In Costiera amalfitana, sovrastante gli agglomerati di Atrani e Amalfi, troviamo la Torre dello Ziro. Raggiungibile da Pontone, frazione di Scala, costituisce un punto di contemplazione unico dei paesaggi amalfitani, avvolti da bellezza e leggende. Si narra infatti che nella torre avrebbe trovato la morte Giovanna d’Aragona, antica duchessa di Amalfi.
L’antica torre di avvistamento
Probabilmente costruita per avvistare eventuali nemici provenienti dal mare, per la Torre dello Ziro non esiste una datazione sicura. Non si esclude che potrebbe trattarti della ricostruzione di un’opera più antica, la Torre di San Felice, già citata nel 1151.
Si tratta di una costruzione cilindrica posta sulla sommità del Monte Aureo, il cui nome deriva dalla colorazione dorata creata dalla luce del sole sulla pietra calcarea, che affaccia sul mare con Amalfi e Atrani ai piedi. Un tempo era circondato da mura merlate, di cui oggi si conservano ancora delle tracce. Risulta avere subito diversi restauri e trasformazioni, tra il XIII e il XIV secolo, fino all’intervanto del 1480 ordinato da Antonio Piccolomini, duca di Amalfi.
Nel 1292 si attesta l’l’utilizzo del nome Turris Cziri, mentre nel XVIII secolo si riporta che fosse utilizzato e munito di cannoni. Gli elementi che lo compongono lo caratterizzano come un’opera difensiva di epoca angioina. Il nome Ziro si dovrebbe alla somiglianza della torre con i contenitori cilindrici e interrati, utilizzati anticamente per la conservazione degli alimenti, in arabo detti “Ctiri”.
Giovanna d’Aragona e Antonio Beccadelli Di Bologna
Secondo la tradizione popolare, la Torre dello Ziro segnò l’epilogo della storia di Giovanna d’Aragona. Detta “la Pazza”, Giovanna era andata in sposa giovanissima ad Alfonso Piccolomini, duca di Amalfi. Rimasta vedova nel 1498, a vent’anni, Giovanna intraprese una relazione con il suo maggiordomo e segretario, Antonio Beccadelli Di Bologna. Nato a Napoli e cresciuto nella corte aragonese, Di Bologna aveva lavorato come maggiordomo del re Federico d’Aragona, fino a ritirarsi a vita privata dopo la fuga del sovrano in Francia. Successivamente fu richiamato proprio da Giovanna, venuta a conoscenza delle sue qualità.
I due si sposarono in segreto ed ebbero dei figli, ma una volta scoperti la loro unione creò grande scandalo negli ambienti dell’epoca. I fratelli di Giovanna, tra cui il cardinale Luigi d’Aragona, decisero così di intervenire per dividere i due amanti.
I due fuggirono ma furono presto catturati. Antonio Bologna fu ucciso da un sicario mentre Giovanna fu ricondotta ad Amalfi, dove morì. La leggenda vuole che Giovanna sarebbe stata rinchiusa e murata viva all’interno della Torre dello Ziro, insieme ai suoi bambini. La torre sarebbe un luogo da cui stare alla larga oggi, poiché ancora vi aleggerebbe il fantasma di Giovanna.
La triste fine della duchessa di Amalfi troverebbe testimonianza nell’assenza di porte della Torre dello Ziro.
La letteratura ispirata agli amanti
La storia deve la sua fama alla letteratura che ne derivò. Poco trattata dai cronisti dell’epoca, sono proprio le opera narrative a fornire il maggior numero di fonti sulla travagliata vicenda di Giovanna e Antonio.
Tra le più significative si ricorda la novella di Matteo Bandello, ” Il signor Antonio Bologna sposa la duchessa di Malfi e tutti dui sono ammazzati “.
“E con questa credenza andò alcuni dí, fin che pervenne ad uno dei castelli del duca suo figliuolo, ove come furono, ella con i piccioli suoi figliuolini e la cameriera furono sostenute e poste nel maschio de la ròcca. Quivi ciò che di lor quattro avvenisse non si seppe sí tosto. Tutti gli altri furono messi in libertá. Ma la donna con la cameriera e i dui figliuoli, come poi chiaramente si seppe, furono in quel torrione miseramente morti.”
Matteo Bandello
Alla storia si ispirò anche un dramma di John Webster, The dutches of Malfy, citata a sua volta nell’opera Addio Miss Marple di Agatha Christie, e un altro di Lope de Vega, El mayordomo de la Duquesa de Amalfi.
Come arrivare alla Torre dello Ziro
Per raggiungere la Torre dello Ziro l’unico modo è il sentiero che parte da Pontone, accessibile da Via Pisacane, traversa della rotabile principale che attraversa il borgo. Si tratta di una strada percorribile solo a piedi, in circa 30 minuti, che parte da un’altitudine di 270 metri fino ai 140 metri sul livello del mare su cui trova la torre.
Giunti alla Torre si possono osservare, da postazioni diverse, sia Atrani che Amalfi, incorniciate nella natura circostante. In particolare si possono ammirare in lontananza Ravello e Villa Cimbrone che degradano, come una gigantesca scalinata, verso Atrani, trasformandosi in un quadro di Escher. Forse il fantasma di Giovanna è rimasto lì, incantato o incatenato dalla tanta bellezza che si evolveva nei secoli.
Riferimenti:
https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-di-bologna_%28Dizionario-Biografico%29/
https://www.parcoregionaledeimontilattari.it/index.php?action=index&p=375
Liliana Nigro; Navigando nella storia di ieri e di oggi: Le Repubbliche Marinare: 2017
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