I Quartieri Spagnoli sono tra le zone più antiche e caratteristiche del cuore pulsante di Napoli e da secoli fiancheggiano la sempre viva e affollata via Toledo, che fa da confine tra due spazi della città con una conformazione e una storia completamente diversa: da una parte si ha il lusso della Galleria Umberto I, il Teatro San Carlo, il palazzo reale, le ampie strade di origine fascista che hanno sostituito l’ antico Rione Carità, dall’ altra abbiamo un intricato e squadrato reticolo di vie, un po’ buie data la vicinanza e la dimensione dei palazzi, che è come una città nella città: un’area quasi immutata nel tempo, che racconta uno degli aspetti più veraci di Napoli.
L’ arrivo di don Pedro di Toledo
Nel 1532, Carlo V nominò vicerè del regno di Napoli il suo fido consigliere Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, meglio noto come don Pedro di Toledo, in un momento particolarmente delicato tanto per l’imperatore quanto per la città: infatti, poco tempo prima, nel 1529, c’era stata una devastante epidemia di peste e inoltre il precedente vicerè, Pompeo Colonna, morì avvelenato per una congiura di palazzo, lasciando un momentaneo vuoto di potere.
Occorreva una figura che prendesse decisioni forti per ristabilire l’ ordine in città. E, secondo l’ Imperatore, don Pedro era l’ uomo giusto. Infatti, attuò una politica molto dura, specialmente nei confronti della nobiltà feudale locale, non nascondendo il suo intento di accentramento del potere. Si distinse in quanto autore del primo “risanamento” di Napoli e per un’ampia espansione della città, ben oltre le mura.
In breve tempo, fece edificare molte nuove strade, come la famosissima via Toledo, in cui radunare la nobiltà del regno, per avere un diretto controllo su di loro e per facilitare la comunicazione. E’ sua anche una prima, grande pavimentazione del centro storico. Ma la sua opera più nota sono i “Quartieri Spagnoli”.
La fondazione dei Quartieri Spagnoli
Il nome di Don Pedro è indissolubilmente legato alla zona dei Quartieri Spagnoli, più comunemente chiamati solo “i quartieri”, uno dei suoi interventi più ricordati. Una speciale area, molto diversa dal resto della conformazione cittadina, appositamente disegnata per ospitare soldati ed ufficiali dell’ esercito spagnolo, al suo servizio per mantenere saldo il controllo sulla città e, soprattutto, sulla nobiltà del Regno, i cui rappresentanti risiedevano nei lussuosi palazzi della via dedicata a se stesso ed alla sua città di provenienza.
I Quartieri Spagnoli sono disegnati come un reticolo squadrato e fitto di edifici, sei strade parallele a via Toledo e numerose traverse perpendicolari ad essa, si estendono su una superficie di 765.000 metri quadri e furono edificati a partire dal 1536, a pochi anni dall’ insediamento del vicerè. E’ uno dei quartieri con la minor quantità di verde in città, record tristemente mantenuto nei secoli.
Le numerose strutture che ne fanno parte, tra edifici residenziali e chiese, aumentarono in numero nel corso dei secoli fino a giungere ai piedi di Corso Vittorio Emanuele, che guarda i Quartieri dall’ alto, a ridosso della collina del Vomero.
Le vie dei Quatrieri Spagnoli: le storie dietro ai loro nomi
Tra i numerosi vicoli dei Quartieri Spagnoli si individuano una serie di denominazioni insolite e particolari, molte delle quali stabilite tra il ‘600 e ‘700, eccone alcuni esempi, tra i più singolari:
Vico tre re a Toledo prendeva il nome probabilmente da un albergo presente in quella strada già dal 1500, il nome fa riferimento ai Re Magi.
Via Monte dei Poveri Vergognosi si riferisce ad una seicentesca congregazione religiosa che aveva sede in quella strada, con annessa chiesa. Fu soppressa da Gioacchino Murat nel 1808, per stabilirvi un tribunale e la camera di commercio. Oggi, al posto dell’ edificio sorge Palazzo Buono, progettato dall’ ingegner Mellucci.
Via Teatro Nuovo assume la sua denominazione da un famoso teatro fondato nel 1724, prevalentemente deputato ad inscenare le commedie tipiche della tradizione napoletana e progettato da Domenico Vaccaro. Fu distrutto da un incendio. Era anche detto “vico Sbirri”, nome che fu abolito dal 1850.
Vico Figurella a Montecalvario era dedicato ad un’edicola votiva, oggi non più presente, ma sostituita da un’altra dedicata a Sant’Antonio.
Via Tofa è riferita ad una grossa conchiglia, chiamata “tofa” in napoletano, probabilmente un riferimento ad una qualche fontana pubblica che doveva trovarsi sulla strada, o almeno così teorizza lo storico Gino Doria.
Vico d’Afflitto assume il suo nome al seguito di una nobile ed illustre famiglia campana, originaria della Costiera Amalfitana, che aveva residenza lì. O, forse, si riferisce ad un membro della famiglia in particolare: potrebbe essere il senatore Rodolfo d’Afflitto, vissuto nel XVIII secolo, o forse il professore di teologia presso l’ Università di Napoli Eustachio d’Afflitto, accademico e scrittore settecentesco.
Via Emanuele De Deo è dedicata ad un giovane, all’ epoca residente nei Quartieri Spagnoli, che ha sacrificato la propria vita in nome della Rivoluzione Napoletana del 1799, toponimo assegnato nell’ ‘800.
Via Sergente Maggiore è forse una delle poche vie dei quartieri che non ha mai cambiato la sua denominazione nei secoli, fa riferimento al fatto che in quella strada si potesse trovare l’ alloggio e l’ ufficio del sergente maggiore in carica dell’ epoca, rimarcando l’ origine militare della zona.
Via Nardones è un altro caso di via che non ha mutato denominazione negli anni, ciononostante il nome non è corretto, forse per un’erronea trascrizione in chissà quale epoca: è dedicata al nobiluomo spagnolo nonchè magistrato don Lope Mardones, che nel 1562 costruì in quella strada il suo palazzo personale.
Vico Giardinetto probabilmente si riferisce a qualche piazzetta o parco adornato da piante che abbelliva la zona o che forse era collegato a qualche proprietà, di cui ora resta solo il nome.
I nomi dei santi sono prevalentemente riferiti a chiese o ad edicole votive, alcune delle quali ancora presenti, rimarcando la forte propensione al cattolicesimo, tipica della Spagna dell’ epoca. Alcuni di questi nomi, tuttavia, sono successivi alla dominazione spagnola. Ne è un esempio Via San Sepolcro, che prende il suo nome dall’ antichissima chiesa in corrispondenza con la fine della strada, su Corso Vittorio Emanuele, che oggi è abbandonata.
I Quartieri Spagnoli oggi
Nel corso dei secoli, i Quartieri Spagnoli non hanno mai smesso di far parlare di sè: un luogo sempre pieno di vita, un po’ misterioso per chi li vede con gli occhi del turista, che si potrebbe perdere in quella intricata rete di strade, o per chi non li conosce bene. Per lungo tempo considerati un’area simbolo di disagio sociale ed economico, un luogo di degrado e crimine, ma che, grazie allo forzo dei suoi abitanti, ha lottato per avere la considerazione e la dignità che merita. Oggi quei vicoli sono oggetti di molte visite, affascinante meta per i turisiti, ma senza abbandonare, nel bene e nel male, il forte carattere che da sempre li contraddistingue.
-Leonardo Quagliuolo
Per approfondire:
“Le strade di Napoli, saggio di toponomastica storica” di Gino Doria
FoQuS, fondazione Quartieri Spagnoli
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