Il sottosuolo di Napoli è visitato ogni anno da oltre 100.000 persone, che giungono in città per scoprire cunicoli, cavità, cisterne e catacombe che si districano in quella che è la città “di sotto”, quella dei cavatori greci, degli acquedotti romani e dei rifugi antiaerei, che hanno permesso alla popolazione di salvarsi durante i bombardamenti della grande guerra, ma anche di due chiese sotterranee.
I tesori nascosti del sottosuolo di Napoli
Ma il sottosuolo è al contempo una fucina di tesori, custoditi o nascosti, spesso disvelati casualmente in concomitanza di lavori infrastrutturali, adeguamento urbano o interventi a seguito di calamità naturali. È il caso di due chiese sotterranee nel Rione Sanità. Si tratta della Chiesa di Santa Maria dei Vergini e della Chiesa di Sant’Antonio o Sant’Antoniello, ultimo residuo del XIV secolo all’interno del Borgo dei Vergini a Napoli, riportato alla luce nel 1933, durante alcuni interventi di restauro della sovrastante Chiesa di Santa Maria Succurre Miseris.
L’impianto urbanistico angioino e rinascimentale si sono lentamente dissolti nel tempo, svanendo definitivamente, insieme a queste due chiese sotterranee tra cui la stessa Chiesa di Sant’Antoniello, con le profonde modifiche della pianta architettonica di tutto il borgo agli inizi del ‘700, quando l’architetto Ferdinando Sanfelice diede inizio alla costruzione dell’ormai famosissimo Palazzo dello Spagnuolo.
Le chiese sotterranee inghiottite dalla terra
Queste chiese sotterranee e i loro preziosissimi resti furono riportati alla luce asportando il terreno alluvionale, che rivelò la presenza di antichi ambienti trecenteschi dalle pareti finemente affrescate.
La condizione di abbandono e la forte umidità del sottosuolo hanno quasi del tutto cancellato queste straordinarie testimonianze medievali.
Per delineare l’aspetto trecentesco del Borgo dei Vergini, e capire la genealogia di queste chiese sotterranee, bisogna però risalire ai documenti di poco più tardi di Benedetto De Falco, il quale ne parla segnalando già la presenza di un’area suburbiale, soprannominata “dei Vergini”. Anteriore alla costruzione della murazione vicereale del 1537 ad opera di Pedro de Toledo, qui sarebbe sorto un edificio di culto intitolato a Santa Maria della Sua Verginità.
L’odierna area dei Vergini, cuore del Rione Sanità, è perfettamente riconoscibile nella conformazione attuale, dalla caratteristica forma ad Y delle sue vie, già sulla pianta di Lafrery del 1566.
Santa Maria dei Vergini e Sant’Antonio Abate
A segnalare la presenza di queste chiese sotterranee inghiottite nel tempo dalla città è D’Engenio Caracciolo nel 1623 che, fuori dalla Porta San Gennaro, conferma l’esistenza dell’antica chiesa di Santa Maria dei Vergini e della Chiesa di Sant’Antonio Abate.
Ma già nel 1613 alcune fonti non solo confermano un’età molto più alta di questi suggestivi edifici del tutto scomparsi, ma ci indicano che già versavano in una condizione di abbandono e degrado. Questi Complessi infatti erano già stati rinvenuti da alcune nobildonne napoletane che, nell’adiacente palazzo della famiglia Marzano, avevano fondato un conservatorio di donne.
Le evidenze archeologiche più rilevanti appartengono alla Chiesa di Sant’Antoniello, la quale doveva apparire in origine molto più alta dell’attuale copertura del pavimento della chiesa superiore. L’edificio presentava in origine volte a crociera costolonate abbattute dal rifacimento di Sanfelice.
L’influenza di Pietro Cavallini
Secondo le ipotesi di studio in relazione alle campagne di scavo successive, le pareti della Chiesa di Sant’Antoniello in particolare dovevano essere completamente affrescate. Un raffronto con alcune pitture parietali di Santa Maria Donnaregina, ci consente di far risalire queste decorazioni a Pietro Cavallini e alla sua scuola.
Verso la fine del XIV secolo a Napoli si diffonde una pittura di gusto fiorentino, dovuta all’influenza di Niccolò di Tommaso, sulla scia della dominante cultura cortese e cavalleresca che caratterizzerà tutto il secolo.
Secondo gli studi più recenti le due chiese sotterranee non avevano la stessa rilevanza: paradossalmente la Chiesa di Santa Maria dei Vergini non doveva aver rivestito una grande importanza per il culto. Al contrario invece la Chiesa di Sant’Antoniello, la cui navata centrale è ancora sepolta sotto alcuni edifici dei Vergini, deve aver avuto un ruolo centrale nella fede popolare, a giudicare dalla raffinatezza e abbondanza delle decorazioni, rappresentava un florilegio di altissimo livello che la pittura napoletana raggiunse durante l’epoca angioina.
Bibliografia
Persistenze trecentesche nel borgo dei Vergini di Napoli, Mariarosaria Ruggiero
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