erano quelli più devoti e più legati al culto dei santi, sia per ragioni pratiche (il legame che spesso vi era tra il culto dei santi e le associazioni caritatevoli) sia per ragioni più intimamente psicologiche e personali.

Il culto dei santi, la fiducia nella protezione celeste di un personaggio favorevole ai membri più deboli della società, rimase per secoli un’idea che destò forte fascinazione all’interno della psiche collettiva delle masse, sempre bisognosa di elementi d’escapismo da una realtà spesso dura ed estremamente ostica da affrontare, sprovvista di sicurezza materiale persino per quanto concerne gli elementi più semplici della vita giornaliera.

Questo forte legame tra la città e il santo, sentito specialmente dai ceti più deboli, fu però rotto, seppur per un breve periodo, da un evento di enorme risonanza nella storia del sud Italia e non solo: l’invasione del regno di Napoli da parte delle truppe francesi. Fu in questo breve frangente, durato poco meno di un anno, che la devozione a san Gennaro fu sostituita da quella del “glorioso sant’Antonio“. Il patrono di Napoli si era macchiato, agli occhi della plebe, di una grande onta: l’essersi fatto giacobino.

san Gennaro
San Gennaro di Francesco Solimena, 1702

San Gennaro giacobino: il famigerato miracolo all’entrata dei francesi

L’esercito francese entrò a Napoli supportato dai repubblicani, che diedero un contributo decisivo occupando castel sant’Elmo, tuttavia osteggiato dalla popolazione, che difese strenuamente la capitale. Il contingente del generale Championnet, volendo quindi rendere la conquista della città più duratura e stabile, aveva l’impellente necessità di instaurare rapporti stabili e pacifici con la tumultuosa popolazione napoletana. La via più facile fu quella della devozione popolare: l’ateismo della rivoluzione francese si eclissò per un momento nel contingente d’istanza a Napoli, che trovò nel miracolo del santo motivo di legittimazione presso la plebe.

Poco dopo l’entrata a Napoli delle truppe francesi, infatti, ebbe luogo il famoso miracolo dello scioglimento del sangue. San Gennaro si era fatto giacobino agli occhi del popolo. Ovviamente ad un contemporaneo risulta palese l’utilizzo strumentale del miracolo da parte dell’autorità occupante, che voleva trarre vantaggio dalla zelante religiosità delle masse. Tuttavia il carisma dell’autorità del santo si fece sentire: agli occhi di una certa parte del popolo l’occupazione francese era stata legittimata dal protettore della città.

“La distruzione dell’albero della libertà a Largo di Palazzo” di Xavier della Gatta

Tuttavia un gruppo folto della plebe urbana non stette al gioco dei francesi, dichiarando decaduta l’autorità di san Gennaro, traditore del popolo e della monarchia, proclamando al suo posto sant’Antonio come protettore della città e del regno. La scelta di sant’Antonio non fu casuale: il suo culto era fortemente presente in tutto il regno e molto caro alla plebe. Si ritiene che l’utilizzo di sant’Antonio come sostituto di san Gennaro abbia avuto inizio dalle stesse azioni del cardinale Ruffo.

Egli avrebbe fatto mettere in giro la voce di aver avuto un’apparizione di sant’Antonio in sogno: il santo avrebbe riferito al cardinale che i giacobini volevano sterminare trentamila plebei con lacciuoli da strozza (strumento utilizzato da macellai e allevatori per strozzare gli animali). La voce si sparse per la capitale. Il popolo giunse di corsa presso il santuario di sant’Antonio, trovando la sua statua ricoperta di lacci e corde. Il clero del santuario gridò al miracolo, così come la plebe.

Saverio della Gatta – Battaglia tra navi inglesi e repubblicane nel canale di Procida

Subito fu una corsa per tutta la città alla ricerca di grandi quantità di lacciuoli da strozza. Vittima dell’ira popolare fu un povero macellaio, un certo Cristoforo, il quale aveva lacciuoli da strozza in gran quantità presso il suo negozio per ovvie ragioni professionali. La plebe, gridando lode a sant’Antonio e deprecando il tradimento di san Gennaro, linciò il povero malcapitato. Il corpo di quest’ultimo fu smembrato e la sua testa posta su di una picca e portata per la città dal popolo. A quanto pare di capire furono vari i linciaggi consumati contro chi possedeva ingenti quantità di lacci da strozza.

Da quel momento, fino alla riconquista di Napoli da parte delle armate sanfediste, san Gennaro rimase il santo dei rivoluzionari, deprecato per il suo tradimento al popolo ed alla corona: sant’Antonio divenne per poco meno di un anno il vero protettore del regno, nonché patrono delle armate sanfediste.

Silvio Sannino

placca del real ordine di san Gennaro. foto fornita dal sito https://www.numisbids.com/n.php?p=sale&sid=678&cid=17111&pg=0&so=2&search=

Bibliografia

Giovanni la Cecilia: Storie segrete della familia Reali o Mister della vita intima dei Borboni di Francia, di Spagna, Di Parma, Di Napoli e della famiglia Absburgo-Lorena d’Austria e di ToscanaVolume 3, Genova, Cecchi e Armanino editore, 1861

Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli: interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose, edizioni Dedalo, 2005

Valeria Jacobacci, Passioni giacobine, lettere italiane, Napoli, 2003

Carlo Giuseppe Guglielmo Botta, Storia d’Italia di Carlo Bottacon rettificazioni e note di Luigi Toccagni scritte per questa edizione, Volume 3, Milano, 1833

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