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A Montella, paese dell’Irpinia, oltre la piazza e il corso principale è possibile darsi appuntamento presso una cascata. Non mancano i punti di incontro che hanno l’acqua come sfondo e colonna sonora, grazie al Calore Irpino che qui sorge e alle fantastiche cascate del suo bacino idrografico. Diverse sono le cascate di Montella. La Cascata della Lavandaia è praticamente inglobata nella rete stradale cittadina, raggiungibile come un qualsiasi bar dei dintorni. Altre cascate sono quella Madonella, la Cascata del Fascio, quest’ultima raggiungibile con un breve sentiero e quelle della Tufara.

Centro di Montella. Ph. Gerardo Russo

Cascata della Lavandaia

La Cascata della Lavandaia è prossima al nucleo urbano. Si trova in un corrispondenza di un omonimo ponte, che risale al I secolo a.C.. Allo stato di rudere si trova un antico mulino, che entrò in funzione nel lontano 1565. Dotato di una doppia macina, funzionò ininterrottamente fino al secondo dopoguerra. Fu abbandonato a causa dei bombardamenti anglo-americani che causarono forti danni.

Proprio per permettere il funzionamento del mulino, nel XVI secolo furono realizzati alcuni lavori di rifacimento che consentissero di captare l’acqua, dando forma all’attuale cascata, detta “Pelata“. Più difficile da vedere dalla strada è invece la Cascata della Madonella.

Come è facile intuire, il nome Lavandaia è da attribuirsi all’abitudine delle donne di Montella di recarsi nei pressi del corso d’acqua per lavare i panni. Il  comitato locale “Ricostruiamo il Mulino di Montella” è attivo nel reperire fondi che possano ripristinare il mulino da un punto di vista sia funzionale che didattico.

Ponte della Lavandaia – Cascate di Montella. Ph. Gerardo Russo

Cascata del Fascio

Inoltrata nella natura è invece la Cascata del Fascio. Questa si raggiunge muovendosi da Montella in direzione di Acerno. Il punto di partenza è il Varo della Spina, dove è possibile staccarsi da ogni mezzo di trasporto e proseguire a piedi. Ci si muove per un piccolo tratto su un ponte in pietra e lungo il percorso alcune brevi discese permettono il guado del fiume sottostante.

Proseguendo lungo il sentiero del Varo della Spina si raggiunge in circa dieci minuti la cascata, che si annuncia prima all’udito che alla vista. Il rumore dell’acqua conquista la scena e dopo gli ultimi passi si ammira la Cascata del Fascio, alta una decina di metri, formando una pozza profonda circa sette-otto metri.

Si trova al di sotto di un omonimo ponte. La cascata, come si intuisce dal nome, fu costruita in epoca fascista, quando insieme al ponte serviva a convogliare le acque irrigatorie della Piana di Folloni e ad alimentare l’Ente Idrico Alto Calore. Oggi è un sito naturalistico utile a sfuggire all’afa estiva, grazie alla frescura emanata dall’acqua, un luogo di incontro per vecchi amici, un posto tranquillo da raggiungere attraverso un breve ma suggestivo sentiero. Continuando il cammino per circa un’ora e mezza si arriva invece alle Cascate della Tufara, dove l’acqua ha scavato, nel corso del tempo, delle enormi vasche nella pietra.

Cascata del Fascio. Ph. Gerardo Russo

Grotta del Caprone

Proseguendo sempre da Varo della Spina, seguendo il sentiero lungo il torrente Scorzella si raggiunge la Grotta del Caprone, formatasi per erosione carsica. Dopo aver attraversato il Ponte in corrispondenza della Cascata del Fascio, si avanza su un sentiero sempre più ripido, tra facci e leggi. Si entra nella grotta attraverso una piccola apertura in una grande roccia. All’interno della grotta la temperatura è costante sui 17-18 gradi. Qui è possibile ammirare, in compagna dei pipistrelli, l’architettura formata dalle stalattiti e dalle stalagmiti biancastre. Secondo una leggenda nella grotta ci sarebbe un tesoro mai ritrovato.

Appuntamento alla cascata

La sensazione che si ha, passeggiando tra i sentieri e le acque (in molti punti è facile camminare lungo il fiume, indossando delle scarpe da scoglio), è che le cascate di Montella costituiscano un vero e proprio punto di incontro, dove darsi appuntamento per stare in compagnia e passeggiare. Un’alternativa agli aperitivi delle città più urbanizzate, un’oasi di frescura che non necessita di ombrelloni o aria condizionata. Un luogo naturale dell’Irpinia, dove stare bene e non aver bisogno d’altro, se non dell’acqua che continua a sgorgare.

Riferimenti:

Carmine Palatucci; Sulle orme del lupo; Ed. Altairpinia

https://prolocomontella.it/escursionismo-e-passeggiate/

https://fondoambiente.it/luoghi/ponte-della-lavandaia-e-vecchio-mulino?ldc

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