Scetate di Ferdinando Russo, la serenata che fece arrabbiare Carducci

Ferdinando Russo è uno dei più grandi autori di musica napoletana. La sua Scetate è entrata nel patrimonio musicale di tutti i posteggiatori, diventando una delle serenate più suonate a Napoli.

Nel 1891 Ferdinando Russo dedicò questa canzone a Annie Vivanti, allieva prediletta e compagna di Giosuè Carducci, durante una loro visita a Napoli. La ragazza rimase estasiata dalle parole e dalla melodia di Scetate e questo scatenò la gelosia e la rabbia del poeta maremmano, che salutò in malo modo il nostro Ferdinando Russo e andò via.

Parte della melodia di Scetate (Andantino, quasi allegretto)

La composizione di Scetate

Scetate è stato il primo grande successo di Ferdinando Russo nel genere della musica romantica napoletana, lontano dalle macchiette e delle tematiche popolari a lui care.

I memorabili versi furono musicati dal tarantino Mario Costa nel 1887 e pubblicati dalla Società Musicale Napoletana. Della melodia, dallo sviluppo armonico raffinatissimo, si è detto che si trattasse “di una purezza espressiva di stile belliniano”.

Il successo della canzone fu straordinario, Scetate diventò la serenata per eccellenza. Non c’era innamorato in città che negli anni successivi non avrebbe dedicato alla sua amata affacciata al balcone le splendide parole di Ferdinando Russo.

Si racconta che la canzone diventò così famosa da essere quasi un manifesto della musica napoletana. Durante una visita in città Guglielmo II di Germania, nel 1890, il popolo napoletano volle dedicare all’imperatore la serenata, con un ensemble di cento musicisti e duecento coristi.

Il testo di Scetate

Si duorme o si nun duorme bella mia
Siente pe’ nu mumento chesta voce
Chi te vò’ bene assaje sta ‘mmiez’a via
Pe’ te cantà na canzuncella doce

Ma staje durmenno, nun te si scetata
Sti ffenestelle nun se vonno aprì
È nu ricamo ‘sta mandulinata
Scétate bella mia, nun cchiù durmì
È nu ricamo ‘sta mandulinata
Scétate bella mia, nun cchiù durmì

‘Ncielo se so’ arrucchiate ciento stelle
Tutte pe’ stá a sentí chesta canzone
Aggio ‘ntiso ‘e parlà li ttre cchiù belle
Dicevano: nce tène passione

È passione ca nun passa maje
Passa lu munno, essa nun passarrà
Tu, certo, a chesto nun ce penzarraje
Ma tu nasciste pe’ mm’affatturà
Tu, certo, a chesto nun ce penzarraje
Ma tu nasciste pe’ mm’affatturà

Tantissimi gli artisti e le voci celebri che si sono cimentati nell’interpretazione del brano, tra questi: Beniamino Gigli, Gennaro Pasquariello, Roberto Murolo, Sergio Bruni, Peppino di Capri, Massimo Ranieri e Mirna Doris, interprete della prima versione femminile.  

Scetate e Carducci, l’episodio che scatenò la rabbia del poeta

Durante i primi giorni di luglio del 1891 Giosué Carducci arrivò a Napoli, chiamato dal ministro della Pubblica Istruzione, Paolo Boselli, per supervisionare gli esami di licenza liceale.

Arrivò a Napoli con la sua amata, Annie Vivanti, una promettente poetessa di 25 anni dalla bellezza incantatrice.

Il 4 luglio 1891, presso il ristorante lo Scoglio di Frisio, a Posillipo, fu organizzata una cena con i più influenti esponenti del settore giornalistico napoletano, tra tutti ovviamente, Matilde Serao.

Scritte sull’album del locale queste parole, furono ritrovate queste parole dedicate a Napoli da Giosuè Carducci: “Lieto sempre di ammirare Napoli, così fieramente eroica nel sacrificio e nella morte, come il suo cielo è bello per l’amore e la voluttà. Poesia, filosofia, martirio: gloria italica di Napoli nella storia del mondo, Repubblica Partenopea, Cimarosa.”

Il giornalista Giovanni Artieri racconta che, una delle sere in cui il Carducci e la Vivanti erano ospiti all’Hotel Washington, in via Medina, si presentò sotto al loro balcone un concertino, che si dice fosse stato mandato dal Russo. I musicisti intonarono una serenata, proprio sulle note di Scetate.

Qualche giorno più tardi, insieme ad altri poeti e scrittori, fu organizzata una cena presso il famoso ristorante vomerese Pallino, sede di diverse riunioni intellettuali dell’epoca. Tra gli invitati c’era anche Ferdinando Russo, appena venticinquenne, reduce dallo strepitoso successo di ‘Nparaviso. Ed arriviamo così al fatto…

A fine serata, Ferdinando Russo dedicò alla coppia di poeti proprio i versi della sua poesia Scetate. La Vivanti sembrò molto colpita dalle parole del nostro Ferdinando e a Carducci non sfuggirono gli sguardi d’intesa tra i due giovani poeti.

Quando Ferdinando finì di recitare, i posteggiatori e tutti i commensali intonarono le melodia di Costa sulle parole appena declamate, tra sorrisini e ammiccamenti. La reazione di Annie Vivanti fu commossa, si dilungò in parole di ammirazione e riconoscenza.

Per Carducci, ormai preso da sentimenti di gelosia totalizzante, quella sera il limite fu superato. Decise di partire da Napoli al più presto e di non tornare mai più.

Il poeta della della Terza Italia, che tutti in Italia lodavano, dovette rimanere particolarmente colpito dall’accoglienza che gli fu riservata a Napoli!

Sitografia

https://www.radionapoli.it/encyclopedia/scetate

Bibliografia

Vittorio Paliotti, Storia della canzone napoletana, Newton & Compton Editori, 2004.

Giovanni Alfano, Napule è ‘na canzone, Antologia della canzone napoletana, Salerno, Palladio Editrice, 2001.

Salvatore Palomba e Stefano Fedele, Le Canzoni di Napoli, L’ancora del Mediterraneo, 2009.

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