“unguento unguento, mandami al noce di Benevento, sotto l’acqua e sotto il vento, sotto ogni brutto tempo”. Si racconta che le donne processate per stregoneria dovessero ripetere questa filastrocca per poter volare, da ogni parte del mondo, e raggiungere Benevento nel giorno del Sabba.
Non si sa bene come la storia di questo albero di noce sia degenerata fino a farlo diventare il simbolo del male. Inizialmente, infatti, era l’albero di Giove, con i frutti che addirittura curavano il mal di testa. Poi i longobardi videro nella sua fronda e nel suo tronco maestoso l’opera di Odino.
Infine, fra malintesi e calunnie religiose, è cresciuta un’aura oscura che ha trasformato il noce di Benevento nel luogo di ritrovo delle streghe di tutto il mondo. Un albero tanto potente da essere addirittura invocato per attivare i poteri magici.
Il Noce di Benevento, simbolo di ogni male
La prima testimonianza storica del Noce di Benevento è raccontata da San Bernardino di Siena, che giunse in città per una visita pastorale. Lui stesso raccontò che, mentre percorreva la strada, notò centinaia di persone e animali che ballavano attorno a un albero circondato da fuochi. Questa è la prima testimonianza storica di un sabba Sabba.
San Bernardino, terrorizzato, cercò di avvicinarsi e notò che queste persone
Tutte le credenze sulle streghe, tramandate per via orale e nei verbali dei processi d’inquisizione, furono raccolte dal medico beneventano Pietro Piperno, che scrisse un libro dettagliatissimo e ricco di aneddoti, che ancora oggi è una delle fonti più importanti per ricostruire la storia del nostro noce. A suo avviso, l’origine della stregoneria a Benevento è da far risalire al popolo longobardo e ai tempi in cui la città era capitale di un Ducato. In realtà proprio i longobardi si convertirono presto alla religione cattolica grazie a San Barbato che nel 662, in occasione dell’assedio bizantino della città, convinse i longobardi che la salvezza sarebbe stata solo opera di Dio. Effettivamente i beneventani riuscirono a respingere i bizantini e, un po’ come la conversione improvvisa di Costantino, anche qui si passò in modo abbastanza rapido all’adozione della religione cristiana.
I primi uomini venuti dal Nord, infatti, conservavano ancora le loro consuetudini religiose e nel Sannio ci sono ancora oggi alcuni luoghi che, un tempo, erano stati consacrati a Odino o ad altre divinità. Il Noce di Benevento, stando alle testimonianze passate, era decorato con un gigantesco serpente d’oro, il Jormungand della mitologia norrena. Fu il primo simbolo che San Barbato volle abbattere.
Gli alberi e le noci di Benevento, elementi incerti
I romani attribuivano alle noci di Benevento un potere taumaturgico da usare con sapienza: abbondare con questi frutti, infatti portava malaugurio. Questo principio fu poi ripreso nei principi della Scuola Medica Salernitana: “una noce fa bene, due fanno male, tre portano alla morte“.
Addirittura la vicinanza ad un albero di noce di Benevento era rischiosa. Secondo alcune credenze contadine, infatti, addormentarsi o riposare sotto un noce porta inevitabilmente a febbre e mal di testa. Ancor peggio la prossimità di un albero di noce ad un ricovero per animali: li fa impazzire.
Il Nocillo, liquore delle streghe
Il popolo sannita, che viaggia da sempre in bilico fra leggenda e magia, di tutte queste storie ne ha fatto arte. E addirittura ne è nato un liquore, il nocillo, che si produce con un complicatissimo rituale: le noci per produrre questo liquore vanno infatti raccolte esclusivamente nella notte di San Giovanni, fra il 23 e il 24 giugno, proprio durante il famoso sabba delle streghe.
Unguento unguento, mandame a la noce de Benivento, supra agua et supra vento et supra at omne maltempo.
Matteuccia da Todi, la prima donna processata per stregoneria nel 1428
Per i pellegrini dei secoli passati, doveva essere una scena a dir poco terrificante quella dei campi di notte illuminati dai falò, con figure e ombre che si muovevano attorno agli alberi di noce. Ad aggiungere ancor più equivoci alla faccenda, la raccolta delle noci era una pratica solitamente femminile. Ne abbiamo parlato qui.
Le credenze sulle streghe di Benevento
Sulle janare del Sannio, in realtà, ci sono migliaia di leggende popolari, diverse fra paese e paese, e diffuse in tutto il Sannio. Si racconta ad esempio che, se qualcuno fa un dispetto a una janara, quest’ultima si presenta di notte davanti alla porta della casa del malfattore.
Dopo essersi cosparsa con un unguento magico, recita la formula: “sott’acqua, sott’o viento e sott’ ‘o noce ‘e Beneviento“: si rimpicciolisce a dismisura ed entra nella serratura della porta. Poi, tornata alle dimensioni normali, comincia a seviziare prima i più giovani, compresi i bambini, e poi passa alle persone più adulte. Le lascia tramortite, ruba la memoria o fa altri dispetti tali da compromettere per sempre la vita di queste persone.
Il problema è che nessuno può sapere chi sia per davvero una strega: di giorno si travestono da normali donne del popolo.
In realtà, però, non ci sono solo storie di malvagità. Le janare sono infatti famose anche per racconti popolari di guarigioni miracolose e sortilegi realizzati a pagamento (che non era necessariamente economico: si poteva saldare il debito anche consegnando alcune cose o portando a termine determinate commissioni per conto della strega).
Una dimostrazione che, anche con alle peggiori condanne pubbliche, dinanzi all’utilità tutto è concesso.
Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Antonio Oliva, Le streghe di Benevento, Caravaggio Editore, Benevento
https://it.wikisource.org/wiki/Della_superstitiosa_noce_di_Benevento/Parte_Prima
https://youtu.be/rmDripfGZdw
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