Sorgeva sul porto della città di Puteoli un grande mercato pubblico, il macellum, teatro di scambi tra Paesi d’Oriente e d’Occidente durante l’età imperiale dell’antica Roma.
Il macellum di Pozzuoli, o meglio conosciuto come Tempio di Serapide, pur avendo perso la sua funzione iniziale cioè quella commerciale, resta una delle strutture simbolo della città.
La struttura
Il macellum era costituito da tabernae , ovvero botteghe, che si sviluppavano su due piani e avevano due entrate che affacciavano una verso l’interno del mercato e l’altra verso l’esterno.
Le tabernae erano collocate intorno ad un ampio porticato con al centro un tholos, una struttura di forma circolare, che comprendeva un complesso di 16 colonne e una fontana, che aveva dei motivi marmorei che ricordavano creature marine come dei delfini.
Questo aveva una funzione molto importante all’interno del macellum proprio perché al suo interno i commercianti negoziavano con i compratori il prezzo dei loro prodotti. Di grande importanza sono le tre colonne di marmo cipollino di maestose dimensioni, simbolo indiscusso del macellum.
La struttura era ricoperta di marmo bianco e adornata con motivi marini, non mancavano di certo affreschi e statue di divinità, in segno di buon auspicio. Si pensa infatti che la moira, cioè la sorte, del macellum fosse stata affidata alle divinità Iside e Serapide.
Durante gli scavi del sito, gli archeologi che vi parteciparono ritrovarono una statua del dio Serapide, pensando che la struttura fosse un tempio dedicato alla divinità e non un mercato pubblico. Venne perciò erroneamente denominato Tempio di Serapide.
La vigna delle tre colonne
Durante l’età tardo romana il macellum fu abbandonato e sconfinò in uno stato di degrado dovuto soprattutto all’attività bradisismiche che interessarono la zona dei Campi Flegrei. Queste fecero sprofondare la struttura verso il sottosuolo provocando periodici allagamenti.
Inoltre la struttura fu ricoperta dalla vegetazione, tanto che soltanto le colossali colonne in marmo cipollino emergevano in superficie.
“Sorgevano dal terreno di una vigna in vicinanza del mare di Pozzuoli tre colonne di cipollino, le quali davano al luogo il nome di ‘Vigna delle tre colonne’”.
Così Antonio Niccolini sulla “Descrizione della gran Terma Puteolana, volgarmente detta Tempio di Serapide” del 1846 descriveva l’inizio degli scavi del Macellum di Pozzuoli. Durante la metà del ‘700 infatti si andò a diffondere il Neoclassicismo, un movimento artistico e letterario.
Questo riportò nei circoli letterari il gusto per la classicità dell’antica Roma e quando ci fu il ritrovamento delle città di Pompei e Ercolano, migliaia di studiosi e letterati affollarono le città. Sulla stregua dei ritrovamenti delle città sommerse dal Vesuvio nel 79 d.C. e dell’entusiasmo dei suoi contemporanei Carlo III di Borbone, tra il 1750 al 1756, ordinò gli scavi della ‘vigna delle tre colonne’.
Il macellum e lo studio del bradisismo flegreo
Il macellum oltre ad essere simbolo e parte integrante del patrimonio artistico e culturale della città di Pozzuoli è stato anche di grande importanza scientifica per lo studio del bradisismo.
Il bradisismo è per definizione il periodico innalzamento e abbassamento del sottosuolo dovuto a un’intesa attività vulcanica caratteristica dell’area flegrea. Molti scienziati recandosi a Pozzuoli per studiare questo fenomeno, osservando il macellum notarono dei fori sulle tre colonne di mamo cipollino posti a diverse altezze.
Gli scienziati allora ipotizzarono che questi fori fossero stati prodotti dai litodomi, dei molluschi di mare. Durante l’inabissamento del sottosuolo e poi l’inondazione della struttura, i litodomi si “incollarono” alle colonne lasciando questi fori che sono diventati importanti per monitorare il fenomeno del bradisismo e darne infine una definizione precisa.
In tempi recenti è stato istituito un premio in onore del geologo scozzese Charles Lyell, che studiò proprio tali fenomeni: il Premio Lyell consiste in una medaglia in cui su una delle due facce è appunto rappresentato il Macellum di Pozzuoli o Tempio di Serapide.
Bibliografia:
Home
http://www.archeoflegrei.it/tempio-di-serapide-pozzuoli/
N.Acanfora- Saggiosugli usi, i costumi e la storia della città metropolitana di Napoli, Booksprint, 2019
F.Demma- Monumenti pubblici di Puteoli, per un’archeologia dell’architettura, L’Erma di Bretschneider, 2007
F. Coarelli- Roma, Laterza, 2001
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